La Fotocamera di Teseo

Conosci il paradosso di Teseo?

Secondo la solita Wikipedia, la storia del paradosso è questa: “si narra che la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo fosse conservata intatta nel corso degli anni, sostituendone le parti che via via si deterioravano. Giunse quindi un momento in cui tutte le parti usate in origine per costruirla erano state sostituite, benché la nave stessa conservasse esattamente la sua forma originaria. Ragionando su tale situazione (la nave è stata completamente sostituita, ma allo stesso tempo la nave è rimasta la nave di Teseo), la questione che ci si può porre è: la nave di Teseo si è conservata oppure no? Ovvero: l’entità (la nave), modificata nella sostanza ma senza variazioni nella forma, è ancora proprio la stessa entità? O le somiglia soltanto?“.

 

Se ammettiamo che con i pezzi sostituiti qualcuno abbia costruito una seconda nave potremmo anche chiederci: la vera nave è quella che ancora comanda Teseo, realizzata interamente con pezzi non originali, o quest’altra che non appartiene all’eroe ma è fatta con parti originali? Bel guazzabuglio.

Diciamo che il paradosso nasce per esplorare le contraddizioni tra ciò che è originale e ciò che non lo è, qualcosa che non riguarda solo gli oggetti, ma anche le opere d’arte, e ovviamente la fotografia.

La foto sotto è di Richard Prince, è il famoso “Cowboy” (1989), prima foto milionaria (nel senso che è stata venduta per un milione di dollari) della storia.

cowboy richard prince

Ma non è questo quel che ci interessa (a parte l’invidia): quel che ci interessa è il fatto che la foto in realtà rappresenta un dettaglio di un noto cartellone pubblicitario della Marlboro.

Come puoi trovare scritto sul sito del MET (Metropolitan Museum of Art) di New York “la fotografia di Prince è la copia (la fotografia) di una copia (la pubblicità) di un mito (il cowboy) e un penetrante commento sulla continua attrazione della nostra cultura per le immagini invece che per le esperienze di vita vissute“.

Dunque, qual è il vero originale fotografico: la foto realizzata da Sam Abell per la pubblicità delle sigarette – che sicuramente non è stata ricompensata con oltre un milione di dollari! – o quella riprodotta da Prince?

Altro esempio: Thomas Ruff per il suo progetto “JPEG” ha utilizzato ingrandimenti estremi di foto riprese dalla televisione, per evidenziarne gli artefatti jpeg appunto. Immagini di guerre e conflitti, in particolare. Certo l’intervento creativo dell’autore, in questo caso, è molto più evidente, tuttavia non c’è dubbio che siamo comunque in presenza di un pezzo della nave di Teseo che se ne va.

Thomas Ruff

E di nuovo: chi è il vero autore della fotografia? Thomas Ruff o lo sconosciuto operatore della televisione?

Oggi che la tecnica delle “adozioni fotografiche” sta prendendo sempre più piede, con autori che non scattano nemmeno più le loro foto ma utilizzano quelle trovate su Internet per creare progetti anche molto complessi (il che significa che è l’editing il vero gesto artistico, non più lo scattare le foto), è ovvio che la questione si pone con forza, e a metterla in evidenza è stato tra i primi Joan Fontcuberta, grande fotografo e curatore nato a Barcellona.

Fontcuberta nel suo libro “La furia delle immagini” chiama queste pratiche “Postfotografia“. La fotografia senza la fotografia, potremmo dire: la nave di Teseo tutta nuova che però non è più la nave di Teseo!

Ma non solo: il problema è il fatto che a parte l’idea di utilizzare foto altrui per i propri lavori o riprodurre “creativamente” foto scattate da altri, la gran parte dei fotografi (o presunti tali) vuole spesso realizzare proprio quella foto, quella che millemilla altri hanno già scattato. E vuole farla allo stesso modo in cui l’hanno realizzata gli altri, che siano famosi o meno.

Così c’è chi studia le “efemeridi” e i bollettini meteo per ricostruire il momento esatto in cui Ansel Adams scattò la sua “Clearing winter storm” ed essere sul posto con condizioni quasi identiche e realizzare una copia la più possibile esatta dell’originale. Per poi confrontarsi con altri appassionati discutendo di quale immagine vada più vicino alla foto di Adams, il tutto senza un filo di vergogna.

Clearing winter storm ansel adams

Un altro caso tipico (ma meno problematico, in effetti) è quello del cosiddetto Manhattanhenge, diventato un hashtag importantissimo su Instagram. Anche qui ci aiuta Wikipedia: “Il Manhattanhenge, noto anche come solstizio di Manhattan, è un fenomeno in cui il tramonto del Sole si allinea perfettamente con le strade che attraversano il distretto di Manhattan, New York, in direzione est-ovest. Ciò avviene due volte all’anno, a pari distanza temporale dal solstizio d’estate: la prima si colloca temporalmente vicina al 28 maggio, mentre la seconda avviene in genere verso il 12 luglio“.

Manhattanhenge

Joan Fontcuberta lo indica come esempio appunto di Postfotografia, in cui è vero che sono persone diverse a scattare la foto, è vero che cambiano inquadratura ed esposizione ma, in sostanza, la foto è sempre la stessa!

Utilizzando l’hashtag insta_repeat su Instagram di casi simili se ne trovano a centinaia. Abbiamo un mare pieno di navi di Teseo e alla fine ci si chiede davvero che fine abbia fatto l’originalità.

Anzi: viene davvero da chiedersi se sia mai esistita!

Tags:

Reflex-Mania
Logo