
Con questo articolo Reflex-Mania comincia una collaborazione con Alex Coghe, fotografo italiano specializzato in Street Photography.
Alex Coghe, fotogiornalista, street photographer, scrittore; vive a Città del Messico. E’ stato pubblicato o ha collaborato, fra gli altri, con Life Force Magazine, La Stampa, Il Giornale, Cuartoscuro, Foto Zoom, Prisma News, Leica, EL Financiero, Excelsior, Huffington Post, FIOF, Inspired Eye, Best Selected, Focus on the Story, DOC!, Samsung, Fujifilm.
Walter Benjamin, e più tardi Susan Sontag, scrissero nei loro testi di analisi dell’immagine a proposito di un tipo di dualismo esistente in fotografia, tra una qualità estetica e una verità che racconta.
Tale dualismo è sempre stato presente, da che è nata la fotografia.
Senza voler tediare, soprattutto in questo primo articolo della mia rubrica, sulla solita storia dei pittorialisti, sul rapporto controverso con la pittura di cui la fotografia non è mai riuscita a liberarsi, ho pensato che questa potesse rappresentare una buona introduzione ai temi che tratteremo.
Perché, nelle intenzioni, questo nuovo spazio si occuperà soprattutto di analisi dell’immagine con particolare, anche se non esclusiva, attenzione alla Street Photography, che in Italiano possiamo tradurre come Fotografia di Strada, anche se il termine appare in ogni caso meno seducente.
Chi è già introdotto, almeno un poco, a questo tipo di fotografia, avrà immediatamente riconosciuto l’omaggio che il titolo di questa rubrica rende: una pubblicazione a cura della Fraenkel Gallery del 1998, The Man in the Crowd: The Uneasy Streets of Garry Winogrand.
The Man in the Crowd: The Uneasy Streets of Garry Winogrand
E a un certo tipo di Street Photography (i cosiddetti pionieri della Street, e quindi oltre a Winogrand mi piace citare qui Lee Friedlander, ma anche Robert Frank) continuo a guardare come punto di riferimento, senza nostalgia ma con assoluto rispetto, convinto che la loro fotografia abbia ancora moltissimo da dire.
Quella di Robert Frank in particolare, che, con il libro The Americans (sia pur distante temporalmente dal periodo della cristallizzazione della Street Photography avvenuta a New York City negli anni ’60) introdusse un modo di vivere e guardare il mondo che diventerà trademark successivo per tanti street photographers di tutto il mondo.
Il mio UOMO NELLA FOLLA si occuperà soprattutto di analisi dell’immagine, dunque, provando a proporre un approccio diverso dai tanti testi su internet che non sanno andare oltre articoli meramente introduttivi o, ancora peggio, dibattiti triti su “che cos’è la Street Photography”.
Preparati dunque, se seguirai questa mia rubrica, ad allontanarti dalla superficie.
Quando REFLEX-MANIA mi ha invitato a scrivere una serie di articoli per loro, non ho accettato immediatamente.
In parte per i tanti impegni già presi, in parte perché sono già titolare di due spazi in cui comunico le miei idee sulla fotografia: il mio blog ufficiale, in inglese, ospitato sul mio sito web, e fotoreportando, sito nel quale scrivo in Italiano.
Se ho accettato l’impegno è perché credo che questo possa divenire uno spazio in cui, finalmente, un fotografo di strada italiano possa presentare, a coloro che abbiano voglia e tempo, articoli su un tipo di fotografia davvero “vissuta”, e non semplici posts scritti da chi la fotografia la fa dalla sedia.
Dunque, in questo spazio, mi rivolgerò soprattutto a quei fotografi che vogliano leggere qualcosa che li possa far sentire identificati con un certo tipo di approccio.
Diciamocela tutta però: la Street Photography, nonostante oggi stia vivendo il suo periodo di maggiore, relativa, popolarità è ancora ben lontana dall’essere considerata nei salotti buoni dell’arte.
I galleristi e gli editori snobbano questo tipo di fotografia, a meno che, ovviamente non ti chiami Joel Meyerowitz o Daido Moriyama, Stephen Shore o William Egglestone.
