Luigi Ghirri: l’uomo dei paesaggi

L’infanzia di Luigi Ghirri – nato nel 1943 a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia – è segnata dal secondo conflitto mondiale. Tre anni dopo la sua nascita, infatti, si sposta con la famiglia a Braida di Sassuolo, presso il collegio dei Gesuiti, che in quegli anni accoglie gli sfollati della Guerra. A Modena, dove la famiglia di Luigi Ghirri si sposta a metà degli anni Cinquanta, ottiene il diploma di geometra che gli permette di lavorare in ufficio tecnico.

Sul finire degli anni Sessanta, dopo il matrimonio e la nascita della figlia Ilaria, Luigi Ghirri si avvicina alla fotografia, un interesse che nasce anche in seguito a diversi viaggi nel nostro Paese, così come in diversi luoghi in Europa.

Nel 1972, la prima esposizione a Modena, per il circolo Sette Arti Club, ottenendo una recensione positiva da parte di Massimo Mussini, ordinario di storia dell’arte moderna all’Università di Parma. In questo periodo Luigi Ghirri è impegnato in diversi progetti che successivamente entreranno a far parte di serie tematiche, tra le quali Colazione sull’erba e Kodachrome.

In questo Video Marco Scataglini ci racconta il libro fotografico Kodachrome di Luigi Ghirri

Le prime esperienze fotografiche di Luigi Ghirri sono influenzate dalla frequentazione dei cosiddetti artisti concettuali modenesi come Claudio Parmiggiani, Carlo Cremaschi, Giuliano Della Casa e Franco Vaccari. Erano artisti che ricorrevano alla fotografia per documentare e realizzare le proprie opere, dando la possibilità a Luigi Ghirri di avvicinarsi a un mondo totalmente diverso da quello dell’attività di geometra che verrà abbandonata definitivamente nel 1974, con il passaggio a uno studio di grafica.

Luigi Ghirri Fotografa Bastia nel 1976
Luigi Ghirri: Bastia, 1976

Gli anni Settanta sono all’insegna della collaborazione con lo CSAC, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, che tuttora conserva la più nutrita raccolta dei vintage-print di Luigi Ghirri. Nel 1979 il Centro Studi gli dedica un’ampia rassegna che raccoglie tutta l’opera precedente, andando a costituire una vera e propria svolta per la carriera del fotografo emiliano.

foto di Luigi Ghirri: Ile Rousse (1976)
Luigi Ghirri: Ile Rousse, 1976

Quello con l’arte concettuale non è l’unico rapporto intrapreso da Luigi Ghirri con forme espressive diverse dalla fotografia, ma alla base della sua formazione c’è anche la frequentazione con scrittori e poeti della sua terra, in particolare con Gianni Celati, per il progetto Viaggio in Italia, che sfocia in un’ampia mostra e nel catalogo edito nel 1984 sul nuovo paesaggio italiano, quello post-industriale. Due anni dopo, dalla collaborazione dei due amici, esce Esplorazioni sulla via Emilia, sul paesaggio della loro regione.

L’affermazione e il rapporto con l’architettura

In breve tempo, il progetto di Viaggio in Italia si trasforma in una pietra miliare per la fotografia del nostro paese, diventando di fatto un vero e proprio manifesto della scuola di paesaggio italiana che proprio agli inizi degli anni Ottanta iniziava a imporsi a livello nazionale. Dal 1980, inoltre, la fotografia di Luigi Ghirri è sempre più attenta agli aspetti architettonici territoriali, grazie all’influenza di Vittorio Savi, storico dell’Architettura Contemporanea e docente in quegli anni tra Bologna e Firenze.

I paesaggi degli scatti di Luigi Ghirri hanno sempre un carattere sospeso, lontano dal realismo. Le figure umane sono quasi sempre assenti o periferiche rispetto alla centralità del paesaggio che, al contrario, risente in modo diretto dell’opera dell’uomo sulla natura. I colori non sono mai saturi, ma sono orientati verso tonalità delicate e sono sempre derivanti dalla collaborazione con Arrigo Ghi, stampatore prediletto di Luigi Ghirri.

