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Gli esordi da Amburgo alla Grecia
Nato nel 1903 ad Amburgo, figlio di una ricca famiglia di mercanti della città anseatica, Herbert List inizia nel 1921 un apprendistato presso un commerciante di caffè di Heidelberg e studia letteratura e storia dell’arte all’Università di Heidelberg, dopo aver frequentato il ginnasio nella città natale.
Il primo approccio con la fotografia di Herbert List è durante i suoi viaggi compiuti tra il 1924 e il 1928 per l’attività commerciale del padre, nel settore del caffè, ma ancora senza alcuna pretesa artistica.
Nel 1930, le sue inclinazioni artistiche e le conoscenze delle avanguardie europee lo avvicinano ad Andreas Feininger, che lo introduce alle Rolleiflex, fotocamere reflex biottiche, lanciate proprio in quel periodo in Germania, che facilitarono la composizione dei primi ambiziosi scatti di Herbert List. Le biottiche Rolleiflex si distinsero subito per la loro eccellente qualità costruttiva, le dimensioni compatte, il peso modesto (ovviamente in relazione al periodo), la qualità ottica eccezionale, la luminosità del mirino, una meccanica molto robusta e un approccio facilitato alle diverse funzionalità.

Sotto l’influenza del movimento surrealista da una parte e della Scuola Bauhaus dall’altra, Herbert List inizia a sviluppare il proprio stile, fotografando nature morte, elementi architettonici e la cerchia dei suoi amici e conoscenze. Ispirato dalle idee del Romanticismo, concepisce le sue immagini come visioni composte in cui il suo punto di vista cerca di catturare l’essenza subliminale che alberga nel mondo delle apparenze.
Nel 1936 Herbert List lascia il suo paese per motivi politici e personali, trasformando in poco tempo il suo hobby in una professione vera e propria. Lavora a Parigi e Londra, incontra George Hoyningen-Huene, che lo introduce alla rivista Harper’s Bazaar per alcuni progetti. Frustrato dal lavoro di fotografo di moda, Herbert List si focalizza poco dopo sulla composizione di nature morte in studio. Le immagini prodotte in questo periodo verranno successivamente messe a paragone con i dipinti di Max Ernst e Giorgio de Chirico.
E in poco tempo Herbert List diventa il fotografo più rappresentativo di quella che è definita come fotografia metafisica.

“Le immagini che ho scattato spontaneamente – con una sensazione di beatitudine, come se avessero abitato a lungo il mio inconscio – erano spesso più potenti di quelle che avevo accuratamente studiato. Ho colto la loro magia come d’’improvviso”
L’esperienza durante il Secondo Conflitto Mondiale
Prendendo le distanze dalla Germania fascista, con tutte le limitazioni personali e artistiche derivanti dal regime, il lavoro di List si fa più positivo e intimista.
La Grecia è al centro degli interessi di Herbert List dal 1937 al 1939, in seguito alla sua prima visita alle antichità. L’esperienza mediterranea rende quegli anni i più prolifici di Herbert List. Le immagini di giovani uomini su spiagge assolate non sono solo studi erotici sul fisico maschile, ma sono anche un diario privato di amicizie e incontri fatti durante i suoi viaggi. Nell’estate del 1937 è la volta della prima mostra personale a Parigi e la sua fama internazionale è sempre maggiore, prova ne sono le pubblicazioni su riviste importanti come Life, Photographie, Verve e Harper’s Bazaar.
Il suo amore per la Grecia antica è il protagonista del primo volume di immagini sui cui lavora, anche se Licht Ueber Hellas vedrà la luce diversi anni dopo, solo nel 1953. Durante il suo lavoro ad Atene, Herbert List spera di sfuggire alla guerra – nel suo paese non gli è concessa una vita normale, per le sue discendenze ebree – ma è costretto dalle truppe tedesche a tornare in Germania nel 1941. E in effetti, parte degli scatti del periodo conservati in un hotel parigino, andranno perdute per sempre.
I ritratti di Cocteau, Honegger e Picasso, durante una breve visita a Parigi e un’enigmatica serie sulle figurine di cera del Panoptikum a Vienna, sono i lavori che Herbert List riesce a compiere, nonostante la guerra, prima di essere arruolato in Norvegia dalle forze armate tedesche, fino alla fine del conflitto nel 1945.
Tra gli altri scatti influenzati dalla Guerra, List immortala una Monaco distrutta dalla guerra e diventa art editor di Heute, una rivista americana rivolta al pubblico tedesco.

Seguono altri ritratti di artisti europei e saggi fotografici per riviste europee e americane.
Il suo stile cambia negli anni del dopoguerra. Meno occupato dagli aspetti formali, il suo lavoro mostra un forte interesse per l’essere umano.
Nel 1951 Herbert List incontra Robert Capa, che lo convince a lavorare come collaboratore della prestigiosa Agenzia Magnum.
La Grecia è ancora protagonista dei suoi soggetti, ma anche l’Italia lo attrae. La fotografia di strada, ma anche i saggi fotografici e la ritrattistica diventano i suoi generi prediletti. Nel 1953 scopre la fotocamera 35 mm. Il suo lavoro è ora più spontaneo e influenzato dal suo collega della Magnum Henri Cartier-Bresson e dal neorealismo cinematografico italiano. Seguono viaggi in Spagna, Messico, Marocco e Caraibi. Il boom economico del dopoguerra permette finalmente a List di portare a termine diversi progetti lasciati in sospeso: Licht Ueber Hellas (1953), Roma (1955), Caribia (1958), Nigeria (1961) e Napoli (1962) in collaborazione con il regista Vittorio de Sica.

