
La fotografia è facile!
Che ci vuole? Basta uno Smartphone, una compatta digitale o qualsiasi altra fotocamera; inquadri il soggetto che ti interessa e premi il pulsante di scatto. Magari aggiungi qualche filtro creativo che trovi nel menu. Ecco fatto.
E pensare che quando ero ragazzino io e iniziavo ad appassionarmi alla fotografia, i fotoamatori che incontravo mi dicevano sempre ….
La fotografia è difficile!
Non basta avere una fotocamera, inquadrare alla bell’e meglio e scattare. Ci vuole ben altro.
Gli anni passano, le idee cambiano, le arti evolvono. Un tempo la distinzione tra coloro che scattavano fotografie seriamente e coloro che lo facevano per rimpinguare l’album di famiglia era piuttosto netta, oggi come minimo sfumata.
Viviamo nell’era della fotografia popolare, finalmente democratica. Si è avverata la profezia di Moholy-Nagy secondo cui il vero analfabeta è, oggi, chi non è in grado di scattare una foto.
Potrei a questo punto tirar fuori il pezzo forte del mio repertorio: quello in cui – con la dovuta enfasi – sottolineo che fare arte con la fotografia è una cosa mentre realizzare delle fotografie è un’altra.
Che occorre conoscere se stessi, e avere qualcosa da dire, per dar vita a una fotografia che sia, se non memorabile, almeno guardabile.
Son tutte idee e principi veri, a cui tra l’altro ho dedicato la mia vita, ma che sinora hanno convinto ben pochi individui a staccare il dito da quel pulsante e a guardarsi intorno con la necessaria attenzione, a ragionare su ciò che provano e su ciò che vogliono metter dentro la foto.
Riesco addirittura a vedere le persone annuire convinte del fatto che io abbia perfettamente ragione, e poi rimettere il dito su quel pulsante gridando “amo’, guarda verso di me e sorridi!” prima di realizzare la milionesima foto della fidanzata o del fidanzato davanti al monumento o al panorama famoso.
Tuttavia non mi arrendo, e tento di rendere credibili i miei suggerimenti in un’altra maniera.
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La fotografia non è facile e non è difficile!
La verità è che noi umani siamo abilissimi a complicarci la vita, e lo facciamo con la convinzione che esista un solo modo (diciamo ufficiale) di raggiungere uno determinato obiettivo.
Nell’articolo “Smetti di essere un principiante” ti ho parlato della curva di apprendimento e del fatto che gli aspetti tecnici (specie oggi che siamo assistiti da abbondante aiuto elettronico) possono essere acquisiti in tempi relativamente rapidi.
Sicuramente avrai già ricevuto mille volte il consiglio di leggere libri di fotografia (io ne ho scritti cinque, pensa se non potrei essere d’accordo), di andare alle mostre, di seguire le vicende dei grandi fotografi su Internet, di studiare la storia della fotografia, e così via.
A volte, lo ammetto, sembra più il programma di un corso di laurea che quello per apprendere i fondamenti di un hobby. Un passatempo serio, ma che (a meno che tu non sia un professionista) dovrebbe garantire una certa leggerezza e una buona dose di divertimento.
Tutti questi consigli, comunque, sono preziosi e utili, ma non indispensabili. Ho conosciuto giovani fotografi a digiuno di tecnica e cultura fotografica in grado di scattare foto bellissime, anche se imperfette.
In fondo, non è forse vero che ogni principiante, in quanto tale ignora appunto le regole e dovrebbe dunque essere sempre originale?
Il fatto però è che addirittura la banalità ha delle regole.
Non solo quelle fissate nelle varie app dello Smartphone, ma anche quelle che vengono reiterate circa un miliardo di volte al giorno in tutto il mondo.
A “livello base” è la foto ricordo di tipo turistico, a “livello serio” è il ritratto fatto con lo stile di qualche grande fotografo, il paesaggio al tramonto con i colori supersaturi, la foto creativa realizzata col panning, il mosso, l’esposizione multipla.
