
Non so se tu desideri o meno fare della fotografia la tua professione, anche perché oggi la faccenda si è un tantino “complicata”, ma di certo per tanti anni il fascino del “pro” (aggettivo ancora oggi ampiamente utilizzato per molti strumenti fotografici: obiettivi “pro”, treppiedi “pro”, fotocamere “pro”…) è stato elevato.
Il che ha anche fatto la fortuna di molti fotografi, chiamati a fare da “testimonial” di vari strumenti e accessori fotografici: oggi lo stesso ruolo (con molta meno competenza) la svolgono gli “influencer” e i “vlogger” ed è divertente (si fa per dire) osservare come esistano fotocamere progettate proprio per piacere a queste categorie.
Se già esistono fotocamere “da vlogger” (che sono quelli che realizzano video virali, per intenderci), presto magari avremo fotocamere “da influencer” o una Nikon o Canon marcata “Ferragni” che costerà tre volte il prezzo originale. Se si può fare per l’acqua minerale, perché non con una mirrorless?
Ad ogni modo, ancora resiste il fascino del “pro” e così sono nati un sacco di corsi di fotografia che – dicono – sono in grado di insegnarti a “scattare come un Pro“. Perché, si immagina, il “Pro” scatta foto proprio proprio belle…
Se si fa un giro online è facile identificare le tecniche “esoteriche” che un tale personaggio mitologico (il fotografo Pro) dovrebbe saper maneggiare abilmente, se non altro per poterle poi insegnare a sua volta durante gli inevitabili workshop e corsi a pagamento che oramai sono una delle poche fonti di reddito per molti di questi professionisti.
Oltre ad essere un esperto di tempi e diaframmi, e di tutto quello che costituisce la “competenza fotografica”, dunque, deve conoscere perfettamente tecniche come l’HDR, il Focus Stacking, i mille trucchi per ottenere valide foto notturne (con panoramiche composte da 20+20 o più fotografie) e così via.
Tutte cose che un vero professionista, molto probabilmente, non userebbe mai, ma si sa che l’amatore è convinto del contrario.
La cosa che emerge con più evidenza, insomma, è che il focus è posto sulla tecnica e sulle attrezzature, come fotocamere, software e naturalmente computer in grado di gestire il tutto.
Se sei un “Pro” (anche se il tuo reddito deriva da un altro mestiere…) devi avere attrezzature professionali, o no?
Alla fine gli “amatori” decidono anche di indebitarsi pur di essere in grado – magari un paio di volte l’anno – di realizzare una “straordinaria” foto della via lattea sulle Tre Cime di Lavaredo ricorrendo a una Full Frame di ultima generazione (Mark qualchecosa).
Far credere ai fotografi che la tecnica sia tutto è un vecchio trucco di produttori e professionisti (in effetti l’ho usato anch’io in passato, e faccio ammenda): d’altra parte la tecnica si può insegnare, mentre la “capacità di vedere” e la creatività no, si possono solo “risvegliare”, perché tutti ne sono dotati. Poco utile nel marketing…
Certo, anche io “insegno fotografia” e tengo corsi in collaborazione con Reflex-Mania ma cerco di tenere desta l’attenzione non certo sulla tecnica (anche se poi uno deve spiegare anche “come si fa”) ma sullo sviluppare le proprie capacità attraverso l’esercizio, il confronto e l’apertura mentale.
Insomma, offro delle scorciatoie per facilitare le cose, non un “pacchetto” pronto che permetta magicamente di diventare “bravi”. Anche perché la cosa, credimi, è impossibile: si diventa bravi solo con fatica, esercizio, passione e un po’ di dedizione. Chi sostiene il contrario sta barando.
Pensa per un attimo a tutti i grandi Autori. Francamente, non me ne viene in mente nemmeno uno – tra i contemporanei che apprezzo – che ricorra a trucchetti come quelli citati al solo scopo di stupire il proprio pubblico. Non ci pensano proprio.
Utilizzano invece qualsiasi tecnica sia necessaria alle proprie necessità narrative (e certo, anche qualche “trucchetto”, dall’ICM allo zooming come in Jodice, all’alto contrasto come in Giacomelli o Fontana), ma comunque la loro attenzione resta focalizzata sul contenuto delle fotografie, non soltanto sulla “confezione”, che è importante ma non essenziale.
