
Franco Fontana, col suo stile eclettico e ricco di sfaccettature, è destinato a lasciare un solco nella storia della fotografia, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo del colore.
Più che fotografo Fontana si presenta come un’artista a tutto tondo, affascinato dall’arte nella sua più intima essenza e nelle sue forme più svariate.
Forse per questa ragione, a differenza di altri grandi come Cartier-Bresson o Gianni Berengo Gardin, preferisce la pittorialità del colore alla plasticità del bianco e nero.
“Per me la fotografia rimane sempre un pretesto: è una parte di te stesso che va a testimoniare il tuo mondo, che sia un paesaggio o un essere umano. Infatti ho significato la mia testimonianza nel paesaggio naturale, nel paesaggio urbano, nelle ombre, nel nudo femminile, nella gente e nei ritratti.” Franco Fontana
Gli inizi casuali di Franco Fontana
Di Franco Fontana sappiamo che nasce nel Dicembre del ’33, ma il resto della sua giovinezza è avvolta da un alone di mistero o, come preferiscono dire alcuni, di intima normalità.
Inizia a fotografare molto tardi, nel ’61, con una fotocamera Polaroid, strumento che gli capita di adoperare ancora oggi, non solo in virtù delle proprietà istantanee della macchinetta ma anche per il morbido rendimento in termini di definizione.
I suoi scatti amatoriali, frutto di lunghe passeggiate con gli amici e di un sincero amore per il paesaggio, non tardano ad attirare l’attenzione degli sguardi più autorevoli.
A soli 4 anni dall’inizio del suo hobby Franco Fontana inizia ad esporre le sue opere prima a Torino, poi a Modena e, da lì a pochi anni, in mostre e musei di mezzo mondo.
Trasformata la sua passione in lavoro, poi in arte e infine in ragione di vita, Fontana inizia a collaborare con aziende, enti e riviste per la realizzazione di campagne pubblicitarie, lavori, opere su commissione.
“Scatto pubblicitario realizzato da Fontana per la Ferrari. Il modello Testarossa si fonde con una certa naturalezza in una composizione semplice ma con ovvi richiami al lusso e all’eleganza.”
Tiene inoltre laboratori e conferenze in prestigiosi musei e università tra le quali ricordiamo, a titolo di esempio, il Guggenheim Museum di New York, l’Institute of Technology di Tokio, l’Accademia Reale delle Belle Arti di Bruxelles e molte altre a Parigi, Roma, Barcellona …
Ad oggi è ancora attivo e non smette di fotografare e di produrre, sempre accompagnato dall’umiltà che lo contraddistingue e dal più sincero e disinteressato amore per la pellicola.
Fra i grandi della fotografia, è uno dei pochi ad avere amato anche insegnarla. Celebre (e imperdibile) il suo manuale di fotografia creativa.
Lo Stile e i Soggetti di Franco Fontana
“Fotografo il colore perché fortunatamente vedo a colori” Franco Fontana.
Presto o tardi abbiamo tutti fatto conoscenza con i paesaggi rurali di Fontana: scatti armonici, ben proporzionati, estremamente colorati, vagamente astratti, minimalisti.
“Puglia, 1987.”
Ma come ben sappiamo l’apparenza spesso inganna.
Dietro la semplicità di ognuno di questi scatti infatti si nasconde una complessa ricerca stilistica, così che la macchina fotografica, nelle sue mani, diventa uno strumento con il quale non si limita ad incorniciare la realtà: la crea in quello stesso momento.
Ecco che allora ciò che prima non esisteva improvvisamente si presenta nudo all’occhio di tutti e stupisce con la sua semplicità a cui il fotografo riesce a dare forma ma che non esisterebbe se non grazie al lavoro dell’artista.
La fotografia di Fontana è quindi “invenzione” e non “illustrazione”, i suoi scatti sono il frutto della simbiosi dell’uomo che si fa parte del paesaggio e che, così facendo, diviene in grado di viverlo, comprenderlo ed infine manipolarlo e rappresentarlo.
Il colore, per Fontana, è la colonna portante, la ragione di fondo che attribuisce all’opera un senso a sé stante, che non necessita di spiegazioni, contestualizzazioni, giustificazioni.
Il colore è la consacrazione stessa all’arte, alle Belle Arti per essere precisi, che Fontana trasferisce con perizia e maestria dalla tela alla pellicola.
“Basilicata, 1978. I diversi toni di colore dei campi non hanno origine dalla diversità delle colture ma dalla posizione delle nuvole che coprono violentemente il sole in alcuni punti creando dei taglienti contrasti sui campi dorati.”
