
La fotografia di paesaggio è uno dei miei generi preferiti.
Non solo per la bellezza delle immagini che permette di realizzare, ma anche per la bellezza delle esperienze che vivi quando la fai.
Lunghe passeggiate ti portano sul luogo in cui farai le tue fotografie, spesso lontano da tutto ciò che è la tua routine quotidiana.
Ti ritrovi completamente immerso nella natura e, a meno di non essere in uno “spot” fotografico molto turistico, sei da solo o quasi.
Non hai fretta, perché il paesaggio non scappa da nessuna parte. Ma al contempo sei attento, vigile, concentrato nella ricerca di uno scorcio interessante.
Ed ecco che finalmente ti ritrovi nel posto giusto, con un’idea interessante, la luce perfetta e il momento propizio….
È un peccato a quel punto non sfruttarli!
In questa mia piccola guida alla fotografia di paesaggio vedremo allora come puoi prepararti al meglio.
Teorema generale della fotografia di paesaggio
In questa guida:
- Partiremo dall’attrezzatura essenziale che consiglio per la fotografia di paesaggio
- Passeremo ai settaggi della fotocamera più comuni e utili
- Parleremo di come affrontare le lunghe esposizioni e di alcuni degli effetti che ti permettono di ottenere
- Vedremo come post-produrre rapidamente le tue fotografie di paesaggio
- Analizzeremo le tipologie di luce che funzionano meglio e peggio in una foto di paesaggio, con rimandi specifici ai momenti migliori per fotografare: la “Golden Hour” e “l’ora blu”
- Vedremo come trattare due elementi molto comuni e fondamentali per la tua foto: cielo e nuvole
- Infine, vedremo alcuni elementi strategici per comporre una buona fotografia di paesaggio: il soggetto, le forme, le linee, il colore, il contrasto
Prima di tutto questo però, per spiegarti con che spirito dovrai leggere i miei consigli, voglio condividere con te il mio teorema generale della fotografia di paesaggio:
Se sei con una buona fotocamera e un buon treppiede di fronte a un paesaggio meraviglioso e c’è la luce giusta hai già moltiplicato per 10 le tue chance di portarti a casa una bella foto.
Ma se invece sei con una fotocamera scarsa, senza treppiede, in un posto bruttino, alle 2 del pomeriggio di un giorno di pioggia, ecco che fare una buona fotografia di paesaggio diventa davvero difficile anche per un professionista.
Per questa ragione, nella guida che stai per leggere, sarò abbastanza categorico: è meglio questa macchina fotografica e non quest’altra …questo obiettivo e non quest’altro …questa luce e non quest’altra …..
Ciò non significa che non si facciano buone foto di paesaggio anche in condizioni del tutto avverse.
Ma credo che il mio dovere sia darti i consigli necessari a massimizzare le tue possibilità.
Attrezzatura per la fotografia di paesaggio
A. La fotocamera ideale
Premetto che non sono un fanatico del formato full frame e anzi, a chi mi scrive per avere dei consigli, mi ritrovo spesso a suggerire fotocamere meno impegnative e ugualmente performanti di una FF.
Questo non è il caso però della fotografia di paesaggio.
In questo genere fotografico è innegabile che una reflex o una mirrorless full frame possono davvero dare una marcia in più.
A chi vuole approfondire tutte le differenze fra questi due formati fotografici consiglio di andare all’articolo dedicato Full Frame vs APS-C
Per quello che concerne invece la fotografia di paesaggio, gli elementi a favore del full frame sono soprattutto 3:
1. Le maggiori dimensioni del sensore consentono una gamma dinamica più ampia.
La gamma dinamica è la differenza fra i punti più scuri e quelli più chiari di una immagine.
Nella fotografia di paesaggio, dove il controllo che hai sulle fonti di luce è poco, è molto facile imbattersi in situazioni dove c’è grande differenza fra luci e ombre.
Così come spesso la bellezza di un paesaggio dipende dalle sue tante sfumature di illuminazione.
2. Le maggiori dimensioni dei Pixel del sensore permettono una maggiore sensibilità alla luce.
E quindi, con una full frame, puoi fotografare in media ad ISO più bassi che con una APS-C.
Questo è fondamentale in un genere fotografico in cui:
- Spesso fotografi con poca luce, come al tramonto o all’alba
- Quasi sempre fotografi con diaframma abbastanza chiuso ( F/11 per esempio), per avere il massimo della nitidezza.
3. Puoi utilizzare tutto l’angolo di campo del tuo obiettivo.
In fotografia di paesaggio di solito si cerca di includere nell’immagine scorci molto ampi, e per farlo devi utilizzare obiettivi con un grande angolo di campo.
Ma mentre con una APS-C, quando per esempio fotografi con un 24 mm, stai in realtà fotografando con un 36 (a causa del crop factor), con una full frame lunghezza focale dell’obiettivo e lunghezza focale reale coincidono.
Per queste ragioni, se ti piace fotografare un po’ di paesaggi quando sei in giro per postarli sui social o guardarli sul tuo PC, no problem, qualunque fotocamera va bene.
Ma se invece vuoi fare sul serio con la fotografia di paesaggio e ottenere immagini davvero di qualità, rassegnati a dover investire – prima o poi, non per forza domani – in una fotocamera full frame.
La buona notizia è che non c’è bisogno di comprare l’ultimo modello con tutta la più moderna elettronica a bordo.
Te ne farai poco infatti di cose come un super – autofocus o la capacità di fare 10 scatti al secondo. Ti basta invece un buon sensore.
Sull’eterno dilemma mirrorless – reflex, dipende da te
- Con una mirrorless viaggerai un po’ più leggero, ma avrai meno scelta (le mirrorless full frame non sono molte) sul corpo macchina e sull’obiettivo e meno durata della batteria (le mirrorless consumano molto di più).
- Con una reflex avrai più scelta, più autonomia della batteria, ma un ingombro/peso maggiori
Un’ultima cosa davvero importante: fotograferai in mezzo a terra, sabbia, umidità, pioggia e neve.
Quindi comprare una fotocamera tropicalizzata (ovvero trattata per resistere alle intemperie) è fondamentale se vuoi che la tua attrezzatura duri nel tempo.
B. Obiettivi per la fotografia di paesaggio
Teoricamente si può fare paesaggio con molte lunghezze focali diverse, ma alla fine il 90% delle foto di paesaggio si fanno con un grandangolare.
