
Helmut Newton è stato senza dubbio il più grande fotografo di nudo di tutti i tempi.
SI tratta di un genere fotografico delicato, trasgressivo, e amatissimo.
E qualunque fotografo/a che si è ritrovato di fronte al tema del nudo artistico sa che esso pone una serie di non banali questioni tecniche ed emotive.
Perché una fotografia senza veli che non abbia dietro idee, tecnica, e il giusto feeling con il soggetto, è solo pornografia di bassa qualità.
Eccellere nel nudo come ha fatto Helmut Newton è quindi difficilissimo, tanto più se consideriamo quando iniziò la sua attività.
Perché certo, oggi siamo in qualche modo assuefatti alla nudità e difficilmente ci scandalizziamo.
Tuttavia non era così ai tempi in cui egli nacque ed iniziò la sua carriera di fotografo!
Se quindi ti senti un ribelle, ti affascina l’idea della provocazione o semplicemente sei un’amante della figura umana davanti alla fotocamera, allora non puoi lasciarti sfuggire le immagini e la storia di Helmut Newton.
Un fotografo davvero atipico, che ha iniziato la sua carriera con Playboy, per poi diventare uno dei più riconosciuti talenti della sua arte.
Niente male, no?
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La vita di Helmut Newton
Helmut Neustädter nacque all’alba dei ruggenti anni ’20, da una famiglia benestante della borghesia berlinese, e crebbe con i vezzi culturali che i genitori misero a sua disposizione.
Negli studi predilesse l’indirizzo classico e frequentò la scuola americana di Berlino.
Gli anni della sua infanzia probabilmente furono determinanti nello sviluppo di Helmut Newton come fotografo.
Fra le altre cose, si dice che il fratello, solito frequentare quartieri a luci rosse, l’abbia iniziato al mondo della prostituzione portandolo con sé in tenera età, a 8 anni.
E’ questo uno degli episodi chiave che, almeno per chi segue le interpretazioni psicologiche dell’arte, getta una luce “scabrosa” sulla sua fotografia, considerata da alcuni critici misogina, o addirittura sadica.
In ogni caso, Newton dimostrò da subito grande interesse per la pellicola fotografica: a 12 anni era già armato di macchinetta e si esercitava nei suoi primi scatti.
E a 16 iniziava a lavorare affiancando una nota fotografa tedesca.
Proclamate le leggi razziali, insieme alla famiglia (in quanto ebrei) fu costretto a lasciare la Germania per rifugiarsi a Singapore.
Seguono anni burrascosi, dove viene addirittura internato dalle autorità britanniche e portato in Australia nei campi di lavoro!
Tornato in libertà, si ferma laggiù, ed inizia a percorrere e definire la sua carriera di fotografo.
Alla fine degli anni ’50 si muove a Londra, e nei primi anni ’60, affermato ma non ancora famoso, si trasferisce a Parigi, diventando via via sempre più celebre.
Viene chiamato a scattare fotografie per numerose riviste di moda tra le quali ricordiamo Vogue, Vanity Fair, Max, Elle, Harper’s Bazar e altre.

“Elsa Peretti ritratta da Helmut Newton, New York 1975. La famosa designer di gioielli si fece immortalare in costume da coniglietta dal fotografo ormai famoso. La foto però non ha nulla della giocosità delle conigliette di Playboy. E pur essendo di fatto una fotografia molto casta, non può che turbare per l’aria scabrosa, sadomaso, che ne traspare”
A questa fruttuosa carriera nel mondo dei magazine si affiancano le commissioni spalla a spalla coi grandi della moda come Chanel, Gianni Versace, Yves Saint Laurent, Louis Vuitton, Borbonese e Dolce & Gabbana.
Muore il 23 Gennaio del 2004, ad Hollywood a causa di un incidente stradale. Le sue spoglie torneranno infine a Berlino e verranno poste a riposare nel cimitero ebraico.
Lo stile di Helmut Newton
«Bisogna essere sempre all’altezza della propria cattiva reputazione» – Helmut Newton
Gli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale furono anni di grandi liberalizzazioni, di lotte tra conservatori e liberali, tra nostalgici delle tradizioni e i giovani in cerca di libertà.
Le cose dunque stavano certamente cambiando, e i vecchi canoni crollavano sotto il peso di rivoluzioni non armate.
Helmut Newton però andò decisamente oltre.
Scandalizzò con la sua esplicitezza, infastidì col suo sadismo, sollevò inquietudine col suo disinteresse per il pudore.
Così che oggi come ieri affronta ancora un tribunale di estimatori e detrattori.
Sempre conteso tra chi sottolinea la sua sagace capacità di penetrare la compostezza e la freddezza degli standard dei suoi tempi e tra chi, rivisto il suo passato e studiato il suo lavoro, ne evidenzia invece la vena sprezzante e misogina.

