
Bianco e Nero sono due bei colori, per non dire del grigio che è un colore bellissimo“(G. Berengo Gardin)
Ogni anno ci sono società, come la Axalta Coating Systems, che rilasciano la classifica dei colori per auto più diffusi. Nel 2019 (ultimo dato disponibile) il 38% delle auto acquistate era bianco, il 19% nero, il 13% grigio e il 10% argento, che di fatto è una variante del grigio.
Dunque nell’80% del totale non c’erano colori nel senso classico del termine. Solo il 7% delle auto era scelto di colore blu e il 6% rosso. Insomma, nel settore “automotive” la realtà è davvero in bianco e nero.
Potremmo azzardare che le auto sono in gran parte in Zona 0, molte in Zona X con una buona gamma di grigi nel mezzo: Ansel Adams approverebbe!
Ma non è l’unico caso. Addirittura il settore dei grandi elettrodomestici viene definito “il comparto dei bianchi”, visto che frigoriferi, lavatrici, forni e lavastoviglie sono in gran parte di questo colore, anche se negli ultimi anni si assiste a una certa rivincita del nero, che va forte soprattutto in alcuni paesi come la Gran Bretagna.
Si tratta, è vero, di un contesto in cui i colori vivaci non sono mai andati molto di moda (il settore dei piccoli elettrodomestici è detto “comparto dei marroni”, che non è proprio esaltante), però sta di fatto che siamo circondati da questi due colori “non colorati”, che hanno una presenza fortissima anche in molti altri ambiti.
Basti pensare all’edilizia. Specialmente nel nostro Meridione e in Grecia, il bianco è diffusissimo per pitturare le case, mentre il grigio e il nero abbondano nell’asfalto delle strade (che mediamente ricade nel grigio 18% fotografico) con la segnaletica orizzontale bianca, ma anche i classici “sanpietrini” romani (e il “pavé” in generale) sono grigio scuro, mentre il grigio del cemento è oramai un simbolo di modernità. Se ti guardi un attimo intorno, poi, ti renderai conto che gran parte delle stanze in cui viviamo e lavoriamo è rigorosamente bianca, al più con qualche intonazione (che noi fotografi definiremmo “dominante”).
Vogliamo parlare della moda, dove spopolano sia il bianco che il nero? Ma insomma, hai capito quel che intendo.
Se vuoi c’è anche una componente simbolica: il bianco significa luce, pulizia, igiene, purezza, candore; il nero è eleganza, serietà, robustezza e certo, anche morte, in Occidente (in Giappone è il bianco il colore dei funerali).
Mi affascina particolarmente questo fatto che, pur vivendo in un mondo colorato, e a volte anche artificialmente sovrasaturo, pure la nostra vita si svolge in buona parte in ambienti dove dominano il bianco e il nero. Una ricerca della British Columbia University, pubblicata su Science, rivela che il colore più amato al mondo è il blu, seguito dal rosso, come dimostrato anche dalla scelta delle vernici per auto. Ma comunque sono ben lontani dall’imporsi su quelli che pur sono considerati “non colori”, come il bianco e il nero.
Sarà per questo che apprezziamo tanto le foto monocromatiche? O non sarà che è proprio la fotografia ad aver rafforzato il predominio di queste due tonalità?
Per Wikipedia, il bianco “è un colore con elevata luminosità, ma senza tinta. Più precisamente contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico ed è chiamato anche colore acromatico“. Il nero invece “corrisponde all’impressione visiva che viene sperimentata quando nessuna luce visibile raggiunge l’occhio. I pigmenti che assorbono la luce piuttosto che rifletterla danno luogo al nero“.
Ma di definizioni ce ne possono essere moltissime, a seconda degli ambiti in cui questi colori vengono impiegati. Noi fotografi potremmo definire il bianco 256,256,256 o anche Zona X, mentre il nero è 0,0,0 o anche Zona 0.
Non particolarmente poetico in effetti, eppure i bianchi e i neri ci servono per realizzare delle poesie visive, come ai poeti il nero dell’inchiostro serve a fermare i pensieri e le emozioni. Sebbene, come scriveva Paul Claudel, “la poesia non è fatta di queste lettere che pianto come chiodi, ma del bianco che resta sulla carta“, che è un’immagine che trovo bellissima.
Quante cose si definiscono grazie all’incontro del bianco e del nero, al loro giocare a rincorrersi, nella loro armonia contrapposta come nello Yin e Yang! E dove predomina uno, l’altro lo sostiene, in un gioco di rimandi che non può che colpire l’immaginazione. Ed è straordinario che, grazie al bianco e al nero, possiamo raccontare tutto il mondo, e anche l’Universo (che è nero profondo), ciò che è fuori di noi come ciò che risiede nella nostra anima.