Quanto deve essere aperto il tuo grandangolo?
Non esagerare, perchè i grandangoli più spinti danno alterazioni ottiche che possono piacere in alcune foto ma che nella maggior parte dei paesaggi sono eccessive.
Un 24 mm per full frame e un 18 mm per APS-C (fino a quando non avrai cambiato la tua aps-c per una full frame!) andranno benissimo.
Prendi un’ottica fissa se vuoi davvero qualità dell’immagine TOP.
Se invece ti interessa anche un minimo di flessibilità, un 24-70 mm può fare al caso tuo. Ed è la scelta che, personalmente, ti consiglio.
I super-zoom, quelli con grandi escursioni focali, sono molto comodi: puoi passare dal panorama al dettaglio dello stambecco in pochi secondi.
Devi però essere disposto a grandi compromessi da un punto di vista della qualità dell’immagine.
Alcuni sono davvero da viaggio/turismo, o da battaglia, come dicono alcuni. Altri raggiungono qualità più che decenti, ma a costi spesso proibitivi. Comunque, non arrivano mai al livello qualitativo delle migliori ottiche fisse o degli zoom con escursione moderata.
E i teleobiettivi? Sono forse completamente inutili in fotografia di paesaggio?
No, ovviamente si possono realizzare dei passaggi interessanti anche con un tele.
Per esempio, la loro capacità di schiacciare la prospettiva permette di “avvicinare” fra di loro due elementi che, nella realtà, sono relativamente lontani.
E questo ti permette, per esempio, di mettere vicino all’altro un elemento piccolo e uno grande enfatizzando le dimensioni di quest’ultimo, o viceversa.
Ma possono anche, semplicemente, permetterti di focalizzare dei dettagli diversamente inarrivabili con il tuo grandangolo.
Come sempre, insomma, c’è la regola, che vale nella grande maggioranza dei casi, ma c’è anche spazio per le eccezioni.
L’obiettivo fondamentale per un fotografo di paesaggio è comunque il 24 mm.
Una buona notizia per il portafoglio è che, siccome fotograferai quasi sempre con diaframmi chiusi, fra F/8 e F/16, non ti interessa avere obiettivi con grandi (e sempre molto costose) aperture massime.
Un obietto con apertura massima f/2.8 è sufficiente, ma anche fosse solo un 4 non ci sarebbero problemi.
Come per la fotocamera, robustezza e tropicalizzazione sono molto importanti. Non avere dunque paura a prendere obiettivi un po’ pesanti: è vero infatti che te li devi portare in borsa, ma poi staranno la maggior parte del tempo sul cavalletto.
Lo stabilizzatore, quello strano meccanismo che “ronza” dentro alcuni obiettivi, soprattutto zoom, per aiutarti ad evitare il mosso, non è di norma necessario in un obiettivo da paesaggio.
Cosa che ti evita sia un costo che un peso in più (lo stabilizzatore rende l’obiettivo più ingombrante e pesante).
Se il tuo obiettivo è dotato di stabilizzatore, ricorda che su treppiede va assolutamente tenuto spento.
Diversamente le sue vibrazioni, studiate per compensare quelle della mano, su un oggetto fermo come il treppiede aumenterebbero il mosso della tua foto invece di diminuirlo (che poi è il motivo per cui in fotografia di paesaggio non serve).
Completa l’obiettivo un buon paraluce, per evitare flares indesiderati e anche per proteggere un po’ le lenti.
C. Il re della fotografia di paesaggio: il treppiede
La grande fotografia di paesaggio si fa su treppiede. Punto e basta.
Lo so che è scomodo, lo so che è pesante, so anche che – se di qualità – non è economico. Ma avere o non avere il treppiede scava la prima differenza fra cercare di fare vere foto di paesaggio o limitarsi a fare foto turistiche.
E non solo.
Mentre per altri generi fotografici può andare bene un treppiede leggero, per il paesaggio dovrai inevitabilmente prenderne uno molto robusto.
Se no il vento o il terreno accidentato faranno prima o poi cadere tutta la tua preziosa attrezzatura.
Cosa intendo per robusto? Direi che deve essere omologato per almeno il doppio del peso dell’attrezzatura che usi.
E quindi, per esempio, se fotografi con una full frame da 1 kg e un obiettivo grandangolare zoom che pesa altrettanto, ti ci vuole un cavalletto da almeno 4gk, meglio se 6.
Anche perché questo ti permette, se il treppiede ha l’apposito gancio, di appendere la tua borsa alla sua parte centrale, aumentandone la stabilità.
La testa del treppiede può essere di tanti tipi, ma ti consiglio quella a sfera perché ti consente il massimo della mobilità/velocità.
Certo, non è precisa come altri sistemi; ma la precisione te la darà la bolla o lo strumento raddrizza di lightroom.
Puoi:
- Comprarne una a parte, se vuoi il TOP della qualità e sei disposto a spendere sensibilmente di più.
- Accontentarti di quella incorporata nel treppiede.
Tutto sommato, di tutte le cose su cui puoi spendere nella fotografia di paesaggio, una testa per treppiede a parte secondo me è la meno prioritaria.
Infine, cerca un treppiede che abbia le gambe abbastanza apribili da poterti portare il più possibile vicino al suolo.
O, meglio ancora, portane uno molto piccolo, pensato per fotografare dal basso.
Gli scatti dal basso sono spesso fra i più interessanti della fotografia di paesaggio.
D. La bolla o livella
Avere la linea dell’orizzonte, o di altro elemento chiave della tua fotografia, perfettamene orizzontale, è fondamentale per la composizione dell’immagine.
Per questo ormai qualunque software di post-produzione ha lo strumento “raddrizza”, in grado appunto di raddrizzare qualunque parte della foto.
Tuttavia, mettere da subito la fotocamera dritta ha dei vantaggi, e visto che una “bolla” o “livella” da fotocamera costa anche meno di 10 euro, si tratta di un oggetto che consiglio a chiunque voglia fare fotografia di paesaggio.
A meno che tu non abbia una livella “elettronica” inclusa nel software della tua fotocamera, nel qual caso vale la pena usarla.
E. Lo scatto remoto
Via cavo, con un pulsante wireless o tramite la app del tuo cellulare … fai solo attenzione, in quest’ultimo caso, che funzioni anche per prossimità, perché spesso i bei paesaggi sono inaccessibili alla rete 4g.
