Fotografi maledetti, maledetti fotografi…

La condivisione globale ha sicuramente alzato l’asticella perchè ci ha dato modo di vedere come siano, in realtà, veramente tante le persone capaci e in grado  di produrre fotografie degne di  questo nome.

Qualcuno (più di qualcuno, in realtà) si è fatto prendere la mano e ormai non si accontenta più di definirsi fotografo ma si auto-celebra artista. Dico auto-celebra perchè su FB è sufficiente premere un pulsante per diventare chi vuoi! Non c’è bisogno di niente altro e, soprattutto, non c’è nessun contraddittorio…

Se è vero che chiunque faccia fotografie si può – a ragione – definire fotografo, è anche vero che non tutti i fotografi sono dei buoni fotografi e non sto parlando di  professionismo o meno perchè se fosse sufficiente aprire una partita IVA lo avrei fatto anni fa…

Sto parlando di fotografi in grado di realizzare fotografie perlomeno interessanti.

Autoritratto allo specchio

Per farti un autoritratto allo specchio con stile “cubista” ci vogliono veramente due minuti. Ma vuoi mettere la sofferenza e il travaglio che ci dedica un artista?! La sua foto vale almeno tre volte più della tua!

Già questo passo è veramente complesso: produrre delle immagini in grado di interessare o, addirittura, catturare l’attenzione di tante persone non è una cosa da tutti; raccontare qualcosa con un’immagine statica è difficile; essere riconosciuti attraverso una propria fotografia significa sapersi esprimere completamente con questo mezzo.

Eppure qualcuno prova a saltare tutto questo per definirsi in un colpo solo artista!

E l’artista in questione deve, per forza di cose, rappresentare tutti i luoghi comuni degli artisti.

E quale luogo comune non è il più comune in assoluto se non il fatto che un artista debba essere maledetto?

Già è difficile mettere insieme 3-5 fotografie per esprimere qualcosa ma lui è in grado di farla con UNA soltanto! Magari postata senza neppure un commento, una didascalia, così… come calare l’asso di briscola!

Sabbia e catene

Che cosa rappresenta esattamente una foto del genere sbattuta sulla pagina di un social? Senza un contesto, una descrizione o qualche altra immagine di accompagnamento? Che commenti ti aspetti di ricevere?

L’artista non ha bisogno di nient’altro se non della sua arte!

Tu non capisci… non puoi capire neppure se le cose ti vengono spiegate, anzi: l’arte mica va spiegata! o la capisci o non la capisci.

Leggo un articolo lungo quasi un kilometro con una ‘profonda’ riflessione riguardo la fotografia e il Covid-19. L’autrice dell’articolo si spertica in una filippica infinita per fare capire a te – lettore ingenuo – che la fotografia, come tutto il resto, non sarà più la stessa. Che LORO (non tu) hanno già capito in anticipo questa cosa! Che LORO (non tu) si sono già attivati per raccogliere – nonostante il virus letale – queste avveniristiche e futuristiche fotografie fuori da ogni schema. Geniali. Mai viste prima!

Poi sfoglio l’articolo e vedo immagini di strade e piazze vuote

Il teatro Romolo Valli di Reggio Emilia. La prospicente piazza – una delle più vaste della città – completamente vuota. La scelta del bianco e nero aumenta la drammaticità dell’immagine.

La foto qui sopra non arriva dal quel rivoluzionario articolo ma è mia ed è stata scattata a gennaio 2017 in tempi non sospetti, quando la parola Covid non era neppure stata coniata. Non ho dovuto aspettare nessuna pandemia globale per farla ma mi sono semplicemente alzato presto una domenica mattina… chi vuoi mai trovare in giro – in centro – la domenica mattina!?

Il giorno 8 marzo 2020 (normalmente festeggiato come Festa della Donna) la mia regione, l’Emilia Romagna, è stata dichiarata zona rossa.

In giro non c’era nessuno così sono uscito a fotografare questo virus invisibile ma di cui tutti parlano.