Due mie foto un po’ atipiche; quella in alto è un motion blur, quella in basso un bokeh. Interessanti, ma certamente non del tutto nuove per chi conosce bene il mondo della fotografia.
Quasi nessuno sfugge all’imitazione, volontaria o meno. Forse nemmeno i bambini saprebbero più scattare una fotografia davvero “innocente” e fuori dalle regole. Siamo in trappola.
O forse no.
Perché possiamo sempre tornare a noi stessi, fermarci a riflettere, e decidere che – almeno per una volta – vogliamo fare arte, non semplicemente una fotografia.
Sono molte le definizioni del termine “arte” che puoi trovare. Ignorale.
Concentrati su questa: “un’opera d’arte è la piena espressione dei sentimenti, delle idee e delle sensazioni dell’artefice”, cioè di colui che la realizza.
Tutti possiamo essere artisti, tutti. Devi esserne convinto, perché è vero. Te lo dimostro (spero) con un semplicissimo esercizio …
Fare una foto d’arte
Come dicevo, non è difficile se sei convinto di poterla fare. Procedi come segue:
1- Fai in modo di trovarti in una situazione che “ti intriga” e ti ispira: può essere durante una passeggiata, un viaggio, ma meglio ancora se fai in modo di andare in un luogo che ti piace o di incontrare una persona che ti piacerebbe fotografare;
2 – Porta con te una fotocamera che conosci in modo approfondito, ma va bene (e forse è anche meglio) una compatta tutta automatica o addirittura uno Smartphone. Non concentrarti affatto sull’aspetto tecnico, occorre che tu possa “inquadrare e scattare” senza dover scegliere l’obiettivo, impostare tempi e diaframmi o navigare menu chilometrici;
Alchemy. Realizzata con un semplice smartphone.
3 – Dimentica la fotografia: questo è il cuore dell’esercizio. Tu sei un artista, devi solo esprimere quel che provi o quel che pensi. Potresti farlo scrivendo una poesia, dipingendo un quadro o dando martellate a un blocco di marmo. Ma hai “per caso” tra le mani una fotocamera, e allora userai quella. Torna bambino, lavora sul senso della meraviglia. Non pensare a mostre e concorsi, a condivisioni online e commenti entusiastici degli “amici”, scordati della sensazione di successo che può dare una foto ben fatta, nitida, pulita, perfettamente esposta e composta. Concentrati sulla relazione che si viene a creare tra te e il soggetto. Nient’altro conta;
4 – Solleva la fotocamera, inquadra senza pensarci su troppo, e scatta. Il gesto dev’essere compiuto con naturalezza, non con superficialità. Non devi scattare la foto a caso (ma anche questo sarebbe un utile esercizio, forse ne riparleremo), ma grazie all’istinto. Non comporla, non studiarla, non ragionarci troppo su. Tutto questo va fatto prima, a vuoto. Quando sei pronto, solleva la fotocamera e premi quell’accidente di pulsante.
Resisti alla tentazione di riguardare subito sul display la foto appena scattata, di valutarla e magari cancellarla. Scatta ancora, parla col tuo soggetto se è una persona, ammiralo senza pensieri se è un paesaggio. Modifica qualche dettaglio se è uno still-life.
Solo dopo, meglio molto tempo dopo, torna a quelle immagini e guardale come se non le avessi scattate tu. Ti sembreranno, a volte, “sbagliate”. Ma chi di noi non trova decisamente assurde certe opere d’arte contemporanee? Forse che il mondo appare come nei dipinti di Mondrian, Picasso o Turner?
L’Arte è interpretazione, è cercare una connessione profonda, è andare oltre il puro e semplice dato sensibile.
Perciò, se avrai la pazienza di fare l’esercizio che ti ho appena proposto, potrai rispondere alla domanda del titolo a ragion veduta, o almeno iniziare a rifletterci su (e comunque avrai imparato una tecnica di ripresa decisamente preziosa)!