E’ molto importante avere a disposizione un sistema affidabile per scattare in remoto, perché fotografando spesso in condizioni di scarsa luce inevitabilmente si allungheranno i tempi di scatto.
verifica attentamente la sua compatibilità
E quindi qualunque movimento, anche quello del tuo dito che scatta, può far vibrare la fotocamera e trasformarsi in micromosso.
Magari non lo vedrai sullo schermo della tua fotocamera, ma te ne accorgerai a casa quando sviluppi. Se ti è già capitato sai che è una sensazione davvero frustrante trovare del mosso in una foto a cui tenevi e che immaginavi perfetta.
A questo proposito, ti rimando al mio articolo per ottenere il massimo della nitidezza.
F. Il filtro polarizzatore
Per la “fisica” del polarizzatore, cioè per sapere come funziona questo filtro e che cosa è la luce polarizzata, ti rimando al relativo articolo.
Qui mi limito a dire che il polarizzatore, a differenza di altri filtri, non lo puoi simulare in maniera efficace in post-produzione.
E’ quindi un filtro indispensabile per la fotografia di paesaggio per due motivi:
- Ti permette di ottenere un cielo di un azzurro più saturo, evitando quei cieli “slavati” che rovinano molte fotografie. Per farlo, ricordati di fotografare con un angolo di 90 gradi rispetto alla luce (nuovamente, per capire il motivo, vai all’articolo relativo)
- Ti permette di eliminare i riflessi da una superficie d’acqua (ma anche per esempio dal finestrino di un treno o da una vetrina, in altri generi fotografici) così da poter fotografare il fondo sotto di essa.
Il filtro polarizzatore:
- Deve avere lo stesso diametro che è indicato sul tuo obiettivo, o non potrai avvitarlo sul medesimo
- Ti farà perdere un po’ di luminosità, perché di fatto è uno sbarramento fisico alla luce, anche se tenue. E quindi dovrai aumentare un pochino il tempo di scatto (normalmente perdi al massimo uno STOP – > Che cosa è uno STOP?)
G. Il filtro ND
Per ottenere particolari effetti tipici della fotografia di paesaggio, per esempio quello del movimento dell’acqua e delle nuvole, devi aumentare il tempo di scatto in maniera considerevole.
Se il luogo è soleggiato, non importa quanto chiudi il diaframma, rischi comunque che la foto venga sovraesposta, anche in maniera molto pesante.
Il filtro ND si comporta “come se mettessi gli occhiali da sole alla tua fotocamera” e ti permette dunque di aumentare il tempo di esposizione senza sovraesporre.
Può essere circolare, e si avvita così alla lente come il polarizzatore appena visto, oppure quadrato.
Il quadrato non viene montato direttamente sulla lente (non si può avvitare) ma su porta-filtri apposito, cosa che ha due vantaggi:
- Puoi mettere diversi filtri in serie per variare l’effetto “schermante” a piacimento.
- Puoi utilizzare gli stessi filtri con più lenti diverse, mentre un circolare monta solo su lenti del suo diametro
Per contro, è un po’ più scomodo da maneggiare.
Il filtro ND può anche essere graduato: in questo caso il suo potere schermante non è lo stesso su tutta la sua superficie, ma è maggiore in alto (dove sta il cielo, più illuminato) e minore in basso (dove c’è la terra, più scura).
Il passaggio fra la parte schermante e quella normale può essere netto o graduale, a seconda del filtro.
In ogni caso, la presenza di una parte schermante e una non schermante ti permette di gestire tutte quelle situazioni in cui la differenza di illuminazione fra cielo e terra è così grande da eccedere la gamma dinamica del tuo sensore.
In quei casi:
- Se esponi per il cielo la terra apparirà troppo scura.
- Se esponi per la terra, il cielo apparirà bruciato.
Con un filtro graduato ti togli il problema (anche se utilizzarlo nella pratica non è così semplice, perché la demarcazione fra la zona più illuminata e quella meno non è detto che rispecchi esattamente la demarcazione che c’è nel filtro).
H. Scheda di memoria e batterie
Nella tipica uscita del fotografo di paesaggio, si fanno relativamente poche foto e con una certa calma rispetto ad altri generi fotografici.
Nella fotografia sportiva per esempio è comune avere fotocamere con autofocus mostruosi e scatto continuo da 10 frame al secondo, cosa che richiede schede di memoria all’altezza in termini di capienza e velocità.
Nella fotografia di paesaggio ti basta invece molto meno.
Devi però ricordare due regole fondamentali:
- Esci a fotografare con più schede (andare a 200 km da casa e poi inerpicarsi tre ore per scoprire che l’unica scheda montata è rotta è un po’ fustrante)
- Fai back up più spesso che puoi, anche durante la sessione stessa, portandoti dietro un lettore schede e un hard disk
Riguardo alle batterie ricorda:
- Di averne sempre almeno una di riserva
- Che caldo ma soprattutto freddo intenso influiscono negativamente sulla sua autonomia
Se quindi per esempio vai a fotografare sulle piste da sci con una mirrorless, rischi davvero di non poter fare più di 150 – 200 scatti senza delle batterie di riserva.
I. Altra attrezzatura da paesaggio?
App per vedere il clima o l’orientazione delle stelle, torcia elettrica, borsa, impermeabile (x te ma soprattutto per fotocamera e obiettivi), vestuario e calzature adeguate … non sto a dilungarmi perché non voglio sottolineare l’ovvio, ma questi sono dettagli che, se presi singolarmente, tutti noi conosciamo…
Poi però si arriva sul campo e manca sempre qualcosa.
Più che farti l’elenco di quello che ti serve allora, preferisco invitarti a farti tu stesso una checklist il giorno prima di andare a fotografare, e vedrai che non ti troverai sprovvisto giusto proprio di quello che ti serviva.
Regolazioni della fotocamera nella fotografia di paesaggio
Teoricamente, come sempre, anche in fotografia di paesaggio si può utilizzare qualunque combinazione di ISO, Diaframma e Tempi.
E anzi, ti invito a sperimentare più che puoi.
Tuttavia, al di là del luogo comune che “tutto è possibile”, come ho detto nell’introduzione credo che una guida, per essere davvero utile, debba dare delle regole ragionate su quello che normalmente si deve fare.