Luigi Ghirri: Lido di Volano, 1988- foto che esalta i colori tenui
Luigi Ghirri: Lido di Volano, 1988

Nel 1988, in occasione della XVII Triennale di Milano, Luigi Ghirri cura le sezione fotografia per la rassegna internazionale Le città del mondo e il futuro delle metropoli. Col titolo Atlante fotografico sulla metropoli, la mostra è l’occasione per omaggiare i fotografi più rappresentativi della scena urbana, attuali o del passato da Walker Evans ad André Kertesz, da Robert Doisneau a William Klein (tra gli altri).

In questa fase della propria carriera, Ghirri è sempre più collaborativo con le maggiori riviste di architettura e di design. La sua fama è ormai internazionale: a Bologna, a casa dell’amico Lucio Dalla, incontra il regista tedesco Wim Wenders, sul finire degli anni Ottanta all’apice della propria carriera di cineasta. La fine del decennio per Luigi Ghirri è caratterizzata dal progetto Paesaggio Italiano, opera aperta concepita nel 1970 e chiusa solo dalla sua morte, basata sul connubio inestinguibile tra paesaggio esterno e paesaggio interno, tema fondamentale della poetica di Luigi Ghirri.

Nel 1991 espone le sue fotografie alla mostra Aldo Rossi par Aldo Rossi, architecte al Centre Pompidou di Parigi. Nello stesso anno inizia il progetto di un volume sugli interni di Giorgio Morandi che attraggono Ghirri per la loro magica atmosfera. Tutto questo, poco prima della morte improvvisa avvenuta il 14 febbraio del 1992, nella sua casa di Roncocesi, a poca distanza da Reggio Emilia.

Luigi Ghirri: Atelier Morandi, rappresentato da oggetti di uso comune (1991)
Luigi Ghirri: Atelier Morandi, 1991

Un nuovo modo di osservare il paesaggio

L’eredità più grande lasciata da Luigi Ghirri riguarda il paesaggio e un nuovo modo di ritrarlo attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. Per meglio comprendere il suo “sguardo” e l’attività della cosiddetta Scuola italiana di paesaggio c’è bisogno di una contestualizzazione: tra la fine degli anni Settanta e il decennio successivo, infatti, si afferma in Occidente un nuovo stile di vita che esalta virtù come la realizzazione professionale e l’individualismo. I valori non sono più gli stessi e la fotografia inizia a indagare gli spazi sociali, urbani e non, come metafora di una rivoluzione sociale. È in questo clima che operano Luigi Ghirri e la Scuola italiana di paesaggio.

Colazione sull’erba (1972), uno dei primi lavori di Ghirri, esprime già tutto l’interesse del fotografo emiliano per il rapporto tra natura e artificio, con scatti che ritraggono abitazioni della periferia emiliana, giardini, cortili. I protagonisti sono soggetti quotidiani e oggetti domestici. Non c’è sensazionalismo e le inquadrature rendono estraneo ciò che in realtà appartiene alla dimensione familiare. In queste immagini si coglie il background da geometra e l’attenzione alla progettualità ma anche l’urgenza di evitare un paesaggio dai tratti idilliaci “da cartolina”.

Luigi Ghirri: Marina di Ravenna, 1986- immagine lineare e pulita. Si nota l'assenza dell'uomo
Luigi Ghirri: Marina di Ravenna, 1986

Less is More. Luigi Ghirri ha sempre proposto una fotografia di sottrazione, a iniziare dalle stampe dei suoi scatti, in genere il medio formato della sua Pentax, con i dettagli giusti per dare allo spettatore un maggiore spazio immaginativo.

Luigi Ghirri e la musica

Melomane raffinato e, allo stesso tempo onnivoro, Luigi Ghirri è stato un grande appassionato di musica, da quella classica a quella popolare, dalla contemporanea a Dylan, da Giuseppe Verdi alla scena bolognese dei cantautori. La musica per Ghirri era un territorio di ricerca e di pensiero, fatto di scelte precise, spesso dichiarate sia nei suoi numerosi progetti, sia nelle immagini sia negli scritti.

