
Con oltre 4 milioni di copie vendute in tutto il mondo e più di 60 titoli pubblicati a suo nome, fra i quali il bestseller “l’occhio del fotografo”, Michael Freeman si conferma come uno degli esperti di fotografia più produttivi di sempre.
Nato nell’Inghilterra del 1945, rimane affascinato dall’arte della creazione delle immagini fin dall’adolescenza.
In un’epoca in cui le fotocamere digitali erano solo un’utopia, tutto era impresso su pellicola: ogni istante, viaggio, dettaglio o ritratto veniva alla luce dal buio di una camera oscura. In quel momento nasceva la vera magia, una sensazione che i fotografi contemporanei possono solamente immaginare ma che invece faceva sentire Michael vivo come non mai.
La famiglia di Freeman, però, non la pensa allo stesso modo e fa pressione affinché il figlio si iscriva alla prestigiosa Università di Oxford, con l’obiettivo di costruirsi un solido futuro dal punto di vista professionale. Così Michael inizia a studiare Geografia e Antropologia: ancora non lo sa, ma questa scelta si rivelerà molto azzeccata per la sua carriera di fotografo.
Imparare a leggere i luoghi e le persone gli permetterà di sviluppare uno sguardo unico e consapevole sul mondo che lo circonda, riuscendo a coglierne tutte le più piccole sfumature.
Dopo la laurea, Michael Freeman inizia a lavorare nel settore della pubblicità presso un’agenzia di nome Benton & Bowles, ed è proprio in questo periodo che la sua mai sopita vocazione per la fotografia torna prepotente a farsi sentire.
A questo punto Freeman non può più ignorarla e decide di chiedere due mesi e mezzo di aspettativa per risalire il Rio delle Amazzoni con la sua Hasselblads di seconda mano. Questo viaggio rappresenta una svolta decisiva nella vita di Michael Freeman: le sue foto accendono l’interesse della casa editrice Time-Life, che le sceglie per diventare le copertine di una serie di libri in uscita dedicati proprio all’Amazzonia. È fatta, finalmente il sogno si è avverato. Michael si licenzia dall’agenzia pubblicitaria e muove i primi passi come professionista nel mondo della fotografia.
La lunga collaborazione con lo Smithsonian
Inizia così per Freeman una grande carriera come fotoreporter, che lo porta a viaggiare in lungo e in largo attraverso paesi come il Sudan, la Colombia, la Cambogia e tutto il Sud-Est Asiatico.
Lo scopo di ogni tappa è documentare lo stile e le condizioni di vita di alcune popolazioni sparse negli angoli più poveri e difficili del globo: la casa editrice Time-Life, ad esempio, lo invia per tre mesi al confine fra Tailandia e Birmania per fotografare gli Akha, una minoranza etnica locale.
Nel 1989 è la volta della Cambogia, un paese all’epoca dilaniato della guerra civile. Freeman si trova lì per fotografare le rovine di Angkor Wat, e raccoglie così tanto materiale da poter pubblicare in seguito ben 5 volumi sul tema.
Fedele alla sua formazione da antropologo, quando viaggia Michael Freeman cerca di immergersi totalmente nella cultura del paese che lo ospita. Osserva gli usi e costumi locali, impara le espressioni linguistiche più usate, fa tutte le domande possibili per entrare in contatto con la gente del posto.
Mangia persino insieme a loro ogni volta che può, poiché ritiene che il momento della condivisione del cibo sia uno dei più importanti per capire a fondo qualsiasi cultura. La curiosità antropologica è l’ingrediente segreto dei suoi scatti, che ritraggono la quotidianità di persone e luoghi sparsi in ogni angolo del pianeta.
Le fotografie di Michael Freeman vengono pubblicate dalle più importanti riviste internazionali, prima fra tutte quella dello Smithsonian Institution, ovvero il museo e centro di ricerca più grande del mondo. La sede principale si trova a Washington, ma l’istituto gestisce anche diversi musei e gallerie in altri stati americani, fra cui New York, Virginia e Panama. Nel corso di una collaborazione durata circa 30 anni, la testata pubblica circa 40 articoli firmati dal celebre fotografo, segno di stima reciproca e di condivisione delle medesime vedute.
Al di là della tecnica: la passione per l’insegnamento
Ci sono tante persone là fuori che ancora non sanno di possedere un particolare talento, o una semplice predisposizione verso un’arte come la fotografia o discipline similari. Forse non hanno ancora trovato il modo di esprimersi, oppure non sanno proprio come fare per tirare fuori quello che hanno dentro.
