
Da quando, qui a Città del Messico, è iniziata la campagna “Quédate en casa” (resta a casa in spagnolo), io e mia moglie abbiamo dovuto convertire molto del nostro lavoro: le classi di Italiano per Carmen e i miei workshops di fotografia sono proposti per il momento solo online.
Questo ci ha stravolto un pò gli orari e, di conseguenza, anche le uscite per andare a fare la spesa devono tenere conto delle nostre nuove agende.
Ed è così che mi sono ritrovo, in una caldissima domenica pomeriggio, a dover andare nel barrio di Progreso Nacional per comprare al mercato.
Arrivato là scopro che c’è solo la parte coperta, mentre il tianguis (il classico mercato all’aperto degli aztechi) non c’è. Per via della situazione Covid non hanno dato il permesso di mettere i banchi.
Chi mi legge su questo blog in maniera assidua sa che, da mio punto di vista, è la percezione che influenza in maniera determinante il risultato fotografico.
E magari mi ha anche già sentito dire che anche uno stesso luogo, osservato in un tempo diverso o anche in uno stato mentale differente, determina fotografie che fanno apparire quel luogo un altro luogo.
Ecco, l’assenza del tianguis e la luce intensa di un orario nel quale non sono abituato a trovarmi lì, ha generato in me la sensazione di essere da un’altra parte.
E questo è molto interessante dal punto di vista dell’osservazione e del risultato fotografico.
Nella mia concezione di fotografia, il luogo dove mi trovo in quel momento, diviene l’unica realtà. E in questa realtà confluiscono tutte le sensazioni che vedo e contemplo e che dunque mi possono trasmettere e stimolare una percezione.
Sensazioni costituite da forme, colori, odori, suoni.
Henri Frédéric Amiel ha detto che un paesaggio è uno stato d’animo. Io condivido questo pensiero ed è per questo che considero tutto quello che sta davanti a me come paesaggio.
Quella che vedete in questo articolo è la sequenza di foto che ho realizzato mentre mi trovavo nel paesaggio insolito di quella domenica pomeriggio.
Mostrano diverse persone in strada e mostrano un tipico barrio di Città del Messico. Contemporaneamente mostrano una certa desolazione, ma anche quanto la mia percezione del luogo abbia generato questi scatti.
Se ho deciso di proporre questo articolo è anche per condividere con chi legge la genesi di un lavoro fotografico che parte da una scoperta, o meglio, dalla sorpresa di non trovare quello che mi aspettavo, così che ho dovuto realizzare delle fotografie con quello che mi trovavo davanti in quel momento.
Senza paura di mostrare anche scatti deboli ma, appunto, con la voglia di condividere per una utilità didattica, mostro il mio girovagare nel barrio, già con la testa di fare un giro e tornare a casa, eppure riuscendo a cogliere delle verità e dunque la realtà di un luogo.
E vista in questa ottica la sequenza è una cavalcata che culmina nella foto più importante. Quella che mostra un tipico intento da fotografo di strada. Quella che mostra come l’attenzione compositiva mi regala di colpo una fotografia che emerge e si impone su tutte le altre.
Ovviamente ho visto l’uomo che camminava ma ho atteso che si trovasse esattamente tra i due pali.
Considero lo scatto ben risolto nella sua equazione visuale e dunque buono a livello formale, ma al contempo interessante dal punto di vista paesaggistico e anche contenutistico, per mostrare un’osservazione sociale e antropologica.