1. Per prima cosa dunque, scatta in RAW
(Vai al nostro articolo Raw Vs. Jpeg se non conosci la differenza fra i due formati)
Se stai facendo sul serio infatti
- Hai già fatto un discreto investimento in una fotocamera full frame, un grandangolare tropicalizzato, in un treppiede grosso e pesante….
- Hai guidato un paio d’ore per raggiungere qualche posto decente fuori città.
- Hai camminato almeno altrettanto per trovare uno scorcio che non sia sugli account instagram di ogni fotografo del mondo.
Che senso ha tornare a casa alla sera con una foto Jpeg per risparmiare il tempo di post-produzione?
Scatta in RAW e così, se hai tirato fuori del materiale che vale qualcosa, sviluppandolo apparirà davvero magnifico.
Assodato che scatterai in RAW, procediamo con gli altri accorgimenti.
2. Metti gli ISO a 100 per evitare anche il minimo segno di rumore digitale.
Fotografando su treppiede e con scatto remoto, non devi preoccuparti più di tanto della poca luce o dei tempi di scatto che si allungano.
Ti puoi permettere allora di utilizzare gli ISO nativi più bassi della tua fotocamera.
3. Metti la fotocamera in priorità apertura.
Perché? Perché siccome fotograferai soprattutto soggetti fermi, ti interessa controllare la profondità di campo, cioè l’area di paesaggio che apparirà nitida.
E lasciare alla fotocamera il compito di calcolare i tempi necessari per ottenere una corretta esposizione (Nota: fra poco vedremo alcune notevoli eccezioni a questa regola).
Normalmente vorrai che l’intero paesaggio appaia nitido, e per farlo devi scegliere delle aperture abbastanza chiuse, come F/8 o meglio ancora F/11.
Teoricamente puoi chiudere anche di più, fino a F/22 o quello che sia il limite del tuo obiettivo.
Attenzione però: molte lenti, alle aperture più piccole, presentano difetti ottici che, tra l’altro, diventano più visibili con l’allungamento dei tempi di scatto.
Quindi, meglio se stai a F/8 o F/11.
4. Dai un’occhiata al bilanciamento del bianco
Se scatti in RAW puoi tranquillamente lasciarlo su automatico (AWB) e non farci neanche caso.
Se invece scatti in Jpeg (come ti ho sconsigliato di fare!) avrai meno possibilità di correggerlo in post-produzione, quindi meglio cercare di azzeccarlo da subito.
Nel 90% dei casi dovrai metterlo sull’icona del sole o su quella delle nuvole, con preferenza per quest’ultima (anche quando di nuvole non ce ne è).
5. Regola l’esposizione
La modalità Matrix, che “pesa” tutta la scena, è la modalità più sicura in assoluto.
Inoltre, di solito, è quella di default della fotocamera, quindi anche la più comoda perché non dovrai fare niente.
In alcuni casi però, quando c’è molta differenza di luce fra diverse zone, cosa che tra l’altro capita spesso al tramonto e all’alba – cioè le ore migliori per la fotografia di paesaggio – l’esposimetro può facilmente essere tratto in inganno dandoti foto mal esposte.
Mettersi a cambiare la modalità di esposizione – per esempio passando a una spot – secondo me è macchinoso, visto che la fotocamera è sul cavalletto, e anche impreciso, perché la luminosità di un punto, a certe ore, può cambiare anche molto rapidamente.
Molto più pratico lasciare allora l’esposimetro in Matrix e lavorare con la rotellina di compensazione dell’esposizione (se quello che sto dicendo per te è ostrogoto, vai all’articolo relativo all’esposimetro).
Capiterà comunque la situazione in cui la gamma cromatica della scena sarà tale da dover scegliere se bruciare le luci o bucare le ombre. Ovvero, rischiare di ritrovarti nella tua foto delle aree così scure o così chiare che non sei in grado di distinguere dettagli (si tratta di uno dei peccati capitali della fotografia!).
Per le caratteristiche fisiche dei sensori digitali conviene senz’altro la prima scelta, ovvero “esporre a destra” bruciando le luci.
Questo perché esse sono più facilmente recuperabili in fase di sviluppo che non le ombre.
(Per approfondire il motivo, leggi il nostro articolo sull’ETTR).
Quindi, ricapitolando, queste sono le regolazioni alle quali scatterai nel 95% delle tue fotografie di paesaggio:
RAW, ISO 100, Apertura F/11, velocità scelta dalla macchina, AWB, Esposizione Matrix e pronto a compensare se il caso.
La differenza di risultato la farà la tua capacità:
- Di trovarti in un bel posto all’ora giusta
- Di scegliere l’inquadratura migliore
- Di scattare nel momento più propizio
C’è però una percentuale di situazioni in cui, invece di concentrarti solo o sopratutto sulla profondità di campo, vorrai controllare prima di tutto il tempo.
Si tratta delle cosiddette “lunghe esposizioni”, che per la loro complessità meritano dunque un discorso a parte
Lunghe esposizioni e fotografia di paesaggio
Una lunga esposizione può avvenire per molti motivi, per esempio:
- Nella fotografia notturna, perché ci vuole tempo per captare luce
- Quando si vuole suggerire l’idea del movimento (es. acqua e nuvole)
- Quando, anche di giorno, c’è poca luce e hai chiuso molto il diaframma per ottenere la massima nitidezza
La fotografia notturna è talmente un mondo a sé che mi sembra logico, più che parlarne qua, inviarti direttamente al nostro articolo su come fotografare la luna.
Per quanto riguarda invece le situazioni in cui vuoi suggerire movimento, per esempio:
- Per ottenere una stria di nuvole
- Per dare all’acqua l’effetto seta
la teoria non ci si discosta molto da quanto abbiamo visto finora, sono però necessari sul piano pratico alcuni accorgimenti un po’ particolari.
La fotocamera sarà naturalmente su treppiede, manovrata da uno scatto remoto, settata su ISO 100 e pronta a catturare un file RAW.
Avrai però, anche, un filtro ND per diminuire la captazione di luce e permetterti lunghi tempi di scatto senza sovraesporre. (Nota: nel caso dell’effetto seta dell’acqua, per dare una sensazione di movimento meno spiccata può essere sufficiente, invece del filtro ND, chiudere molto il diaframma, soprattutto se è una giornata molto coperta o sei sotto gli alberi).
