
Conosci un’attività che consiste nel produrre molto, moltissimo senza utilizzare mai quasi niente di quanto prodotto?
Si che la conosci, ovviamente: è la fotografia. Pensaci. Il fotografo investe quantità a volte esagerate di denaro per produrre enormi quantità di fotografie, con le quali spesso non combina nulla. Anzi, il più delle volte le tiene in un oggetto a parallelepipedo (che costa altro denaro) chiamato “hard disk esterno” dalle quali non le fa mai uscire.
Se togliamo quelle poche (pochissime, al massimo l’1%) che verranno inviate a qualche concorso, o esposte in qualche mostra, o proposte a qualche rivista o pubblicate su Internet, di fatto quelle immagini non vedranno appunto mai altra luce, rimanendo segregate negli oscuri meandri di un archivio digitale.
Dirai: c’è la soddisfazione di aver prodotto qualcosa, di aver espresso la propria creatività. Certo, hai ragione. Ma Ansel Adams era contento se a fine anno aveva realizzato 10 (di-e-ci) foto buone: a te quante te ne servono per sentirti altrettanto felice?
E’ una riflessione che mi viene spontanea ogni volta che leggo su Facebook di qualcuno che vuole migliorare o “implementare” la propria attrezzatura (cioè sperperare i propri soldi acquistando altri obiettivi o un’altra fotocamera) o quando qualcuno mi chiede direttamente un consiglio.
In genere l’approccio è: “sai, vorrei migliorare la qualità tecnica delle mie foto“, oppure “è che davvero mi serve un corpo più performante“. A parte gli inglesismi cooptati nella lingua italiana che personalmente trovo insopportabili (ci sono molte alternative a implementare, che deriva da to implement, figuriamoci al verbo performare), le domande che vorrei porre a tutti coloro che intendono sborsare cifre a volte molto importanti in attrezzatura (e rischiano spesso di buttar via i propri soldi) sono, ad esempio, le seguenti:
- Esattamente, in cosa la tua attrezzatura non è più adatta alle tue esigenze (ma lo è stata sinora)?
- Quante foto pubblichi su importanti riviste internazionali ogni anno, visto che ti serve un corpo macchina professionale e “performante”?
- Quanti ingrandimenti 200×300 cm stampi ogni anno?
- Quanti tabelloni pubblicitari 6×9 m vengono realizzati con tue foto ogni anno?
- Quante mostre realizzi ogni anno?
- Quante foto notturne con Vie Lattee, Aurore Boreali e stelle scatti ogni anno? E soprattutto: poi, che ci fai?
E altre domande del genere. Il fatto è che se alla fine le foto realizzate con la DSLR o la mirrorless Full Frame servono solo a essere condivise online a 1200 pixel lato lungo, beh qualsiasi fotocamera basta e avanza.
Se ci penso (e ci penso spesso) credo che alla fine un’onesta fotocamera possa durare a lungo, moooolti anni, gli obiettivi anche di più, e se non si rompono non c’è motivo per cambiarli, se non il mero desiderio.
Che, certo, è parte dell’equazione, ma è inutile ragionare su chi acquista un Ferrari per andare a fare la spesa al Supermercato: fatti suoi, se ha i soldi buon per lui. Non riesco a concepire l’acquisto di nuova attrezzatura da parte di persone normali, che debbono fare anche dei sacrifici per trovare la somma necessaria, se non per dei motivi specifici, tipo l’obsolescenza tecnologica (reale), il subentrare di nuove esigenze (reali), il desiderio di sperimentare (davvero) nuove tecniche o anche il passaggio al professionismo che richiede investimenti importanti perché in questo ambito anche l’apparire conta. Quando nel 2006 acquistai la mia Nikon D2x professionale, le mie foto non migliorarono molto, ma durante i reportage per le riviste mi prendevano molto più sul serio!
Alcuni usano la scusa delle agenzie di Microstock, con le quali collaborano nella speranza di guadagnare qualcosa da investire in nuova attrezzatura, e credo per giustificare anche psicologicamente la realizzazione di quantità industriali di foto. Bene, ma queste agenzie (e anche le altre a dire il vero) accettano anche files scattati con buone compatte (lo so per esperienza diretta, lavoro nel campo da vent’anni) e quasi tutte hanno oramai aperto sezioni destinate agli scatti realizzati con gli smartphone. Fermo restando che farai come ti pare, e ci mancherebbe, ti invito a pensare a nuovi modi per investire i tuoi soldi, rimanendo s’intende in ambito fotografico (sui Bitcoin non so nulla, per dire).
Ad esempio, per fare esperienza: viaggi, workshop, corsi vari. Ma anche per acquistare libri di fotografia: hai notato come gente che sborsa senza batter ciglio 2000 € per un obiettivo, poi si lamenta degli 80 € che costa un magnifico libro fotografico? Insomma, investili su te stesso e non tanto in oggetti che spesso spostano di poco il livello qualitativo visibile (sottolineo visibile) di una fotografia.
Dei molti fotografi che conosco personalmente e apprezzo, so che hanno cambiato nel tempo molte fotocamere e obiettivi. Alcuni di loro lo fanno, secondo me, troppo spesso. Ma a parte questo, non noto cambiamenti nel passaggio che hanno fatto da un APS-C a un FF, da 20 a 50 megapixel.
Alla fine, diciamolo, tutti concordano sul fatto che è il fotografo e non l’attrezzatura che fa la foto, ma è come credere in Dio e peccare e bestemmiare: non ci si crede davvero, è un atteggiamento.
E ti invito ancor più a considerare tutta la tua attività fotografica. Mi prendono sempre in giro per la mia fissa dei “progetti”: fuori dall’ambito di un progetto in corso o potenziale, in effetti, tendo a scattare poco.
Perché aggiungere altre foto alle decine e decine di migliaia che ho in archivio? Che dovrei farci di tutte queste fotografie che dopo averle scattate, sistemate e archiviate, nemmeno me ne ricordo più? Cosa aggiungono alla mia vita?
Ognuno di noi realizza poche foto davvero significative ogni anno, è normale, tutte le altre sono foto buone, a volte utili, ma spesso dimenticabili.
Invece il progetto ti costringe a una certa disciplina, a rimanere nel solco e a pensare a cosa fare di tutto il materiale accumulato: una mostra, un libro, una proiezione, un ebook. Certo, alla fine delle migliaia di foto scattate anche in questo caso se ne salveranno e avranno una “vita” autonoma solo poche decine, ma tutte – anche quelle scartate – hanno comunque avuto un preciso scopo: arrivare a creare il progetto, appunto. Vuoi mettere?
E allora l’attrezzatura tornerà a essere quel che davvero è: uno strumento. Se non hai quel che ti serve, lo acquisterai, ma con la consapevolezza che la tua spesa ha dietro una solida motivazione.
Lo so che il consumismo è una delle molle principali della fotografia, lo so e me ne dolgo, come mi dolgo del fatto che alla fine il commento a queste mie riflessioni sarà il solito “eccheppalle“. Non ti do torto, ma sai, quando uno va in fissa…
[Tutte le foto che illustrano il post sono state scattate con una fotocamera Polaroid e pellicola a sviluppo immediato e sono tratte dal mio prossimo progetto, che vedrà la luce – forse – nel 2022]