
Attraverso 7 esercizi e 7 settimane di commenti tuoi, dei tuoi colleghi, e della nostra redazione, abbiamo affrontato le più disparate situazioni fotografiche. L’obiettivo ultimo di tutto ciò è stato quello di farti prendere dimestichezza con molte delle situazioni di scatto più comuni.
Nel percorso fatto insieme abbiamo incontrato – tra gli altri – lo sfocato, la sovra- e la sotto-esposizione, la monocromia e la tridimensionalità.
C’è però (almeno) un argomento, tra i capisaldi della tecnica fotografica, che non abbiamo trattato nemmeno tangenzialmente: il mosso.
Il mosso (e il micromosso) sono – insieme allo sfocato – le ragioni principali di perdita di nitidezza dell’immagine fotografica.
Come lo sfocato, anche il mosso viene considerato di norma un elemento di disturbo: la perdita di nitidezza dell’immagine rende la fotografia più confusa e meno leggibile, facendole perdere incisività rispetto allo sguardo dello spettatore.
Queste stesse caratteristiche però (come per lo sfocato) fanno sì che – quando usato volontariamente e consapevolmente – il mosso possa essere utilizzato a nostro vantaggio:
- per guidare l’occhio dello spettatore sul soggetto principale
- per conferire dinamicità alla fotografia
- per fornire una chiave interpretativa a chi osserverà il nostro scatto.
Il panning non è altro che questo: uno strumento che ti permette di comunicare allo stesso tempo qual è il soggetto principale della tua fotografia e il senso del tempo e del movimento nella fotografia stessa.
Immagina per un attimo di essere all’autodromo. Tu sei appostato con la tua macchina fotografica proprio sulla linea del traguardo. Di fronte a te, dall’altro lato della pista, c’è il cosiddetto “muretto”, dal quale la squadra comunica con il pilota esponendo grandi cartelli ogni volta che quello passa sul traguardo.
Siamo all’ultimo giro, il leader della corsa sfreccia sulla linea del traguardo e vince! Tu vedi di fronte a te tre elementi principali:
- lo sbandieratore che sventola la bandiera a scacchi
- il vincitore con il suo mezzo, che valica la linea dell’arrivo
- la squadra, che si sporge dal muretto esultante per plaudire il suo pilota
Tu inquadri tutti e tre i soggetti nella tua fotografia. Lo sbandieratore ti fornisce il contesto, ti fa capire che la gara è finita e che probabilmente il soggetto fotografato è il vincitore. Il pilota che sfreccia ti dice chiaramente chi è che ha vinto. La squadra che esulta comunica l’euforia del momento, l’emotività che avvolge la scena.
Fino qui tutto chiaro, ma quale tipo di fotografia faresti?
OPZIONE I – Scatti a 1/16000 di secondo (luce permettendo) per congelare tutta la scena? Certo, tutti i dettagli sarebbero a posto. Se sei abbastanza bravo a cogliere l’attimo giusto, potresti anche ottenere una composizione ordinata in cui i diversi elementi di interesse non interferiscono fra loro.
Ma potrebbe essere estremamente difficile comunicare il senso di velocità che caratterizza la scena. Dovresti concentrarti sullo sbandieratore. Se riesci a cogliere la bandiera nel momento giusto, allora sarà questo dettaglio a fornire la dinamica, e potrebbe uscirne una foto eccezionale. Guarda questo scatto, il contesto ovviamente non c’entra assolutamente nulla, ma rende l’idea.
OPZIONE II – Scatti con tempi più lunghi, ti concentri sull’espressione dei compagni di squadra al muretto. L’identità del pilota, completamente mosso, si può solo intuire dalle macchie di colore della livrea e dall’identità dei suoi compagni. Anche lo sbandieratore e la sua bandiera sono mossi, ma meno, si leggono abbastanza distintamente e contestualizzano la gioia dipinta sui volti dei soggetti primari. Una foto emotiva, che concentra l’attenzione sull’atmosfera che si respira in quel momento.
OPZIONE III – Tempi sempre relativamente lunghi. Inquadri il soggetto (il mezzo che arriva a gran velocità), lo segui con l’obiettivo (con lo sguardo), e scatti utilizzando il panning. Il soggetto (se hai eseguito bene la tecnica) è fermo nella tua foto, ma tutto il resto intorno si muove. Qui il trucco è che – come per il bokeh – tu vuoi che sia evidente l’effetto mosso, ma al tempo stesso vuoi che si intuisca la presenza della linea del traguardo, dello sbandieratore, e della squadra esultante. Quindi devi trovare il giusto compromesso. Questo scatto trasmetterà il senso più puro e diretto di dinamicità, focalizzando il messaggio sulla velocità dell’auto che valica il traguardo.
Esiste uno scatto oggettivamente “migliore” tra questi tre? Ovviamente no. Dipende. Dipende essenzialmente da cosa interessa dire a te, rispetto alla situazione che stai riprendendo. E dipende dal motivo per cui stai scattando quella fotografia.
Ma l’ideale sarebbe potere (e sapere) scegliere quale di quelle tre (o altre mille) fotografie scattare in quella situazione, essendo padrone del mezzo che stai utilizzando.
Il primo ad utilizzare in modo estensivo il panning (e il mosso volontario in genere) è stato forse Ernst Haas. Come scrive il nostro amico Marco Scataglini nel libro “Il fotografo non si annoia mai“, la spinta che ha portato Haas ad approfondire l’uso del mosso è stata (almeno all’inizio) principalmente tecnica.
Haas voleva sperimentare con il colore, ma ai tempi (parliamo degli anni ‘50) le pellicole a colori avevano una sensibilità molto ridotta: 25 ISO!
Questo significava tempi di scatto lunghi, nella maggior parte delle condizioni di luce. Haas è riuscito a trasformare un limite tecnico in una risorsa straordinaria, lasciando il segno nella storia della fotografia.
Oggi questo limite non esiste sostanzialmente più. Il range di sensibilità dei sensori digitali moderni, la luminosità delle ottiche e la velocità degli otturatori sono tali che ci è permesso freezare in pratica qualunque situazione.
Dunque la scelta è solo (o quasi solo) espressiva.
Sai decidere perché, quando e come utilizzare un mosso?
Scopriamolo insieme… l’esercizio per questo fine settimana è utilizzare il PANNING (o una sua variante), per fotografare qualunque soggetto ti passi per la testa.
Come abbiamo detto la scorsa settimana, tutti i principi che abbiamo incontrato fino ad ora li puoi applicare anche a fotografie dinamiche. Certo, è un po’ più difficile, perché il tempo della pianificazione si comprime, ma ti puoi togliere grandi soddisfazioni!
E noi non vediamo l’ora… 🙂
Quindi pronti, via!
Se vuoi qualche spunto e consiglio tecnico in più sul panning, li trovi a questo articolo sul nostro blog.
Come sempre ti aspettiamo lunedì su facebook per i risultati e i commenti.
A venerdì prossimo per il grande appuntamento finale!
Ciao!