
Ora che si sta andando verso la primavera, sempre più persone si dedicheranno alla piacevole attività del camminare. Una passeggiata è forse la cosa più semplice e salutare che un essere umano possa fare. Non costa nulla e regala salute e benessere.
Se poi l’individuo in questione è un fotografo/a, allora si troverà nella condizione migliore per realizzare immagini sicuramente efficaci, o almeno significative per lui o per lei. Diciamo che camminare e fotografare non sono solo due attività affini: sono anche una sorta di meditazione.
Meditare camminando è un’attività estremamente proficua, perché il cammino presenta in sé stesso un valore meditativo molto forte e perché unire attività fisica e attività mentale ci porta grandi giovamenti ottimizzando lo sforzo. Tutti noi abbiamo fatto esperienza dell’utilità di fare due passi quando abbiamo delle idee confuse su qualsiasi argomento. Per riflettere “andiamo a fare una passeggiata” e il più delle volte la tecnica funziona. Io stesso ho avuto le idee migliori durante una passeggiata o un giro in bicicletta e scommetto che anche a te sarà capitato diverse volte di fare questa esperienza.
Tuttavia riflettere è diverso dal meditare: nel primo caso cerco di mettere ordine nei miei pensieri, ragionando su quel che dovrei fare, e tentando di trovare un filo rosso che mi guidi, nel secondo caso debbo fare tutto l’opposto: svuotare la mente dai pensieri, concentrarmi solo su ciò che sto facendo in un preciso momento e affidarmi interamente al presente.
In entrambi i casi posso arrivare a trovare una soluzione ai miei problemi, ma i percorsi sono nettamente diversi, così come l’efficacia dei risultati. Infatti, se identificare una buona idea, o una buona soluzione grazie a lunghi ragionamenti è certamente auspicabile e spesso utile, le condizioni personali, mentali e spirituali in cui ci troviamo al termine non differiscono molto da quando abbiamo varcato la porta di casa per la nostra passeggiata. Invece con la meditazione possiamo davvero attuare un profondo cambiamento di noi stessi, scoprire che non esistono soluzioni buone o cattive, ma solo scelte da compiere, e ritrovarci più sereni e in grado di seguire sino in fondo il nostro destino. Per questo, può capitare che la motivazione che ci spinge a fare una passeggiata sia la stessa (ad esempio, un problema mi assilla e vorrei risolverlo), ma di certo le procedure e le conseguenze dello scegliere tra il “fare due passi per riflettere” oppure meditare camminando differiranno.
Questo in generale, ma come fotografi abbiamo un elemento in più da inserire nell’equazione. Infatti entrambe le citate attività le mettiamo all’opera – magari inconsciamente – quando stiamo lavorando a un nostro progetto che preveda il ricorso a una passeggiata in un luogo (pensa a tanta foto di “street” ma anche alla fotografia di paesaggio o naturalistica). Dunque ragioniamo su come raccontare una determinata storia o esprimere fotograficamente certe emozioni e poi usciamo per mettere in pratica quanto pensato. Buttiamo giù una scheda del nostro progetto, scegliamo magari un titolo accattivante, scriviamo un “artist statement”. Spesso i fotografi restano poi abbarbicati a queste idee avute “a freddo”. Camminano e stanno lì a pensare a come metterle in pratica, cercando avidamente intorno a loro qualche soggetto “che funzioni” e “sia utile”.
Nei miei corsi raccomando sempre agli allievi di avere delle idee, di averne cura, di approfondirle. In campo fotografico avere delle idee è fondamentale. Tuttavia occorre anche fare in modo che le idee non diventino gabbie, che non ci rendano “schiavi” e ci isolino dal contesto circostante.
Dunque dopo, quando siamo fuori, “sul campo”, dobbiamo far sì che le idee ci spingano metterci in moto, ma poi i passi debbono condurci sui sentieri dell’intuizione. Per questo dico che alla fine fotografare in questo modo è come meditare. Devi essere vigile, ma senza che questo ti impedisca di lasciar fruire l’esperienza che stai compiendo. Personalmente a volte ci riesco, spesso no. Ma negli anni ho messo a punto delle accortezze che in molte occasioni mi hanno aiutato.
Per questo ti consiglio di fare meditazione camminata ogni volta che ne hai l’opportunità: ne trarrai grande giovamento. Si tratta di non uscire per fare delle foto, ma appunto per passeggiare e basta. Questa è l’intenzione, anche se poi le foto le farai!
Osserverai subito che la faccenda è tutt’altro che facile. Io sono talmente abituato ad immergermi nei miei pensieri mentre cammino, che a volte mi perdo e potrei incrociare uno Yeti senza nemmeno vederlo. Ci sono alte probabilità che lo stesso capiti anche a te. In tal caso lo sforzo da compiere sarà gravoso, ma col tempo diventerà più facile e immediato. Ecco di seguito alcuni consigli per iniziare.