Dagli anni Ottanta, Luigi Ghirri è anche il fotografo per le copertine di diversi album italiani e stranieri. Uno dei suoi scatti più famosi, risalente al 1986 a Marina di Ravenna, è utilizzato per la raccolta dell’amico Lucio Dalla, Questo è amore, pubblicata nel 2011.

Tra le diverse collaborazioni ricordiamo quelle per le copertine degli album di Gianni Morandi, Ron, Pino Daniele, Francesco Baccini, Luca Carboni e gli Stadio. Tra le immagini più iconiche immortalate da Ghirri, va sicuramente ricordato lo scatto per l’ultimo disco dei CCCP Fedeli alla Linea, Epica Etica Etnica Pathos (1990).

Luigi Ghirri fotografa per la copertina dei CCCP Fedeli alla Linea
Luigi Ghirri: foto per la copertina dell’album Epica Etica Etnica Pathos (1990).

Protagonista dello scatto è Villa Pirondini di Rio Saliceto, in provincia di Reggio Emilia, il luogo in cui il gruppo di Giovanni Lindo Ferretti registrò il disco nella primavera del 1990. L’immagine utilizzata per la copertina è un capolavoro di Luigi Ghirri e ritrae la cappella della villa, per l’occasione utilizzata come sala mixer.

Luigi Ghirri: lo stile fotografico

Noto per avere lasciato una incredibile quantità di immagini, oltre 150mila, Luigi Ghirri è stato un artista che amava iniziare nuovi progetti, in alcuni casi senza concluderli, da riprendere negli anni come fossero opere aperte e protese nell’arco degli anni. Il paesaggio è sempre stato al centro della sua poetica, ma a ben vedere ciò che realmente interessava a Ghirri era la semplicità delle forme, gli elementi che costituiscono la realtà quotidiana.

Minimalismo e purezza. Sono queste le due parole chiave dello stile fotografico di Luigi Ghirri, che riusciva a trascendere dalle forme, offrendo una riflessione metafisica dei suoi scatti più riusciti. Ed ecco allora che i paesaggi immortalati ci appaiono eterei e sfumati, le persone sono rare e lontane, il vuoto invadente. In tutto questo, la scelta cromatica diventa un aspetto fondamentale.

Le sfumature degli esordi, brillanti e pop, si fanno nel tempo più tenui virando verso tonalità pastello in cui dominano l’azzurro pallido, il giallo più tenue, il rosa. Ghirri fu uno dei primi grandi fotografi a dare al colore una dignità “alta”, visto che ai suoi esordi il bianco e nero era ancora l’unica via per essere presi sul serio, a sfavore dei colori che erano percepiti come una scelta pubblicitaria o da “cartolina”.

Come già accennato, la fotografia di Ghirri era parsimoniosa con la presenza delle persone, perché preferiva definire il genere umano attraverso gli oggetti della sua vita, le sue abitazioni, i luoghi delle vacanze.

Architettura, paesaggi e interni. Nel primo caso il fotografo emiliano prediligeva le periferie ai grandi centri storici, l’edilizia popolare alla grandiosità monumentale, nonostante – su consiglio dell’architetto Aldo Rossi, su richiesta del governo francese – produsse un servizio alla Reggia di Versailles.

Tra i luoghi immortalati da Ghirri, un posto particolare hanno i panorami della sua regione, l’Emilia. Mare, campagne, edilizia del nuovo benessere economico che si stava diffondendo dopo il Boom degli anni Sessanta. Negli ultimi anni, tuttavia, la sua attenzione si spostò anche verso gli interni, in particolare quelli dello studio del pittore Giorgio Morandi. Anche in questi scatti, la vita di una persona è raccontata attraverso gli oggetti del suo mestiere, con una poeticità prosaica difficilmente riscontrabile in altri fotografi del suo tempo.

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