Comincia però, prima di montare il filtro, a fare una prima foto alla tua cascata o torrente o mare o gruppo di nuvole in cielo che sia, in modalità apertura, ad F/8 o F/11.
Registra il tempo di scatto che calcola la macchina per darti una corretta esposizione.
A questo punto, a seconda degli STOP che assorbe il tuo filtro ND, puoi calcolare di quanto dovrai allungare i tempi una volta che lo avrai montato.
Lo scatto di prova lo devi eseguire con l’AF inserito, per ottenere la messa a fuoco ottimale.
Essendo su cavalletto, se la tua fotocamera te lo consente cerca di lavorare con l’AF dello schermo LCD perché è più comodo, soprattutto se la fotocamera non è all’altezza degli occhi.
Una volta che hai scattato con l’AF puntato sul tuo soggetto, lo devi disinserire prima di montare il filtro ND.
Perché se monti il filtro e poi cerchi di scattare con l’AF inserito, l’obiettivo focheggia senza trovare il fuoco giusto.
Naturalmente devi avere cura, mentre monti il filtro sull’obiettivo, di non modificare accidentalmente la posizione di messa a fuoco corretta che hai trovato nella foto di prova.
Montato il filtro, metti la fotocamera in manuale e setta sia l’apertura che il tempo di scatto che hai trovato precedentemente.
Sei ora pronto per scattare! (Nota: per esposizioni di pochi secondi in realtà puoi anche mettere in modalità apertura e far fare alla fotocamera. E’ sopra i 30 secondi che questo sistema diventa obbligatorio).
Post-produzione in fotografia di paesaggio.
In questa sezione mi riferirò per semplicità a lightroom, che è il software di sviluppo che uso e che quindi conosco meglio.
Se usi un altro software non ti preoccupare: cercherò soprattutto di evidenziare gli aspetti concettuali di un buon sviluppo per il paesaggio.
Dovrai poi solo trovare i comandi corrispondenti sul software di tua preferenza.
Non faremo comunque cose complicate: giusto uno sviluppo del file essenziale e relativamente rapido per valorizzare il tuo scatto senza stravolgerlo con tecniche di post.
Infatti lavoreremo per lo più nella sezione “Base” del pannello di sviluppo di Lightroom.
La prima cosa che devi ricordare è che i primi minuti di sviluppo sono fondamentali.
E’ qui che, per fretta, inesperienza o idee poco chiare si fanno la maggior parte degli errori.
Così come è qui che, se parti bene, risparmierai poi un sacco di tempo e otterrai buoni risultati con facilità.
Quindi, calma e parti con un piano nella testa.
1. Adegua il file al genere che hai fotografato, in questo caso al paesaggio.
Adobe non sa che tipo di foto ha davanti e quindi ti mostrerà un file RAW con colori “standard”, che si adattano un po’ a tutte le situazioni e che corrispondono al profilo “Adobe color”.
Tu andrai allora nell’apposita schermata all’interno della sezione “Base” del pannello di sviluppo per dirgli “ehi, guarda che questo è un paesaggio”, andando a selezionare la corrispondente voce del menù.
Otterrai in questa maniera dei colori di partenza più saturi e vibranti, come normalmente deve essere in una bella foto di paesaggio
2. Bilanciamento del bianco e tinta
Si possono applicare in queste caso due distinte filosofie.
Nella prima, vai a enfatizzare le dominanti della foto. E quindi, se per esempio si tratta di una foto di tramonto, sposti la barra della temperatura colore verso i gialli e quella della tinta verso i magenta, in maniera da farlo sembrare “ancora più tramonto”.
Nella seconda, cerchi invece di bilanciare le tonalità dominanti, e quindi, sempre nello stesso tramonto, sposterai la temeperatura colore verso il blu e quella della tinta verso il verde.
Io ti do tre consigli:
- Qualunque sia la direzione della correzione, falla un pochino alla volta, per poter apprezzare davvero le differenze.
- Non eccedere, Diversamente la fotografia apparirà poco verosimile, cosa che a me personalmente non piace
- Non ti fossilizzare su una strategia. Ci sarà la volta in cui l’immagine va enfatizzata e quella in cui invece renderla più armonica è meglio.
3 . Esposizione
Per prima cosa, verifica che l’istogramma sia interamente all’interno dell’area a lui destinata.
Se tocca a sinistra o a destra infatti avrai rispettivamente delle aree sovraesposte, completamente bianche e delle aree sottoesposte, completamente nere, in cui non ci sono dettagli.
(Nota: in realtà, soprattutto su quelle bianche, qualcosa in parte si può fare per recuperare i dettagli. Per approfondire vai all’articolo ETTR).
Il Fatto che l’istogramma sia tutto all’interno dei limiti comunque, non significa che l’esposizione ti soddisfi.
Muovi dunque la levetta che regola l’esposizione fino ad ottenere il livello di luminosità che desideri (ricorda, sempre senza toccare il margine destro o sinistro!).
3. Bianchi, Neri, Luci, Ombre
Una volta settata l’esposizione generale della foto, puoi lavorare anche sulle singole aree dell’istogramma:
- Per aumentare il contrasto (quindi massimizzando la differenza fra bianchi e neri e luci e ombre). Puoi anche lavorare sulla apposita leva “contrasto” del pannello base.
- O per far emergere dettagli (e quindi scurendo un po’ bianchi e luci e schiarendo un po’ neri e ombre).
Nella fotografia di paesaggio capita spesso di dover fare questa seconda operazione: per paura di sovraesporre e bruciare il cielo, spesso ci si ritrova con la terra molto scura e bisogna allora lavorare di fino per far emergere i dettagli della medesima.
4. Texture e Chiarezza
Con questi due comandi ti comporti, in fotografia di paesaggio, in maniera opposta a quello che si fa normalmente in fotografia di ritratto.
Lì, soprattutto sul viso, cerci di diminuire un po’ chiarezza e texture.
Qui invece le sfrutti per far emergere ogni dettaglio, ogni increspatura interessante della superficie della tua immagine.
Su rocce, prati, alberi e tutto il resto hanno un effetto davvero meraviglioso e normalmente non ci sono problemi ad alzarla anche di un 25%. Fa eccezione quando hai ampie superfici d’acqua sulle quali hai ottenuto un effetto seta. Qui, aumentare la chiarezza è spesso da evitare.