Tutti questi pensieri e queste considerazioni mi sono tornate in mente più volte durante la lavorazione del nuovo corso di fotografia che ho realizzato con Reflex-Mania, “Fotografare in Bianco e Nero: L’Arte e la Tecnica” (online da dicembre 2020).
Ho sempre amato la fotografia in Bianco e Nero, l’ho praticata per i miei lavori personali, e ora la utilizzo in modo quasi esclusivo (mi piace fare incursioni nel colore, se il tema di un progetto lo giustifica), ma in effetti non mi ero mai posto la questione del perché a me – come a tantissime persone – piace questa modalità di ripresa, perché convertiamo le foto in Bianco e Nero quando la realtà è a colori.
Un tempo non c’era molta scelta, le emulsioni sensibili erano esclusivamente monocromatiche, con poche eccezioni, e solo dopo gli anni ’60 le pellicole a colori sono diventate disponibili al grande pubblico. Perciò i fotografi scattavano in Bianco e Nero senza nemmeno porsi la questione del perché farlo. Ma dopo? E soprattutto: oggi?
Un pensiero sul bianco e nero nell’era digitale
Viviamo in un’epoca strana per la fotografia. Il digitale offre delle possibilità immense, io credo sfruttate spesso in modo poco attento e creativo. Domina il colore, anzi il colore saturo e potente, a volte esagerato. D’altra parte è possibile con un semplice click aumentare la saturazione e ottenere immagini che stimolino l’effetto “wow” con facilità.
Ma il Bianco e Nero resiste, anzi per certi versi ha conosciuto una certa diffusione anche tra coloro che prima – ai tempi dell’analogico – non avrebbero mai pensato di scattare in questa modalità. Solo che spesso lo si ritiene un modo per “salvare” delle foto che a colori “non rendono” (cioè sbagliate), o per aggiungere un effetto speciale, magari grazie a qualche app, con bordi bruciacchiati, graffi e un effetto “vintage”.
Invece il Bianco e Nero è un modo totalmente diverso di guardare al mondo e di interpretarlo. La scelta andrebbe fatta a monte dello scatto, e non dopo.
Se abbiamo scattato una foto perché attirati dai colori, difficilmente poi funzionerà una volta tolti questi ultimi. Il fotografo “a colori” sfrutta spesso il contrasto cromatico, il fotografo in Bianco e Nero deve limitarsi a quello “di luminanza”, al contrasto tra luci e ombre, tra sfocato e nitido, tra textures e forma. Tutti elementi che sono ovviamente presenti anche nelle fotografie a colori, ma che nel Bianco e Nero diventano essenziali. E saperli vedere quando guardiamo a una realtà colorata è tutt’altro che semplice.
Si può dire che sia la sfida più grande.
Col tempo si diventa talmente “focalizzati” su questo aspetto che i colori danno quasi fastidio!
Non a caso non sono molti i fotografi che nella propria attività creativa inseriscono entrambe le modalità. Ci sono quelli che non capiscono perché – se il mondo è a colori – loro dovrebbero tener fuori dalle proprie foto questo aspetto (con una certa ironia lo diceva anche Luigi Ghirri, vero maestro della fotografia a colori); altri, come il citato Gardin e molti altri, ritengono il colore – per dirla con Bill Brandt – “volgare”, distraente, sostanzialmente un elemento estraneo alla fotografia consapevole che deve puntare sempre all’essenziale.
Ognuno deve e può trovare la propria strada, anche “ibrida” e di compromesso, s’intende, ma di certo il mondo del Bianco e Nero è affascinante e ricco di possibilità, perché dona ai fotografi una libertà che a colori è impossibile. Prendi le foto di Giacomelli, con neri catramosi e bianchi assoluti e trasformale a colori. Sarebbero inaccettabili, con colori che si “inacidiscono” e tonalità sporche e terrose.
Una foto anche “estrema” in Bianco e Nero viene percepita come “possibile” laddove i colori – considerati icone della realtà vera – possono essere esaltati, ma quando pesantemente alterati di rado sono considerati piacevoli.
Dunque in Bianco e Nero possiamo liberamente seguire la nostra ispirazione e partendo da una foto scattata “nel modo giusto” – e comunque a colori, perché si parte da un file RAW – si può davvero fare un viaggio nella nostra capacità di immaginare il mondo…