
Nella storia della fotografia, la figura di Dorothea Lange è indissolubilmente legata al famoso scatto della Madre Migrante (Migrant Mother), ancora oggi considerata una delle fotografie più famose del Novecento. Eppure, il lavoro della Lange, fu molto più di quel singolo scatto, diventato iconico, e dei molti altri realizzati per la Farm Security Administration.
Per due anni, la fotografa statunitense Sam Contis, ha visionato l’archivio di Dorothea Lange del Museo di Oakland e ha realizzato Day Sleeper, una pubblicazione uscita pochi mesi fa per la Casa Editrice Mack. Le immagini contenute in questa raccolta sono molto diverse da quelle che siamo soliti associare a Dorothea Lange.
Day Sleeper include, infatti, ritratti inediti del suo studio, della sua famiglia e foto realizzate per le strade di San Francisco. Prima di parlare di questa nuova opera, è necessario qualche approfondimento sulla fotografia di Dorothea Lange.

Ritratto di Dorothera Lange
Chi era Dorothea Lange
Dorothea Lange, all’anagrafe Dorothea Margaretha Nutzhorn, nacque a Hoboken, nel New Jersey, il 25 maggio 1895, da una famiglia di immigrati tedeschi. Ancora bambina, dovette fare i conti con l’abbandono del padre che, nel 1907, lasciò la famiglia e con la poliomelite, che la rese zoppa per tutta la vita. Nonostante le difficoltà, Dorothea terminò gli studi superiori e continuò la sua formazione per diventare insegnate. Poco più che ventenne, decise di abbandonare la strada dell’insegnamento e occuparsi di fotografia. Partì alla volta di New York, dove iniziò la sua formazione presso lo studio di Clarence H. White. I suoi primi soggetti furono amici e conoscenti, e la sua camera oscura non era che un pollaio, arrangiato nel giardino dietro casa.
Nel 1918, mossa dall’istinto e da un pizzico di incoscienza, lasciò New York per iniziare un viaggio in giro per il mondo, poi interrotto bruscamente a San Francisco, quando venne derubata di tutto ciò che possedeva. Tuttavia, neanche questa traumatica esperienza bastò a spegnere la sua passione.
Rimasta a San Francisco, si iscrisse al Camera Club e si fece conoscere come ritrattista. In pochi anni, aprì il suo studio e divenne la fotografa preferita di un circolo di famiglie benestanti, allora protagoniste della vita culturale della città.
Sposò il pittore Maynard Dixon – dal quale ebbe due figli – e con lui continuò a viaggiare e lavorare.
Nel 1929, la Borsa di New York subì un improvviso crollo, dando inizio a quella che viene oggi chiamata la Grande Depressione. Decisa a documentare le sofferenze della gente comune, la Lange abbandonò lo studio e iniziò a fotografare in strada.
Nel 1934, Dorothea Lange conobbe Paul Taylor, un professore di economia dell’Università di Berkeley, con il quale iniziò a documentare le prime migrazioni dall’Oklahoma verso la California: lui intervistava la gente, lei la fotografava. Nello stesso anno, Dorothea Lange divorziò dal marito e nel 1935 sposò Paul Taylor.
Nel 1935, il Governo Federale offrì alla Lange un contratto nella Farm Security Administration (FSA), un ente di previdenza sociale che si proponeva di aiutare i coltivatori disoccupati. I fotografi della Farm Security Administration, diretti da Roy Striker, hanno documentato per anni gli effetti della Grande Depressione su milioni di americani, ridotti all’indigenza.
Negli anni in cui lavorò per la FSA, la Lange realizzò alcuni tra i suoi scatti più famosi tra cui White Angel Breadline, che raffigura un uomo in fila per la propria razione di pane. Questo scatto fu il risultato del suo primo giorno di lavoro negli anni della Depressione, il suo primo scatto sul campo.
In questi anni, la fotografia di Dorothea Lange iniziò a cambiare direzione: dal ritratto, la sua ricerca vira al documentario, focalizzandosi su ciò che vedeva appena oltre la sua finestra.