Prediligendo sfondi morbidi, tiepidi e puliti, in contrasto con le luci calde e i “tagli forti” nelle tinte Fontana trova il suo paradiso nelle campagne del Sud Italia, in particolare in Puglia e Basilicata dove torna spesso, alla ricerca di riposo ed ispirazione.
Il diario urbano di Franco Fontana
Ma la ricerca artistica di Fontana non si confina esclusivamente nelle vaste praterie e nei campi senza orizzonte.
Approfondito l’interesse per il paesaggio metropolitano durante un viaggio negli Stati Uniti, Fontana riesce a riprodurre i tratti salienti del suo stile all’interno del ben più caotiche città.
“Urban Landscape, Los Angeles, 1991.”
I “quadri fotografici” raccolti in città dal fotografo rasentano spesso il cubismo, almeno nelle sue declinazioni più minimaliste e realiste ed esaltano la sua totale devozione nei confronti delle linee pure della geometria, siano esse dritte o curve e sfuggenti.
“I tetti di Praga, 1967. Uno degli scatti più celebri degli inizi di carriera di Franco Fontana. I colori sono gradevoli e sfumati, un dedalo di forme accalcate che poi fugge via nella prospettiva dell’orizzonte. Semplicemente un’ottima fotografia.”
Il prodotto complessivo di queste raccolte è impressionante e raccoglie davvero un gran numero di scatti.
Un altro lavoro, che gode di attenzioni particolari ma pur sempre riconducibile alla città, è quello svolto sugli asfalti.
I ghirigori, i dedali di linee e frecce perdono il loro canonico significato e divengo così le pennellate di un’artista su una tela nera.
“Asfalto, Torino 2004.”
I personaggi di Franco Fontana
La predilezione per la paesaggistica non impedisce a Fontana di mettere la propria impronta unica anche alla rappresentazione dell’identità umana.
Così facendo nasce una delle più importanti raccolte di nudi artistici italiani: “Swimming Pool”.
Gli scatti di quest’opera sembrano provenire da un soleggiato pomeriggio in piscina, una piscina normale, appartenente a qualche proprietario della classe media.
Ecco però che gli invitati alla “festa” sono tutti nudi: uomini e donne ci mostrano la loro anatomia ma non la loro vera identità.
I corpi, interi e “spezzettati”, non rivelano mai il loro volto ma posano per noi in posizioni e situazioni più o meno naturali o surreali.
La stessa nudità si presenta quindi totalmente estraniata dalla componente d’intimità che sovente l’accompagna.
La sensazione che si ha è che quegli stessi corpi siano più simili a delle statue, a delle macchie di colore a degli oggetti, piuttosto che ad una vera e propria rappresentazione umana.
“Swimming pool, Bologna, 1987.”
Alla raccolta di “nudi anonimi” si aggiunge anche il lavoro svolto sulle ombre, un’opera non proprio a sé stante ma piuttosto una raccolta di scatti trasversale radunata nello svolgersi della carriera del fotografo e che poi, solamente alla fine, si trasforma in un vero progetto completo.
Questo progetto prende il nome di “Presenza Assenza”, un nome che lascia ben pensare ad una raccolta di scatti che ha per tema non le persone, ma una loro evanescente e spettrale traccia che si mescola in tutto e per tutto con lo sfondo stesso.
“Proveniente da Urban Landscape una sfilza di ombre che marciano in fila sulle strisce pedonali”
Una lezione da Franco Fontana
Il suo stile unico, il suo talento nel “dipingere con la fotografia”, la sua capacità di nascondere sotto un velo di semplicità e minimalismo una perizia tecnica inconfondibile sono sicuramente ed a buon titolo la ragione del successo di Fontana, e il più grande insegnamento che puoi trarre dalle sue fotografie.
Eppure, al di là dell’oggettiva bravura, Fontana lascia dietro di sé un retrogusto talvolta un po’ amaro.
In ogni fotografia Fontana crea un alone di vuoto, spersonalizza e desertifica con una maestria tale che viene da domandarsi se sia andato lì a chiedere a tutti di spostarsi, di nascondersi, di fare largo alla macchina fotografica.
Per questo motivo, per essere apprezzato al massimo, gli scatti di Fontana debbono essere guardati ed ascoltati nel silenzio generale ma soprattutto mentale.
Ma lui ci tiene a controbattere:
“… le mie foto non sono angoscianti, sono felici, solari. C’è la gioia del colore, che è un’attitudine di vita.” Franco Fontana