Luce e Fotografia – Un articolo di Giancarlo Azzerboni

Giancarlo Azzerboni nato a Reggio Calabria, laureato in Scenografia all’A.B.B.A di Reggio Calabria, successivamente ha conseguito un master di 3 anni in Fotografia e Videomaking presso l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata a Roma. 
Ha collaborato con INGV, Marina Militare ed Istituzioni Nazionali, continua il suo percorso con agenzie di moda e di pubblicità, influencer, youtuber, agenzie di comunicazione e web agency. 

Vive a Milano, lavora in tutta Italia

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Agli albori della fotografia, l’unico scopo dell’illuminazione era quello di rischiarare sufficientemente il soggetto in maniera tale da accorciare i tempi di esposizione.

Oggi, la maggior luminosità degli obiettivi e la possibilità di cambiare gli ISO (International Standards Organisation), permettono di sfruttare l’illuminazione per fini espressivi.

Tanto che lo stile di molti fotografi può essere identificato proprio da come impostano le luci.

L’ideale, per imparare ad usare le luci, sarebbe avere a disposizione uno studio professionale; ma anche con uno studio improvvisato in casa ci si possono togliere discrete soddisfazioni.

Perché la chiave di una buona illuminazione sta,  più che nell’attrezzatura, nella comprensione della luce da parte del fotografo.

In questo articolo cercherò quindi di raccontarti, una dopo l’altra, le sei caratteristiche dell’illuminazione da tenere sempre in considerazione quando scatti:

  • Qualità
  • Direzione
  • Contrasto
  • Uniformità
  • Colore
  • Intensità

Qualità dell’illuminazione

Il modo migliore per descrivere la “qualità” della luce è osservare il tipo di ombre che vengono generate.

Esse possono essere dure e nette, oppure morbide e sfumate, a seconda della dimensione della sorgente di luce in rapporto alla sua distanza dal soggetto.

esempio luce dura e morbida

Una luce cruda (dura) viene prodotta da una sorgente compatta, puntiforme, come un faretto lenticolare, un proiettore, un piccolo flash, un fiammifero o la luce del Sole o della Luna.

Si tratta di sorgenti molto diverse tra di loro dal punto di vista dell’ intensità e de colore, ma che producono tutte ombre nette, per il fatto che hanno una dimensione piccola in rapporto alla distanza dal soggetto che illuminano.

Le luci più morbide sono invece prodotte da sorgenti di ampia superficie, come per esempio il cielo completamente coperto da nubi (che si trasforma così in una enorme superficie riflettente) o una lampada flash con una parabola riflettente.

Questi esempi ci svelano da soli un piccolo trucchetto.

Per trasformare la luce dura e diretta in luce diffusa, basta interporre tra essa ed il soggetto un foglio di materiale traslucido che faccia da diffusore.

Più esso è grande e vicino al soggetto, tanto più l’ombra risulterà morbida.

Allo stesso modo si può indirizzare la luce diretta verso una grande superficie riflettente opaca, come un ombrello di tela bianca, un cartone, un soffitto o un muro e sfruttare solo la luce riflessa.

E, naturalmente, anche la trasformazione opposta è possibile.

Basta, per esempio, bloccare la luce di una sorgente diffusa con un cartone nero, lasciando solo un piccolo foro.

Direzione

La direzione della luce determina la distribuzione dell’illuminazione e delle ombre sul soggetto, influendo su come appaiono la forma e la superficie dell’oggetto nella fotografia.

Se per esempio illuminiamo il soggetto dal basso gli daremo un carattere drammatico, tetro e persino minaccioso.

luce dal basso

luce dal basso

La luce frontale forma invece delle ombre ridotte e quindi appiattisce l’immagine e non permette di cogliere l’aspetto tridimensionale del soggetto.

luce frontale

luce frontale

La luce dall’alto contribuisce invece ad accentuare le ombre e quindi ad esaltare la materia delle superfici ed evidenziare le forme e la tridimensionalità.

luce dall'alto

luce dall’alto

Lo stesso dicasi per la luce laterale che, anzi, è in grado di accentuare le ombre in maniera ancora più spiccata.

luce laterale

luce laterale

La luce alle spalle del soggetto (controluce), mette invece in risalto i contorni ed i profili netti, ma si perderanno tutti i dettagli, perché lascia la parte frontale del soggetto in ombra.

luce da dietro

luce da dietro

Mi preme sottolineare, infine, che tutti questi effetti sono possibili sia con luce dura sia con luce morbida, ma saranno più evidenti con la luce dura.