Dorothea Lange: White Angel Breadline (1933)
La Madre Migrante
Sebbene siano diversi gli scatti di Dorothea Lange che sono entrati, a pieno titolo, nella storia, il più famoso resta la Madre Migrante. Realizzato anch’esso in piena Depressione, nel 1936, questo scatto ebbe particolare impatto sull’opinione pubblica, al punto di diventare iconico e rappresentativo del periodo storico.
Ricordando il giorno in cui realizzò questa fotografia, la Lange disse:
«Vidi quella madre denutrita e disperata e mi avvicinai a lei. […] mi raccontò che lei e la sua famiglia vivevano di erbe raccolte nei dintorni e degli uccelli che i ragazzi riuscivano a catturare. Aveva appena venduto i pneumatici della sua auto per comprare del cibo. Se ne stava lì seduta nella tenda, abbracciata ai suoi figli. Sembrava rendersi conto che le mie foto avrebbero potuto esserle d’aiuto, forse per questo mi lasciò lavorare.»

Madre Migrante (1936) fotografata da Dorothea Lange durante la Grande Depressione
In quel periodo, la fotografia della Lange mirava soprattutto a mostrare la mancanza di mezzi di sostentamento per i contadini disoccupati e quella donna le fornì l’occasione di rendere il suo messaggio terribilmente chiaro.
Alcuni anni dopo, abbandonata la FSA, fondò insieme al collega Ansel Adams la rivista fotografica Aperture, e collaborò con Life e Fortune.
Tra il 1938 e il 1939 viaggiò per l’Europa e l’Asia col marito Paul Taylor.
Morì di cancro l’11 ottobre 1965.
Day Sleeper: una Lange sconosciuta
Day Sleeper nasce con l’intento di far conoscere a lettori e appassionati di fotografia, una Dorothea Lange sconosciuta.
La storia racconta il grande impegno della fotografa statunitense nel rappresentare il disagio sociale ed economico della Grande Depressione, eppure, il suo occhio attento e sensibile, non ha immortalato solo le brutture di quegli anni.
Da qui parte la ricerca della fotografa Sam Contis, che ha individuato un filo comune, negli oltre 25 mila scatti presenti all’interno dell’archivio Lange.
L’opera di Sam Contis rivela, infatti, un’artista del tutto diversa da quella che conosciamo e comprende scatti inediti della sua famiglia e fotografie realizzate per le strade di San Francisco. Il titolo dell’opera è ispirato alle numerose foto di persone che dormono, presenti dell’archivio della Lange, nonché allo scatto raffigurante il cartello “Day Sleeper”, apposto per gli operai di un cantiere che, proprio lì, trascorrevano la pausa tra un turno di lavoro e l’altro.

Dorothea Lange: foto del cartello Day Sleeper
Le immagini scelte dalla Contis sembrano quasi appartenere a qualcun altro. È presente il tipico sguardo di Dorothea Lange, la sua attenzione alla gente, ma la scelta dei soggetti e la particolarità dei tagli è difficile da conciliare con il resto della sua produzione.
La grazia e la delicatezza di molte delle fotografie contenute in quest’opera, spingono a riconsiderare la figura di Dorothea Lange, associata finora quasi solo alla Grande Depressione. Come affermato dalla stessa Contis, per tutta la vita, Dorothea Lange ha visto le sue esplorazioni artistiche venire offuscate delle sue immagini sociali.
Una delle foto più rappresentative di questa raccolta è forse quella che ritrae il figlio, durante un sonnellino, con un panno a coprire gli occhi.

The Dorothea Lange Collection, Oakland Museum of California.
Nel fotografare persone con gli occhi chiusi, la Lange decide di escluderci dal loro mondo interiore, ma è allo stesso modo il momento in cui è possibile guardare più liberamente qualcuno. Partire dal suo personale luogo interiore è la chiave per ripensare interamente la fotografia di Dorothea Lange.

Day Sleeper: alcune foto di Dorothea Lange
Nella sua ricerca, Sam Contis ignora la cronologia delle immagini e omette le didascalie, per estrapolarle dal loro contesto originale e sottolineare solo gli “echi visivi” delle foto. Molte delle immagini selezionate sono mani, busti o donne colte nell’immobilità di un momento di pausa. Questi scatti non possono che porsi in netto contrasto con l’ansia e la mobilità generata dalla Grande Depressione.

Day Sleeper. Foto di mani ritratte da Dorothea Lange
Con l’esperienza maturata quando lavorava come ritrattista in studio, Dorothea Lange ha saputo trasmettere i sogni e le aspirazioni dei suoi soggetti, siano essi i contadini indigenti della Depressione o i dormienti di questa raccolta. Dorothea Lange visse la sua professione come un vero e proprio apostolato, mettendo lo strumento fotografico a servizio della redenzione sociale. Forse per questo, nei suoi biglietti da visita, face scrivere, sotto al proprio nome, la dicitura “fotografa della gente”.
Silvia Gerbino