Magari qualcuno di loro potrebbe anche trovare utile una tecnica digitale per un progetto, e anche in passato ci sono stati autori (come Jerry Uelsmann) dediti a sofisticate elaborazioni analogiche in Camera Oscura, ma mai per inseguire “l’effetto Wow” e basta, quanto per raccontare il proprio mondo, i propri sogni, le proprie idee, le proprie sensazioni e ovviamente suscitare anche meraviglia e stupore, se questo è utile ai propri scopi creativi.
La tecnica segue l’idea, non la precede.
La cosa bella è che le buone idee sono difficili da trovare e da tradurre in fotografia, ma sono rigorosamente gratis, e non si possono commerciare. Potrei anche offrirtene una, ma comunque tu non potresti approfittarne, perché le idee sono “incise” nel cervello di chi le concepisce e solo concretizzandole in un progetto esse possono venir “esportate” e condivise.
Anzi, la fotografia consapevole nasce e si afferma proprio perché ci sono state persone che desideravano condividere qualcosa e non trovavano un modo.
C’è chi fa lo stesso con la pittura o la scrittura (o combinando più arti), ma comunque quel che conta è sempre l’Autore (scritto con la A maiuscola), colui o colei che ha qualcosa da dire e lo dice con sincerità, senza nascondersi dietro una tecnica “incredibile”.
Per questo, dopo esser stato per tanti anni un “Pro”, ora cerco di essere soprattutto un “Autore”: voglio esplorare il mio mondo e guardarlo con i “miei occhi”, raccontarlo per come lo vedo e non attraverso le competenze, le idee e le metodologie di qualcun altro, che sia un “Maestro” o un “cliente” che paga.
Ho conosciuto diversi fotografi che aspirano a diventare “Autori”, a onor del vero, ma non so se questo diventerà un nuovo “trend”, anche se lo spero.
Non è detto che si possa raggiungere la “fama” percorrendo questa strada (è quasi sicuro il contrario) ma di certo alla base di tutto c’è una scelta fatta a monte. Un autore latino di cui non ricordo il nome diceva che la fama è quella che ti danno gli altri, mentre il successo è qualcosa che uno trova da solo.
Tu solo puoi sapere se la tua ricerca avrà avuto successo, ma se vuoi essere un “Pro” nel vero senso del termine, allora dovrai ottenere almeno un po’ di fama, altrimenti non riuscirai a trovare committenti per il tuo lavoro.
In fondo Mario Giacomelli decise di rimanere tipografo tutta la vita proprio per non rinunciare mai alla propria libertà creativa. E’ un bene prezioso, ma spesso ha un costo alto.
Anche solo rinunciare al successo online per alcuni può essere doloroso. Su Instagram, ad esempio, io pubblico solo foto bianco e nero e il più delle volte realizzate con fotocamere vintage o stenopeiche. In questi anni sono arrivato ad avere poco più di 1200 follower: altri fotografi che fanno lo stesso tipo di immagini ne hanno un po’ di meno, qualcuno parecchi di più, ma sempre con numeri limitati.
Ma se scattassi foto “mainstream” – bei luoghi colorati e spettacolari, ritratti di belle donne (o le due cose assieme), piatti ben cucinati, ecc. – magari potrei aspirare ad avere decine di migliaia di follower e potrei anche diventare un “Influencer”, chi lo sa.
Non lo dico per criticare: ottenere questo successo e mantenerlo costa fatica e impegno, è un lavoro vero e proprio, anche se magari ci si diverte a farlo (o, almeno, si deve far sempre finta di divertirsi un sacco e questo a me non riuscirebbe mai!)
Anche io lavoro con lo stesso impegno, ma non raggiungerò mai quei risultati, e non me ne dolgo. Ho fatto appunto una scelta diversa. Sta a te fare la tua. Ma se deciderai che essere un “Autore” è meglio che avere successo spostando – che so – verso destra lo “slider” della saturazione… allora preparati, perché non sarà affatto un cammino facile!