Una doppia esposizione di rami spogli sviluppata con un tono monocromatico.

Ora… non dico che queste foto siano geniali ma almeno ho provato a fare uno sforzo in più e sono andato oltre la piazza vuota… d’altra parte il virus mica si vede quindi se io lo immagino così chi mi può contraddire? (vedi che anche io sono capace di fare l’artista?).

Una doppia esposizione di rami sviluppata con un effetto tipo solarizzazione.

Ecco poi attenzione, perchè gli artisti possono anche provare ad imbambolarti con una didascalia roboante che tenta di giustificare un’immagine altrimenti insignificante. Come l’imbonitore del Far West, per intenderci…

Ricorda una delle regolette che ho menzionato nel mio primo articolo: “quando non hai niente da dire, taci”.

Tanti, invece, devono parlare per forza oppure – per metterla giù dal punto di vista fotografico – devono pubblicare un’immagine a tutti i costi!

Anzi, scusa… solitamente l’artista non pubblica una fotografia ma un’opera.

Se hai un canale o un profilo o chissà cosa e i tuoi followers si aspettano un’opera nuova ogni settimana (ovviamente pubblicata lo stesso giorno alla stessa ora per impellenti ragioni di SEO) cosa fai se non hai idee nuove, li ricopri di spazzatura? Purtroppo per tanti la risposta è affermativa…

Da grande voglio fare l’influencer!

Perchè oggi non accettiamo più nessun tipo di fallimento (neppure quando di fallimento non si tratta neanche!) e non accettiamo quindi il fatto di passare periodi un po’ fiacchi dal punto di vista delle idee. Oppure non accettiamo di rientrare a casa dopo un’uscita fotografica e accorgerci di non avere in mano niente di buono. Una cosa, a onor del vero, assolutamente normale!

Le orbite concentriche di pianeti invisibili solcano il pulviscolo cosmico. Dietro di esse l’universo profondo si perde a vista d’occhio e ci nasconde mondi sconosciuti. Questa foto è la perfetta metafora del fatto che, in spiaggia, la barca del salvataggio occupi una posizione centrale.

Cosa vi devo dire… quando ho scattato questa fotografia ho pensato che avrei potuto ricavarci qualcosa di carino.

Poi – davanti al PC – ho cancellato le poche persone in acqua perchè non stavano bene. Poi ho raddrizzato l’orizzonte perchè quando scatto con lo smartphone non riesco mai a tenerlo in bolla. Poi… poi… ho realizzato che una foto del genere non merita di essere pubblicata se non come esempio enciclopedico di un’immagine insignificante.

E la didascalia assurda ha il potere di renderla ridicola!

Quando non hai niente da dire, sarebbe meglio tacere.

Un razzo-matita si accinge a raggiungere la luna

Quando, invece, ho realizzato questa immagine attaccando con del nastro adesivo un mozzicone di matita sul mio monitor (la luna è una foto della vera luna e il fuoco del motore è disegnato su di un pezzo di carta) ho voluto comporre un’immagine spiritosa realizzata in modo volutamente grossolano (hei, ricordati che non esiste solo Photoshop…).

Il nastro adesivo si vede infatti perfettamente e anche il pretesto di usare la matita come un razzo…

Questa fotografia è stata utilizzata all’interno di un lavoro più ampio che parla, appunto, di matite (!) ma – anche utilizzata da sola – mantiene il suo tono leggero e scherzoso. Pubblicata in un paio di occasioni ha ricevuto, infatti, un discreto apprezzamento perchè, io credo, è una foto sincera, semplice e che non vuole prendere in giro nessuno. A meno che tu non sia un tormentato artista scommetto che è riuscita a strapparti un sorriso…

Quando non hai una buona foto da condividere, non fare l’artista.

E quando deciderai di farti ispirare da un artista, accertati prima che abbia qualcosa di più oltre ad un’etichetta appiccicata sotto la foto del suo profilo.

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