Mentre i fotografi che fanno altro, e che di solito hanno un approccio più accademico e ortodosso alla fotografia, definiscono la Street Photography “noiosa”. E devo dirvi che non hanno neanche tutti i torti, a giudicare dalla maggior parte della fotografia che vediamo oggi proposta. Ma di questo avremmo tempo per parlarne ancora.
Ora mi presento con una foto che ho scattato a Città del Messico.
Ironicamente una ragazza nella folla…
Tutto è andato esattamente come avrei voluto quando ho deciso di scattare.
Ma qual’è stata la cosa che mi ha fatto decidere di fare questa foto?
Beh, come fotografo di strada ho sempre bene in mente che è molto importante presentare l’esperienza personale che vivo quando lavoro, e dunque per me il contatto visivo col soggetto, come in questo caso, rappresenta qualcosa di magico.
Inoltre, in questa foto in particolare, c’era un altro elemento che aveva catturato la mia attenzione: l’ambientazione.
Si tratta infatti di un incrocio, e la gente attraversa proprio in quel punto perché vi si trova una delle fermate del Metrobus, un tipo di bus ad alta velocità che copre lunghe distanze in breve tempo a Città del Messico.
E quindi c’era un altro elemento che tipicamente amo includere dentro le mie composizioni: l’energia, fornita da quella “confusione”, dalla gente, immersa nella sua attività quotidiana.
Un caos in cui, attraverso uno scatto, riesco comunque per un momento a trovare l’ordine, l’ armonia, il senso del ritmo che sono così fondamentali in molta fotografia di strada che ho studiato e che ho imparato ad amare.
Per me questa è l’essenza stessa della fotografia di strada: un momento apparentemente casuale riprodotto dal medium fotografico, un momento in cui niente è preventivato fino all’istante prima.
Per questo mi piace chiamarla “fotografia d’incontro“, cioè fotografia in cui gli elementi convergono idealmente e musicalmente, ma senza che ovviamente io abbia potuto disporli. Tutto è molto istintivo e realizzato in attimi.
La ragazza in mezzo a questo disordine urbano è chiaramente la protagonista: IL soggetto. E’ lei che ha catturato la mia attenzione e che ho deciso mettere “al centro” della storia.
Alzo la fotocamera e porto il mirino all’occhio puntando la ragazza, e aspetto esattamente quel momento in cui è chiaro che lei è il mio interesse. Non nascondo assolutamente quello che faccio, attirando la sua attenzione nel momento giusto, quel momento in cui lei mi regala un’espressione meravigliosa, intensa e dunque, interessante.
Aiuta molto anche il fatto che lei sia vestita in abiti chiari che stagliano sullo sfondo grigio/scuro. Prima ancora di trovare il mio soggetto e scattare contavo molto su quello sfondo, denso di persone, anche se é ovvio che sapevo di non poter controllare fino in fondo nulla.
Infatti, ricordalo se vuoi fare Street Photography, pur facendo il lavoro che ogni fotografo dovrebbe fare prima di scattare, ovvero osservare lo sfondo, qualche elemento marginale imprevisto nel momento di scatto ci sarà sempre, quando sei in strada.
Perché la strada è completamente diversa dallo studio, dove ogni cosa può essere controllata e sistemata e rimossa.
E così, soprattutto quando ci troviamo in una situazione di ripresa mentre camminiamo, dovremmo dimenticare l’idea di fare molti scatti dello stesso soggetto, perché tanto non funzionerà!
In particolare se il tuo obiettivo è avere una buona immagine, mostrare tensione e dinamismo, quella cosa che io chiamo energia.
La Street Photography non riguarda il fatto di avere qualcosa di aggiustato ed eccessivamente elaborato. Il dualismo di cui abbiamo parlato all’inizio è dunque nettamente sbilanciato da un lato.
Non si tratta di ottenere uno scatto perfetto: è molto più importante essere in grado di catturare un momento che comunica qualcosa.
E per farlo, si vive in un equilibrio snervante tra l’attesa e la velocità di esecuzione.
Riguarda la foto della ragazza: avessi scattato un istante prima o quello dopo, non avrei avuto questa foto, probabilmente non avrei avuto una foto.
E questo è il brivido e il fascino infinito della fotografia di strada, quella che non smette di appassionarmi e che continua a farmi andare in strada, ad immergermi, tra la folla.