5. Rimozione foschia
E’ un comando studiato appositamente per la fotografia di paesaggio e il cui utilizzo si commenta da sé. Può avere un effetto molto potente!
6. Vividezza e saturazione
Quando vuoi agire su tutti i colori della tua immagine utilizzi la funzione saturazione.
Avendo impostato il file su “Adobe Paesaggio” nel punto 1, spesso non è necessario aumentare ulteriormente la saturazione dell’immagine.
Può valere la pena invece fare qualche prova con “vividezza”, funzione che interviene selettivamente su alcuni colori della foto selezionati dall’algoritmo di Lightroom.
7. Ritaglia e Raddrizza
Lo strumento “Ritaglia e raddrizza” è, fra quelli secondo me indispensabili per un corretto e rapido sviluppo di una foto di paesaggio, l’unico che si trova al di fuori del pannello “Base”.
Selezionandolo apparirà automaticamente una griglia sulla foto. Posizionandoti agli angoli o ai lati di essa potrai modificarne le dimensioni ritagliando di conseguenza l’immagine.
Il secondo strumento, raddrizza, può essere utilizzato su qualunque soggetto, ma alla fine le sue funzioni principali sono due:
- Raddrizzare completamente elementi quasi verticali all’interno della foto: un albero, una cascata, una strada …
- Ottenere un orizzonte perfettamente orizzontale. Questo, salvo eccezioni motivate, è la regola in fotografia di paesaggio.
La luce nella fotografia di paesaggio
Ricordi il teorema generale della fotografia di paesaggio?
Se sei con una buona fotocamera e un buon treppiede di fronte a un paesaggio meraviglioso e c’è la luce giusta hai già moltiplicato per 10 le tue chance di portarti a casa una bella foto.
In fotografia di paesaggio devi imparare a leggere le caratteristiche della luce:
- La temperatura
- La durezza/morbidezza.
- La direzione e l’intensità
Temperatura della luce e paesaggio
Ogni luce ha un suo specifico colore, e questo colore viene misurato in gradi Kelvin (°K).
Per il paesaggio funzionano molto bene le temperatura colore più basse (che, paradossalmente, si definiscono come “calde”) , tendenti al giallo arancio, che tipicamente si riscontrano intorno all’ora dell’alba e del tramonto.
Puoi saperne di più andando al nostro articolo sulla temperatura colore.
Per questa ragione queste due fasce temporali si chiamano, in fotografia, golden hours, le ore d’oro: per i riflessi dorati della luce ma anche per la (relativa) facilità con cui permettono di ottenere scatti suggestivi.
Poco prima dell’alba e poco dopo il tramonto c’è invece un altro tipo di luce anche essa molto adatta al paesaggio, con energia più bassa e colore molto più freddo, che viene chiamata “ora blu”.
Al di fuori di questi momenti speciali, è comunque possibile fare buona fotografia di paesaggio. Il colore della luce sarà però molto meno suggestivo e dovrai quindi puntare su altri elementi.
Per alcuni consigli specifici su come fotagrafare golden hour e ora blu, ti rimando all’articolo specifico.
Durezza della luce e paesaggio
La durezza è una delle caratteristiche più misconosciute (e al tempo stesso evidenti) della luce.
Una luce è dura quando dà vita ad ombre nette. Una luce è morbida quando invece le ombre sono più sfumate.
Durezza e morbidezza dipendono dalla dimensione relativa della fonte di luce rispetto al soggetto.
Se la luce è piccola rispetto al soggetto, essa è dura. Se è grande, è morbida.
“Un momento!” – mi dirai “Allora perché il sole di mezzogiorno si considera una luce dura, visto che il sole è così grande?”
Perché, appunto, non conta la dimensione assoluta, ma quella relativa al soggetto. E quindi, siccome il sole è molto lontano da noi, ai fini della durezza è una fonte di luce piccola.
“Un momento allora” – mi dirai di nuovo – “Allora perché la luce del tramonto e dell’alba è morbida? Vengono dal sole!”.
Vero, ma non vengono direttamente dal sole!
Siccome a quell’ora i raggi sono molto obliqui, essi vengono rifratti e diffusi dall’atmosfera terrestre, che si comporta come un enorme diffusore (cosa che, a mezzogiorno e con cielo terso, non succede).
E quindi la fonte di luce è di fatto molto grande, in quanto vicina.
All’ora blu, quando il sole non è neanche presente e ne vediamo solo il riverbero, la luce è poi ancora più morbida.
Per ragioni simili, cioè l’obliquità rispetto alla terra, la luce estiva (più diretta) è più dura di quella autunnale (più obliqua).
Così come, oltre alle stagioni, contano anche la latitudine, la presenza o meno di nuvole, alberi o altre superfici /volumi che possano frapporsi fra la luce diretta del sole e il tuo soggetto.
O magari rifletterla, come capita in presenza di mari e laghi.
L’aspetto delle ombre (molto nette nel caso di luce dura, meno nel caso di luce morbida) sarà il tuo migliore alleato per capire la direzione della luce.
Direzione / Intensità della luce e fotografia di paesaggio
Per quanto riguarda la direzione, il sole alto nel cielo di mezzogiorno, nuovamente, è la peggiore situazione da gestire.
Oltre al fatto, appena discusso, che dà una luce molto dura, appiattisce la tridimensionalità del paesaggio.
Anche fotografare con il sole esattamente di fronte – situazione tra l’altro molto comune all’alba e al tramonto – pone grossi problemi. In questo caso perché il cielo sarà molto chiaro e la terra scura, quindi rischi di sovraesporre l’uno o sottoesporre l’altro. Dovrai quindi fare particolare attenzione a questo aspetto, che puoi in parte risolvere sfruttando la ETTR.
La situazione più facile è fotografare con il sole di lato o dietro di te: si creano interessanti ombre, più o meno lunghe a seconda di quanto è radente, e gestire l’esposizione è meno difficile che quando lo hai di fronte.
Tuttavia, se non vuoi perderti degli scatti interessanti, non potrai limitarti a fotografare solo col sole di lato!
Dell’intensità della luce ne abbiamo già parlato parecchio, anche se indirettamente, a proposito:
- Delle regolazioni di ISO, diaframma e tempi
- Dei filtri ND
- Della gestione delle lunghe esposizioni
- Dell’ora blu (tipico esempio, tra l’altro, in cui si fa lunga esposizione)
- Della direzione, che inevitabilmente determina anche l’intensità di luce che riceve il tuo sensore (pensa alla differenza fra avere lo stesso sole davanti o dietro di te!)
