
Eccoci al terzo appuntamento con gli esercizi fotografici di primavera.
Nelle scorse settimane hai avuto modo di prendere confidenza con il tuo “io fotografico” e con il tuo modo di intendere la fotografia attraverso l’autoritratto, e hai potuto confrontarti con il principio della “composizione fotografica”attraverso l’applicazione della regola dei terzi
Bene, ora è giunto il momento di affrontare un tema fondamentale: la fotografia come rappresentazione della realtà.
No, non preoccuparti, non voglio obbligarti a qualche oscura elucubrazione filosofica. Non è questa la sede.
Piuttosto, mi interessa metterti di fronte a una realtà che spesso non è ovvia:
La fotografia è un artefatto, e – esattamente come la pittura – permette all’autore di trasmettere al pubblico un’immagine che vuole comunicare qualcosa: un’emozione, un messaggio o una informazione.
Il fatto che un’immagine sia “aderente” alla realtà passa dunque in secondo piano.
E come la tavolozza e i colori di un pittore, così la realtà che fotografi (la miscela di luce e ombra che impressiona il sensore della tua macchina fotografica) è solo un materiale, il mezzo che ti permette di comporre il tuo artefatto e di comunicare il tuo messaggio al tuo pubblico.
Se ci pensi, questo vale per qualunque tipo di fotografia, dalla foto d’artista concettuale a quella di reportage, dalla foto di matrimonio alla foto di viaggio.
Sei tu (fotografo) che decidi quale messaggio vorresti far percepire al tuo pubblico, e cerchi di comporre la tua fotografia di conseguenza.
Questo è il motivo per cui, per esempio, un turista in vacanza a Cuba tipicamente evita di mettere in primo piano un cumulo di spazzatura abbandonata a l’Avana, mentre invece quello stesso cumulo potrebbe rappresentare un soggetto chiave per un fotografo di reportage.
Lo stesso scorcio, due angoli di ripresa diversi, e due rappresentazioni della realtà agli antipodi.
Prendere consapevolezza del potere (e dei limiti) della fotografia in questo senso è fondamentale. Solo così non ti capiterà più di pensare “la fotografia non rende” o “dal vivo era tutta un’altra cosa”.
Ma veniamo all’esercizio di oggi.
Volevo trovare un modo efficace di metterti di fronte alla fotografia come mezzo di comunicazione e di distorsione della realtà.
E ho concluso che fotografare in Bianco e Nero può essere un ottimo modo per “importi” amichevolmente il distacco dall’idea di foto come rappresentazione fedele della realtà.
Perché quando fotografi in bianco e nero infatti, elimini dalla tua immagine, e in un colpo solo, uno dei veicoli più potenti di emotività attraverso la vista: il colore.
Senza colore, i canoni simbolici che ti permettono di “trasmettere” il messaggio attraverso l’immagine sono completamente stravolti: tutto passa attraverso il contrasto e la luminosità. E questo ti obbliga a ripensare il modo attraverso il quale vuoi fare breccia nel cuore e nella testa del tuo pubblico.
Dunque, per l’esercizio di oggi, fotografa quello che vuoi! Basta solo che la foto sia monocromatica, cioè in bianco e nero. Ovviamente nulla vieta di continuare ad applicare le regole degli esercizi precedenti integrandole con il bianco e nero: un autoritratto, secondo la regola dei terzi, in bianco e nero. Non sarebbe male, no?
Se non hai dimestichezza con la fotografia in bianco e nero, prima di lanciarti ti consiglio di leggere questo tutorial completo sull’argomento: Fare foto in bianco e nero
Ma sbizzarrisciti, esplora le possibilità e i limiti che ti offre la monocromia. Come sempre ti aspettiamo lunedì su facebook per i risultati e i commenti.
A venerdì prossimo!
P.S Ti sei perso gli scorsi esercizi? Li trovi qui:
1- AUTORITRATTO
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