“Questo scatto risale ad un Newton già maturo che ci mostra due modelle dal fisico statuario, totalmente nude se non per le scarpe. L’uso dei tacchi da parte delle modelle non solo evidenzia le forme del fisico ma costituisce anche una subdola insinuazione. Porta a chiedersi quale fosse l’idea che il fotografo legava al concetto di donna e di femminilità: quei tacchi servono ad aumentare la bellezza delle modelle o sono proprio ciò che le definiscono in quanto donne?”

I tacchi, sempre altissimi, ritornano come una ossessione feticista in centinaia di foto di Helmut Newton
Non che a Newton dispiacessero le polemiche: si costruì l’intera carriera sull’immagine di personaggio controverso, ingordo di critiche, sempre pronto a scontrarsi col pudore e con l’opinione pubblica.
E gli piaceva precorrere i tempi.

“Le donne di Helmut Newton non sono sempre modelle che paiono uscire da un sogno erotico anni ’80. Molti sono i riferimenti allo stile di Berlino anni ’20 e ’30, cioè al periodo e al luogo della giovinezza del fotografo.Quest’immagine, copertina dell’albo White Women, mette in primo piano una ragazza dall’aspetto androgino e dall’atteggiamento spiccatamente maschile. La ragazza in secondo piano, il cui concetto di femminilità è sottolineato dalla nudità e dai dettagli, sembra cercare rifugio nella figura decisa del suo “uomo-donna” evocando così un’idea di affettività prettamente omosessuale.”
Al di là del filo conduttore delle tematiche che accompagneranno i suoi scatti durante tutta la carriera, come l’ambiguità sessuale, la freddezza quasi “sadica” delle modelle, la predilezione totale per il corpo femminile, è possibile individuare tre periodi dello stile di Helmut Newton abbastanza diversi tra loro.
Certo, magari non sempre così ben scanditi nel tempo e nei soggetti; tuttavia davvero ben identificabili, e tutti e tre gravitanti attorno a tre delle sue più famose pubblicazioni.
Gli esordi: White Women
White Women è la raccolta che ha lanciato la sua carriera.
All’interno di essa il clima generale cavalca l’erotico, il cinematografico, il feticistico e dà una visione nuova e unica del mondo della moda femminile.
Completamente differente, per intenderci, dallo stile classico che avevamo visto in Horst P. Horst.

“Sebbene il Bianco & Nero appaia come lo stile prevalente nella carriera del fotografo è giusto ricordare che in realtà egli dimostrò una grande maestria anche nell’uso dei colori. Le tonalità pastello contrastano con i colori scuri della lingerie della modella. L’effetto generale è elegante ma allo stesso tempo, grazie ai colori, vivace e brillante.”
Il contesto delle fotografie di White Women è soprattuto quello delle classi sociali medio alte, rappresentate con un erotismo allo stesso tempo sensuale e decadente.
Per farlo, Helmut Newton si affida moltissimo non solo al soggetto principale, ma anche al secondo piano, spesso sottovalutato nelle foto di nudo, e che invece egli cura meticolosamente.
In questa maniera, l’ambiente e il dettaglio donano una maggiore longevità all’immagine, e incorniciano lo scatto in un contesto realistico, aumentando l’immedesimazione dell’osservatore.
Sleepless Nights
Helmut Newton diventa surrealista
Sleeplees Nights inaugura invece un filone più surrealista e ancora più sadico del precedente.