Grazie alla sua esperienza, Freeman capisce che a volte basta poco per creare le giuste condizioni e accendere il fuoco della creatività in chi già lo possiede. Ecco perché dedica gran parte della sua carriera e del suo tempo all’insegnamento della fotografia, per guidare gli appassionati lungo un percorso di trasformazione che lui per primo ha intrapreso.
Il suo stile è formale, classico, ricco di spiegazioni dettagliate sui diversi concetti ed elementi chiave della fotografia. Tende ad utilizzare un linguaggio elaborato, a volte complesso, e sembra farlo quasi in maniera intenzionale, come per filtrare il suo pubblico e scoraggiare chi, della fotografia, vede solo il lato “hobbystico”.
Michael Freeman ha pubblicato oltre 60 libri sul tema della fotografia e ha all’attivo diversi corsi online e workshop organizzati principalmente nel Sud-Est Asiatico, meta a lui particolarmente cara.
“L’istruzione è il modo in cui le persone crescono, in tutti gli ambiti. Ecco perché è così importante”, sostiene il fotografo.
Una convinzione che lo porta a dedicare molto tempo nel perfezionare i suoi corsi, in modo da offrire solo il meglio agli studenti. Ne sanno qualcosa i ragazzi del British Open College of the Arts, l’università britannica presso cui Freeman tiene un corso a distanza proprio sulla fotografia.
L’occhio del fotografo, il libro best seller di Michael Freeman
Fra tutti i libri scritti dal celebre artista, “L’occhio del fotografo” è senza dubbio considerato il suo capolavoro.
Questo libro non è adatto ai principianti: non è un manuale di tecnica fotografica, non spiega come funziona il diaframma né quali parametri regolare per ottenere delle buone immagini.
Chi sta cercando un libro per imparare a scattare, farebbe meglio ad acquistare “Il libro della fotografia digitale” di Scott Kelby, che è anche il manuale più venduto della storia. Lo stile di Kelby è più informale, diretto e semplice rispetto a quello di Freeman, e si rivolge al lettore come se se quest’ultimo fosse un amico e compagno di uscite fotografiche che deve ancora imparare ad accendere la macchina fotografica.
Freeman, dal canto suo, concepisce la fotografia come una vera e propria arte. “L’occhio del fotografo” è un inno alla composizione e ai suoi diversi elementi: l’inquadratura, le luci, gli oggetti presenti sulla scena.
Si concentra su tutto quello che avviene prima dello scatto vero e proprio, sull’importanza di saper leggere lo spazio che ci circonda e di pianificare nei dettagli l’immagine che abbiamo in testa.
“La maggior parte delle persone che usano una fotocamera digitale per la prima volta, cerca di imparare a usare i diversi comandi lasciando da parte le idee. Scattano seguendo l’intuito, a seconda di quello che piace loro o meno, senza chiedersi il perché. E inquadrano la scena di conseguenza”. Con questo libro, Michael Freeman vuole portare l’attenzione del lettore sull’importanza della composizione: quale modo migliore di farlo, se non scrivendo un intero manuale sul tema?
Il libro è diviso in 6 capitoli, ognuno dedicato a un argomento specifico:
- L’inquadratura: come riempirla, come allineare l’orizzonte, focus sui tagli e le dinamiche creative
- Le basi del design: in questo capitolo ci sono sezioni dedicate al contrasto, alla texture, all’equilibrio cromatico e molto altro
- Elementi grafici e fotografici: linee orizzontali, verticali e diagonali, le curve, il focus, l’esposizione e molto altro
- Comporre con la luce e il colore (inclusa una sezione sul bianco e nero)
- Intento: un capitolo che si propone di indagare le motivazioni che stanno alla base di uno scatto
- Processo creativo: la ricerca dell’ordine, della contrapposizione e dell’anticipazione
Lo scopo del libro non è tanto quello di insegnare al lettore le regole per una composizione ottimale, quanto quello di stimolare in lui domande e interrogativi riguardo le proprie motivazioni e modo di fotografare.
“L’occhio del fotografo” fa parte della serie di manuali dedicati alla fotografia scritti da Michael Freeman, insieme ad altri titoli importanti come “La mente del fotografo”, “Capturing Light – L’essenza della fotografia”, “Capturing the moment – l’Essenza della fotografia”. Tutti mirano a far riflettere l’aspirante fotografo sugli aspetti filosofici, psicologici e personali di quest’arte, da cui è possibile trarre preziosi insegnamenti che vanno al di là della pura e semplice tecnica.
Se stai muovendo i primi passi nel mondo della fotografia, ti consiglio di dare un’occhiata alle opere di Michael Freeman. Sono certa che, a fine lettura, avrai appreso un nuovo modo di leggere le immagini più consapevole e completo, che ti permetterà di fare il salto di qualità tanto desiderato.
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Valentina Zanzottera