Il problema di nuvole e cielo
Nuvole e cielo sono elementi così ricorrenti nella fotografia di paesaggio che credo sia opportuno parlarne brevemente a parte.
Contrariamente a quanto molti pensano, un cielo completamente blu non è amico del fotografo di paesaggio.
E’ tanto bello da vedere quanto problematico da fotografare ed è il tipico esempio di come la realtà e la rappresentazione fedele di essa non siano in grado di suscitare le stesse emozioni
Stare sotto un immenso cielo completamente azzurro è molto suggestivo.
Vedere invece una grossa macchia completamente azzurra sulla tua fotografia invece:
- E’ poco interessante, per il fatto che non contiene dettagli visivi
- Sbilancia la composizione, attirando tutto l’interesse su di sé (ma siccome non ci sono dettagli, ecco che poi l’occhio rimane deluso).
Poi, come sempre, se uno è un genio può tirare fuori delle foto incredibili proprio utilizzando queste caratteristiche.
Come ha fatto Franco Fontana con i suoi paesaggi quasi metafisici.
Ma in generale, se vuoi ritrarre un luogo e non fare un’opera d’arte minimalista, quello che vuoi è avere un cielo con nuvole.
In maniera tale, per esempio:
- Che abbia un po’ di dinamicità, nel caso siano piacevoli nuvole bianche.
- Da dare un effetto drammatico, quando le medesime nuvole sono grandi e scure.
- Da conferirgli un aspetto magico, quando le nuvole si dispongono a far passare solo alcuni raggi che tagliano il cielo con le loro strie di luce.
Dimensioni, colore, forma, altezza al suolo, quantità delle nuvole sono elementi che il fotografo di paesaggio deve sempre valutare.
Un grande pericolo del cielo poi, è che è facile ritrovarselo slavato, quasi bianco.
Grazie ai un filtri polarizzatori di cui abbiamo parlato nella parte “Attrezzatura” potrai ottenere cieli decisamente più saturi.
In mancanza di un filtro polarizzatore, sottoesporre un pochino già in fase di scatto – ma senza “bucare” la foto – può, entro certi limiti, salvare la situazione.
Quando c’è un grande cielo terso e un po’ slavato, spesso l’unica vera cosa furba da fare è tagliarlo dalla tua immagine e concentrarti a fotografare la terra.
Composizione nella fotografia di paesaggio
La grandezza della scena, la presenza di molti elementi all’interno di essa, la ripetitività e normalità di alcuni di essi, l’imprevedibilità degli elementi climatici, sono secondo me alcune delle sfide compositive maggiori che il fotografo appassionato di questo genere deve da risolvere.
Per contro, la relativa calma con cui puoi agire, la magnificenza intrinseca di alcune location, il fascino immenso di certi tipi di illuminazione, sono i tuoi più grandi alleati.
Vale come sempre il teorema generale del paesaggio: cerca di essere in un posto magnifico con la giusta attrezzatura e nel momento di luce migliore.
Anche così comunque, senza una composizione efficace degli elementi che hai davanti, le tue fotografie faranno fatica a distinguersi dalla massa.
Il fatto è che la fotografia è una rappresentazione bidimensionale e quindi, per definizione, non fedele alla realtà.
Quando sei in cima a una collina, circondato dagli alberi, dall’erba , dal suono degli uccelli e dal vento fresco, provi delle sensazioni meravigliose.
E così pensi che, tirando su la fotocamera e scattando, ne risulti necessariamente una foto meravigliosa.
Ma non è affatto così.
Il vento non si vede, il canto degli uccelli non si sente, quei dettagli di colore che attiravano i tuoi occhi mentre eri là si sono trasformati in puntini insignificanti sul tuo PC, quella distesa di alberi dall’aria imponente e saggia sembra una comune e grande macchia verde …
L’unica maniera che hai per cercare di ricreare quelle sensazioni è fare della buona composizione.
In fotografia di paesaggio non è affatto facile, ci vorrebbe un libro solo per quello.
Vediamo qua alcuni elementi fondamentali su cui devi concentrarti.
Il soggetto
Il più grande pericolo, nella fotografia di paesaggio, è ritrovarsi senza un soggetto.
Nel ritratto, nelle foto di eventi, nella street, questo non capita quasi mai. Il problema, quando si fanno quel tipo di foto, è che magari il soggetto non è a fuoco o non è ben isolato o non è ben esposto.
Nella fotografia di paesaggio c’è invece il tempo di fare tutte queste cose per bene: isolare il soggetto, metterlo a fuoco, inserirlo con calma in una composizione interessante.
Solo che, soprattutto all’inizio, è tipico che il soggetto delle tue immagini proprio non ci sia, perché:
- Ti dimentichi di metterlo
- Vorresti metterlo ma non riesci a individuarne uno degno di nota
- Pensi che non serva.
Ma un soggetto ci vuole. Anche se, ben inteso, non è neanche detto che debba essere qualcosa di tangibile!
E’ il vento? Cattura in maniera chiara le cime degli alberi che si piegano.
E’ la luce? Che si veda per bene, non che appaia come una illuminazione banale e uniforme su tutto il fotogramma.
E’ la casina in mezzo alla pianura? Ottimo, collocala in maniera tale che attiri l’attenzione e dalle delle dimensioni adeguate: né così piccola da scomparire, né così grande da trasformare un paesaggio nella foto di una casa.
E’ l’imponenza dell’albero che si staglia davanti a te? Inquadralo allora in maniera tale che abbia qualcosa di piccolo vicino che faccia risaltare, per contrasto, le sue dimensioni. Se no sembrerà l’alberello del parco dietro casa.
La Regola dei terzi
E’ una linea guida di composizione fotografica davvero molto conosciuta.
Prevede di dividere il campo fotografico attraverso 2 linee verticali, che individuano tre segmenti uguali orizzontalmente e 2 linee orizzontali che individuano tre segmenti uguali verticalmente.
Posizionare il soggetto in uno dei punti di intersezione o farlo sviluppare lungo una delle linee realizza di solito composizioni dinamiche, interessanti per l’occhio.
Un caso specifico di linea dei terzi è l’orizzonte: se posizionato sulla linea in basso si enfatizza il cielo, se posizionato su quella in alto si enfatizza invece la terra.