Contrasto

Il contrasto, nell’illuminazione, è il rapporto tra l’intensità di luce delle parti più chiare e di quelle più scure.

Il contrasto pone al fotografo dei problemi che derivano dai limiti tecnici dei sensori digitali (lo stesso capitava anche con la pellicola).

I sensori digitali infatti non possono registrare l’intera gamma di luminosità che riesce a distinguere l’occhio umano.

Questo significa che, quando in una scena c’è forte contrasto, ovvero grande differenza di intensità fra luci ed ombre, se esponete correttamente le parti illuminate, le ombre potrebbero risultare scure e prive di dettagli.

E, viceversa, se esponete correttamente le ombre saranno le parti illuminate che risulteranno bruciate.

In particolare con luce diretta laterale o dall’alto, si formano ampie zone di ombre piatte e prive di contenuto.

Per far risultare i dettagli delle ombre dovrete allora schiarirle utilizzando un pannello riflettente opaco rivolto verso di esse.

In questo modo bilancerete la luce diretta con una soffusa (questa tecnica si chiama shadow filling).

Uniformità

Quando il soggetto è grande o ci sono più piani, un aspetto a cui fare molta attenzione è la quantità di luce che illumina le diverse parti del fotogramma.

Ricorda che, quando proviene da un flash o da un faretto lenticolare troppo vicino al soggetto, difficilmente l’illuminazione risulta uniforme.

Il motivo è che raddoppiando le distanze di una sorgente puntiforme, l’intensità della luce si riduce a ¼.

Quindi, per esempio, se illuminate lateralmente dalla distanza di 1 metro una natura morta che occupa uno spazio di 1 metro, otterrete che il lato vicino alla luce sarà 4 volte più luminoso della parte più lontana.

Se volte limitare questa differenza, basterà allontanare di 2 metri in linea retta la luce.

In alternativa si può diffondere la luce sul set o sistemare gli oggetti più scuri e meno riflettenti più vicini alla sorgente di luce.

Colore

La maggior parte delle sorgenti luminose utilizzate in fotografia, emette luce bianca, ovvero una mescolanza di tutti i colori dello spettro visibile.

La loro costruzione è molto diversa dalle lampade per uso domestico, ricche di giallo e rosso e povere di blu, e dai flash elettronici che hanno una dominante blu.

Tutte le sorgenti luminose sono caratterizzate da una temperatura colore che viene espressa in gradi Kelvin. Più la temperatura avrà una gradazione alta più azzurra risulterà luce.

Al contrario più la gradazione sarà bassa più la luce risulterà gialla rossa.

(A questo articolo puoi approfondire la temperatura colore)

Intensità della luce

L’intensità della luce (luminosità) è indipendente dal contrasto e dall’uniformità.

Si deve tener conto che l’occhio umano può essere facilmente ingannato da condizioni di luce estrema.

L’esposizione della macchina fotografica in abbinamento alla sensibilità del sensore, controlla direttamente la luminosità dello scatto, questo significa che l’intensità della luce influisce indirettamente sia sull’effetto di mosso sia sulla profondità di campo: un’illuminazione intensa ed una sensibilità iso elevata, permettono di utilizzare diaframmi chiusi e tempi veloci; al contrario, un’illuminazione poco intensa ed una sensibilità iso minore, permettono di utilizzare diaframmi aperti e tempi lenti.

Quest’ultima condizione però ha dei contro, ovvero che utilizzando tempi di posa maggiori e illuminazione debole, potrebbero verificarsi delle alterazioni dei colori.

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