A metà degli anni ’60 Herbert List sembra perdere interesse per la fotografia, a favore di collezioni di disegni antichi italiani che assorbono tutti suoi sforzi artistici. È un periodo in cui il fotografo tedesco compie diversi viaggi presso collezionisti, musei e aste tra Italia, Londra, Parigi e New York.
Herbert List muore a Monaco di Baviera il 4 aprile 1975, il suo archivio entra inizialmente nella Collezione Ratjen per poi essere acquisito dalla National Gallery di Washington.
Omoerotismo, sobrietà e classicismo
Le sue personali inclinazioni artistiche e l’amicizia con importanti fotografi del suo tempo hanno portato Herbert List a percorrere una strada che gli ha permesso di esprimere la sua fotografia senza alcuna pretesa artistica. Il suo lavoro è ricordato come sobrio, minimalista, omoerotico con un retrogusto surrealistico. La centralità del nudo maschile, ritratto in pose plastiche nella sua austera rigidità, è ispirato ad alcune delle inquadrature utilizzate dal fotografo di moda russo George Hoyningen-Huene.

Negli anni ’30 Herbert List trascorse molto del suo tempo sulle spiagge italiane, tedesche e greche e nella tranquillità del Lago dei Quattro Cantoni, in Svizzera. Prodotti durante un momento politicamente turbolento nella storia europea, gli scatti del periodo mostrano uno stato d’animo evasivo e idealista, in cui il potere della giovinezza e del romanticismo persevera. Ma sotto la superficie giocosa delle composizioni di List si trovano esplorazioni più profonde sulla sessualità, inquadrate nel contesto di una cultura in cui l’omosessualità era illegale, almeno in alcuni paesi.
Herbert List riconosce nell’Europa mediterranea, nella sua storia millenaria quasi fuori dal tempo, il luogo ideale per la sua fotografia, divisa tra riferimenti alla Grecia Antica e l’Italia della ricostruzione industriale, un paese al centro di un boom economico e protagonista di un Neorealismo cinematografico che colloca la nostra nazione al centro del mondo. I suoi sono scatti schietti e delicati al tempo stesso, in un bianco e nero immortale che fonde tutto, paesaggi e corpi.

Gli scatti più celebri di Hebert List sono quelli che rimandano direttamente alla grazia tipica della classicità greca, in cui si esalta la compostezza dei corpi, i movimenti appena accennati. Il nudo maschile, nella fattispecie, evidenzia la perfezione dei muscoli, per un’idea di virilità che coincide con quella di perfezione formale del corpo e dei suoi movimenti. In tutto questo, le proporzioni giocano un ruolo fondamentale, sia nelle figure statiche che in quelle in movimento.
A proposito di classicità e dei costanti riferimenti all’arte antica del Mediterraneo, va ricordata l’esperienza siciliana, in cui il fotografo tedesco diede vita a una serie di 41 fotografie scattate nell’isola di Favignana, che rappresentano sia un documento fondamentale della storia locale, sia una testimonianza della maturità artistica di Herbert List. Protagonista della serie è la lavorazione tipica del tonno, tradizione che all’epoca era viva nella popolazione locale ma destinata a scomparire. In una sequenza rara e calibrata, List celebra la vita e la morte, trattando gli animali come figure mitiche e osservando i lavoratori dell’isola come gli ultimi custodi di un sapere antico.

Metafisica e Surrealismo
A coniare il termine “fotografia metafisica” fu il critico e drammaturgo Egon Vietta, riferendosi ad alcuni scatti di Hebert List che, nonostante fosse un affermato fotografo di moda, riusciva a comunicare anche nelle sue immagini più “commerciali” un senso di mistero, non troppo diverso dalla pittura di Giorgio de Chirico. Con l’arrivo a Parigi nel 1936, anche il Surrealismo esercitò una forte influenza sul lavoro di List, che amava immortalare enigmatici oggetti per la creazione di inquietanti doppelganger fotografici.

Il surrealismo, si sa, non era solo divertimento: per ogni orologio deformato dal tempo di Dalí, o per ogni pipa/non pipa di Magritte, metteva in scena un bisturi che taglia un bulbo oculare o uno sconcertante mood freudiano come sottofondo di ogni fotografia. In questa ottica, il lavoro di Herbert List tendeva decisamente verso l’ultima estremità dello spettro surrealista, quella più inquietante e meno giocosa. Le immagini che il fotografo di Amburgo prediligeva erano quelle di modelli anatomici analizzati dagli strumenti più disturbanti, utilizzati dalla chirurgia psichiatrica, ai tempi brutalmente sperimentale. Immagini terribilmente realistiche che rivelano un gusto per il macabro che risulta essere la cifra stilistica prevalente in quello che fu l’approccio di Herbert List al movimento surrealista.