- Quando esci per “meditare” (uso questo termine in senso ampio, se non ti piace puoi anche chiamare questa attività “rilassamento”) decidi che sarà questo lo scopo della passeggiata. Sembra ovvio, ma non lo è. Anche nel linguaggio comune si dice “vado a fare una passeggiata e ci medito su”, ma quel medito è solo un sinonimo di “pensare”. Dunque decidi, quando hai un po’ di tempo, di uscire per fare due passi di pura e semplice meditazione, che serva a schiarire la mente proprio come quando prendi un bicchiere di acqua melmosa e lo lasci decantare. Dopo un po’, l’acqua diventerà limpida. Non fotografare a meno di non ricevere un impulso irrefrenabile dalla situazione in cui ti trovi;
- non avere aspettative. Non devi meditare per trovare soluzioni, tantomeno per trovare soggetti interessanti. Al massimo ti predisponi a far piazza pulita di ogni pensiero e a fare in modo che la mente, placata e vuota, possa in autonomia tornare a essere efficiente, fornendoti idee efficaci: ma non è detto;
- prima di uscire prova a deconcentrarti, a dimenticare quello a cui stai pensando con eccessiva dedizione. Applica una sorta di “pre-meditazione”;
- prova anche a concentrare al massimo la tua attenzione sui preparativi per la passeggiata: sul modo in cui ti allacci le scarpe da ginnastica, ad esempio. Dividi il gesto automatico in piccole componenti: allarghi i lacci per fare entrare il piede nella scarpa, poi inizi a stringere, cercando di calibrare lo sforzo in modo che le scarpe non stringano troppo ma nemmeno siano troppo lasche, col rischio di portare alla comparsa di vesciche. Fai la stessa cosa per ogni tuo gesto (scelta del vestiario, dei calzini, della borsa dove riporre la fotocamera e così via). Rallenta, compi ogni gesto con esagerata lentezza: spesso aiuta. Ti dico, questo è assai utile in generale anche nell’attività fotografica. Quante volte sistemi l’attrezzatura nella borsa in modo distratto, per poi accorgerti che hai dimenticato la batteria o la scheda di memoria? Non barare: a me è successo diverse volte! Invece prepara la borsa con esagerata lentezza, “assapora” ogni gesto pensando a quel che poi potrai realizzare grazie a quegli oggetti;
- varca l’uscio di casa come se stessi passando un portale spazio/tempo, una sorta di Stargate: senti la temperatura dell’aria, il suo odore, ascolta i suoni (e i rumori) che ti circondano. Inizia sin da subito a prestare attenzione al tuo corpo che cammina. Sentilo: l’anca che ruota, la gamba che si flette, il peso del corpo che si sposta, fai caso anche a dolori e doloretti che potresti sentire, ecc. La vita è un fatto di attenzione e dunque più riesci a concentrarti, più funzionerà e non serve nemmeno che ti dica quanto questa attenzione sia utile e preziosa anche in campo fotografico;
- ora la cosa più importante: il respiro. La camminata è efficace se il respiro non è mai affannoso, ma spontaneo, libero e ordinato. Dunque occorre respirare senza forzature, evitando che il ritmo dei passi porti a sue alterazioni. Inspira con il naso facendo in modo di partire dalla parte bassa dei polmoni (respiro “di pancia”) e man mano salendo, poi espira – sempre con lentezza – attraverso la bocca, effettuando lo svuotamento in senso inverso. Quando respiriamo utilizziamo in genere una piccola parte dei polmoni; respirare di pancia significa invece iniziare a riempire i polmoni partendo dalla base, e poi salire man mano. Non è qualcosa che in genere viene naturale e lo facciamo solo quando siamo in affanno e abbiamo bisogno di maggiori quantità di ossigeno. Se cammini lentamente, potrai impiegare diversi secondi a riempire d’aria i polmoni, e diversi secondi a svuotarli. Concentra la tua attenzione su questo ritmo inspira/espira, come se fosse l’unica cosa importante. Io ci provo costantemente e spesso fallisco, ma mi rendo conto di quanto l’attenzione al respiro aiuti a ossigenare il cervello e ad avere dunque la mente più pronta e creativa;
- quando avrai fatto pratica, vedi se riesci, pur senza perdere l’attenzione sul respiro, a essere consapevole dei tuoi passi: tieni i piedi nella corretta posizione? Fai in modo che il passo sia regolare e armonico? Io ad esempio tendo a camminare con i piedi larghi (“come una papera” diceva mia madre) e dunque cerco (quando ci riesco) di obbligarmi a tenerli in posizione corretta. Forse non ci si riesce sempre, ma anche questo è un supporto prezioso, almeno per la salute!
- L’attenzione al respiro e poi al cammino in quanto tale, non dovrebbe arrivare a estraniarti del tutto dal mondo circostante, che devi osservare senza giudizi o riflessioni particolari. Per questo, soprattutto all’inizio, è meglio scegliere un tragitto molto noto, magari in un’area verde, che puoi seguire quasi senza pensarci, perché lo conosci bene. Questo per un fotografo è il passaggio successivo: essere concentrato sul respiro, sul corpo che si muove, avere la mente libera, contrariamente a quanto si pensi, aiuta a essere più concentrati e pronti, dunque a “vedere” di più e perciò – alla fine – a scattare meno foto ma molto più riuscite;
- in genere, le prime volte, riuscirai a mantenere l’attenzione concentrata sul respiro e sul cammino per breve tempo, prima che pensieri invasivi e preoccupazioni operino un colpo di mano e prendano il potere. Ma se ci metterai pazienza e impegno, col tempo avrai la possibilità di “meditare” molto a lungo, prima di ricadere nei soliti errori.
Ricorda sempre che il nostro scopo è di migliorare la nostra vita e diventare fotografi migliori, non dei monaci zen!
E quando cammini in questo modo, rifletti su quanto l’intera Umanità sarebbe migliore se i “potenti” ogni tanto si facessero una bella passeggiata tra gli alberi respirando lentamente e liberando la mente da inutili pensieri di guerra. Come scriveva Bruce Chatwin, infatti, “camminare non è semplicemente terapeutico per l’individuo ma è un’attività poetica che può guarire il mondo dei suoi mali“.