Approfondisci la regola dei terzi
Linee e paesaggio
Creano struttura, suggeriscono direzione e movimento.
Le linee dritte possono dare alla tua immagine dinamicità, tensione e prospettiva.
Esse sono:
- Orizzontali: esprimono calma e armonia. La più importante è quella dell’orizzonte stesso.
- Verticali: esprimono più energia e tensione delle orizzontali. Alberi, cascate, pali, edifici, colonne … tutti tipici esempi di verticali che devi imparare a trovare nelle tue immagini.
- Diagonali: sono quelle che suggeriscono più energia e danno direzione allo sguardo all’interno della tua foto. Di particolare efficacia quando conducono al soggetto. Due linee diagonali convergenti (come in una strada) danno grande prospettiva.
Le linee curve sono invece rilassanti, piacevoli da vedere, hanno bisogno però di più spazio per svilupparsi con efficacia nel fotogramma. Possono assumere forme di curvatura molto diverse, più o meno accentuate.
Dalle colline alla S disegnata da un fiume o da una strada, le linee curve sono un classico della fotografia di paesaggio.
Le Forme nella fotografia di Paesaggio
La natura spesso prende forme molto ben definite.
E’ compito del fotografo di paesaggio imparare a vederle e mostrarle nelle sue immagini. Naturalmente utilizzandole non in maniera fine a se stessa, ma per esprimere delle sensazioni precise.
Nel valutare il peso grafico di una forma per utilizzarla nella tua fotografia devi considerare:
- il suo colore
- la sua illuminazione
- la sua grandezza
- il suo livello di dettaglio
- la sua posizione all’interno dell’inquadratura
- il contrasto o l’armonia con il resto dell’immagine
I triangoli sono elementi grafici molto efficaci nel portare tensione visiva.
La forma più ovvia – il che non significa che non sia impattante – di triangolo si incontra quando si fotografano delle montagne.
Forme tondeggianti, oblunghe, cilindriche sono particolarmente affascinanti e conferiscono armonia alle tue immagini. Colline quindi, ma anche dei gruppi di rocce levigate da un torrente possono diventare soggetti efficaci.
Quadrati e rettangoli sono più difficili da trovare, e spesso poco interessanti. Tuttavia, alcune volte, i campi coltivati assumono forme quadrate e rettangolari che si rivelano molto interessanti per il fotografo.
Il colore
Paradossalmente, molti dei più grandi fotografi di paesaggio, penso per esempio ad Ansel Adams e Salgado, hanno fotografato sopratutto in bianco e nero, concentrandosi sulle forme e sulla gamma dinamica dell’immagine.
Questo non toglie che il colore sia uno degli elementi fondamentali della fotografia di paesaggio. Per orientarti rapidamente nel suo utilizzo, ti consiglio di utilizzare la Ruota di Itten.
Si tratta di una rappresentazione grafica dei colori che ti permette rapidamente di capire come essi interagiscano fra di loro.
I colori complementari si trovano ai lati opposti della ruota (es. Rosso e Verde). Averli insieme in una foto significa creare un forte contrasto fra gli elementi e quindi un forte impatto visuale.
I colori analoghi sono uno a fianco all’altro sulla ruota di Itten. Averli insieme in un fotogramma ti permette di creare un effetto molto armonico.
Il Contrasto
Tradizionalmente, in fotografia, il contrasto è la differenza fra il punto più luminoso e il punto più scuro.
Nella parte sulla post-produzione abbiamo visto come lightroom abbia una serie di leve apposite, sul pannello base, che ti permettono di migliorare il contrasto del tuo paesaggio.
Tuttavia, in questa parte sulla composizione, più che del contrasto in termini di luminosità voglio parlarti, per estensione, di tutto ciò che crea sbilanciamento nell’immagine.
Il contrasto:
- Fra aree più scure e aree più luminose aumenta la drammaticità alle tue foto. Per enfatizzare questo tipo di contrasto è stata creata una tecnica usatissima in fotografia di paesaggio, la HDR, che permette di fondere esposizioni multiple della stessa immagine per ottenere una gamma dinamica migliore.
- Fra grande e piccolo. Si crea il senso di “scala”, dando l’idea delle dimensioni dei soggetti. Per esempio quando fotografi un grande albero è bene metterlo a fianco di qualcosa di piccolo, per enfatizzarne la grandezza.
- Fra il soggetto e lo spazio intorno a lui crea il cosiddetto “spazio negativo”. L’occhio si sposta continuamente dal soggetto al grande spazio vuoto vicino ad esso, e viceversa.
- Fra colori complementari crea forte tensione emotiva. Il colore è forse lo stimolo a cui l’occhio umano è più sensibile. Metti vicini due colori primari è l’effetto contrasto è garantito.
Il contrasto è, in definitiva, una delle maniere più forti per dare forza alle tue immagini di paesaggio. Non bisogna però abusarne, perché stanca facilmente, sopratutto se aggiunto in post-produzione.
Anche l’armonia, che è il contrario del contrasto, può funzionare molto bene nella fotografia di paesaggio.
Il confine però fra una immagine ben bilanciata e una noiosa alcune volte può essere molto sottile.
Il primo piano
Infine, un accorgimento che un fotografo di paesaggio non deve ignorare.
Per dare un po’ di forza a una fotografia altrimenti scialba, alcune volte basta semplicemente aggiungerle un primo piano. In questa maniera:
- Spesso ti ritrovi un soggetto (non sempre però il primo piano farà da soggetto)
- Dai profondità e prospettiva alla scena
- Inviti lo spettatore dentro di essa
Una pietra, dei fili d’erba, un albero …tutto può servire.
Conclusioni sulla fotografia di paesaggio
Eccoci alla fine di questo lungo excursus sulla fotografia di paesaggio.
La mia intenzione non era, lo dico soprattutto per i più esperti, raccontarti tutto. Ma farlo in maniera chiara, dandoti delle indicazioni pratiche che tu possa seguire da subito.
Ogni regola e ogni consiglio che ti ho dato possono essere ignorati o anche stravolti, ottenendo comunque delle grandi fotografie.
Come diceva il grande Picasso però:
Impara le regole come un professionista perché tu possa stravolgerle come un artista
Questo è il punto di partenza insomma, non quello di arrivo. E anche così, credimi, c’è parecchio da fare!
Un saluto e buona luce!