Messico-Nicaragua in bicicletta

INTERVISTA A MIGUEL ANGEL RODRIGUEZ CHOW

Una delle caratteristiche salienti della mia attività di scrittore è che i miei testi riflettono la mia vita, quello che mi appassiona e quello in cui credo. In una vita passata a scrivere posso notare come quello che propongo sia sempre legato al mio percorso e, dunque, posso affermare che nella mia scrittura incontrerete sincerità e cose legate alla mia sfera personale.

Frequentando gruppi di appassionati di bicicletta su facebook, mi sono imbattuto in questa storia di Miguel Angel, che non conosco personalmente, ma che ho deciso di contattare perché davvero interessato a sapere di più sul suo viaggio in bicicletta dal Messico al Nicaragua e proporre poi la nostra chiacchierata ai lettori di Reflex Mania.

In un periodo così particolare e difficile come quello che tutti noi stiamo attraversando, credo sia positivo presentare questa storia che è dotata di tanta poesia e spirito di avventura, ma anche di profonda umanità e voglia di conoscere il mondo ed entrare in contatto con altre persone.

Cosa ti ha spinto a intraprendere questa avventura?

Vedi, il mio viaggio l’ ho chiamato “pedalare contro la pandemia”.

È una protesta contro i mali più letali che la nostra umanità ha subito negli ultimi tempi: guerre, terrore, avidità, odio razziale, discriminazione, femminicidi, razzismo, xenofobia e dominio forzato dell’impero.

Tutto è l’espressione più chiara del virus più mortale della storia: il sistema di produzione capitalista, atroce, dannoso e disumano.

Un intenso desiderio di partire è nato in me. Voglia di andare e conoscere, sapere cosa c’è oltre l’orizzonte che molte volte è solo una linea davanti ai nostri occhi.

È anche un viaggio profondo dentro di me… Il viaggio più lungo della vita.

Cominciamo con la bicicletta. L’hai comprata usata in uno dei gruppi su Facebook. Raccontami la storia di come l’hai trovata. 

Pensa che non sapevo nemmeno come acquistare una bicicletta. Inoltre, ci sono voluti circa 18 giorni e non sapevo nemmeno come riparare il freno posteriore. Fino a quando un uomo incontrato durante il cammino mi ha mostrato come farlo.

Pubblicai dei post nei gruppi in cerca di consigli e iniziarono ad arrivare offerte, raccomandazioni e commenti. Ho avuto difficoltà a districarmi tra le marche di bici… Non so ancora quale sia la marca migliore… So soltanto che la bicicletta che mi hanno venduto mi ha trasportato senza problemi dal Messico al Nicaragua.

La bici mi è stata venduta per 1.000 pesos (meno di 50 euro). È una mountain bike, in ferro, con il telaio dipinto di seconda mano in nero. Ho adattato le velocità e preso un portapacchi posteriore. Il tutto mi è costato 1.950 pesos messicani.

Come ti sei preparato prima del viaggio? Che consiglio hai per qualcuno che volesse intraprendere un viaggio del genere, in termini di preparazione fisica?

Sono nato in Nicaragua. È la terza volta che viaggio in Messico. Questa volta sono arrivato nell’agosto del 2019, prima della pandemia. Mi sono innamorato del Messico e della sua gente; è un paese meraviglioso.

Prima del viaggio, stavo viaggiando attraverso il nord del paese nello stato di Coahuila, imparando di più su quelle grandi terre di dinosauri e paesaggi lussureggianti.

Ho vissuto da vicino le esperienze con i migranti che si recano negli Stati Uniti attraverso il Rio Grande.

Quando sono tornato a Città del Messico è iniziata la pandemia. Volevo andare a Cabo San Lucas, scalare l’Orizaba e andare nella giungla di Lacandon… ma tutto è stato cancellato per la situazione.

Ho ottenuto un lavoro in una rosticceria e così sono riuscito a mettere da parte del denaro che poi ho utilizzato per acquistare la bicicletta e dei pezzi di artigianato di ambra di Simojobel, in Chiapas, che ho venduto o scambiato con cibo lungo la strada.

Più che una condizione fisica o economica, è il profondo desiderio di fare qualcosa. È tutto ciò che ti emoziona.

La condizione fisica si incontra via via sulla strada. Tutto poco a poco. Non avevo mai viaggiato in bicicletta, il primo giorno volevo già rinunciare. Ma, dopo una settimana, ho iniziato a percorrere 70 km, poi da 90 a 123 km al giorno.

Personalmente credo sia meglio andare lentamente, ho scoperto che più velocemente si raggiunge un obiettivo in km, meno apprezzi lo scenario e ciò che ti circonda. Si tratta solo di lasciarsi andare e godersi tutto.

Eri solo durante il viaggio?

In viaggio, non siamo mai soli. E se crediamo di essere soli, non viaggiamo.

Siamo sempre accompagnati da natura, animali, persone, pioggia, luce solare, aria, pensieri, odori, ecc.

E dove hai pernottato quando ti fermavi?

Il primo giorno avrò fatto circa 30 km, penso. Volevo davvero tornare indietro. Ho alloggiato in un hotel prima della cabina di controllo di San Marcos, al confine col Guatemala. Il giorno dopo sono tornato in sella, sono salito e ho iniziato a pedalare.

I giorni seguenti ho dormito nella mia tenda nelle stazioni di servizio, in posti vicino alle strade, in alcuni centri turistici che mi hanno dato lo spazio per mettere la mia tenda, cortili di alcune case che incontravo lungo la strada.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato?

A causa delle misure di sicurezza prese per il covid-19, non ho potuto soggiornare in alcune comunità. Quindi ho dovuto uscire dalle zone abitate e pedalare fino a quando calava la notte e riposare a lato della strada.

Immagino che tu abbia incontrato persone diverse durante questo viaggio. C’è qualcuno tra loro che ricordi con particolare affetto?

Mariíta, una ragazza indigena guatemalteca, super carina e dolce. La sua famiglia mi ha permesso di rimanere a casa per una notte. È stato molto bello condividere un pò di tempo con la famiglia Cardona in Guatemala.

Ci sono altri viaggi simili nel tuo futuro?

Sì, il mio sogno è visitare il Sud America. Scendere nel Pacifico fino in Patagonia e risalire per i Caraibi in Brasile.

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