“Saddle I, di Helmut Newton. Un aspetto curato, intimo e abiti si fondono con una modella dallo sguardo apertamente provocante ed esplicito. La sella, dalla cui immagine prende titolo, rimanda subito all’idea di un gioco di ruolo erotico. L’arredamento è quello che si potrebbe trovare in un albergo di lusso, dove infatti l’immagine fu scattata.”
Le immagini di questa raccolta mostrano connotati più inquieti, talvolta quasi fastidiosi, e sintetizzano nel loro stile i tratti più tipici della fotografia “newtoniana”.
Con molte di queste foto che sono diventate, ormai, addirittura inaccettabili per i canoni moderni, proponendo una visione delle donna decisamente oggettificata.
E’ soprattutto questa raccolta fotografica infatti ad avere attirato su Newton le critiche peggiori.
Big Nudes
La consacrazione di Helmut Newton come fotografo artista
Ma la raccolta di nudi per eccellenza che rese il nome di Helmut Newton un fenomeno mondiale, forse il fotografo più famoso degli anni ’80, è Big Nudes
E’ la raccolta più “gradevole” , se così la vogliamo definire, e quindi la meno controversa e anche la più adatta ad un pubblico di massa.
Qui Newton rinnova con spiccata eleganza il suo occhio da fotografo riportando la figura della donna, questa volta in tutto il suo splendore, al centro dell’obiettivo fotografico.
Le donne rappresentate, di una bellezza statuaria, quasi sempre completamente nude (eccetto i tacchi…) stanno di fronte all’obiettivo con sguardo forte, sicuro, quasi a sfidare lo spettatore.
La misoginia e quella certa vena di perversione che avevano permeato le raccolte precedenti sembra scomparse, e c’è spazio solo per la donna, in tutta la sua bellezza e forza.

Nè intimidite, nè sottomesse, nè “perdute”. Ecco la nuova visione delle donne in Big Nudes.

Self-Portrait-with-Wife-and-Models.1981, Helmut Newton. Questo scatto, sviluppato per Vogue, è anche il mio preferito. Quello che ha primo impatto può sembrare uno dei suoi numerosi nudi in realtà è un vero e proprio sunto della vita del fotografo. Troviamo infatti lui e la sua fotocamera, il suo lavoro, la sua arte alla quale dedicò la sua vita. Troviamo la moglie, la donna che con lui la condivise. Troviamo il nudo, integrale, parziale, feticistico, elegante, che contraddistinse tutta la sua carriera da fotografo.
La “lezione” di Helmut Newton
Ti racconto una cosa stupida, ma magari se sei un uomo sui 40 anni un po’ mi capisci.
Quando avevo 14 anni, durante gli anni ’80, Helmut Newton per me non era solo un fotografo famoso, era un vero ideale di vita.
Fama, soldi, donne bellissime, jet set, viaggi … Come poteva un adolescente non invidiarlo, e pensare che avesse la vita più straordinaria del mondo?
L’adolescenza però passa, e si capiscono tante cose.
Se guardi la foto qui sopra, il suo autoritratto, vedi qualcosa di molto diverso dal Newton che uno si può immaginare.
Vedi solo un uomo, con un semplice impermeabile, le scarpe da tennis, e una moglie del tutto normale al suo fianco. Che lo guarda mentre fa il suo lavoro.
In mano, l’uomo ha il suo strumento di lavoro, la macchina fotografica. Ed è a essa, più che ogni altra cosa, che sembra dedicare ogni attenzione….
Perché Helmut Newton ha attraversato un mondo speciale e glamour, un mondo in cui tutti sognano di essere. Ma come tutti i grandi, quello che ha contato davvero per lui è stata solo l’assoluta dedizione alla sua arte.
Ed è questa la lezione che voglio portarmi a casa, oggi, dal fotografo Helmut Newton: quando uno ha una passione e un obiettivo, non c’è canto di sirena che possa davvero distoglierlo.