Un mondo in negativo

Son passati i tempi in cui i fotografi avevano a che fare con i negativi fotografici! Dico purtroppo, perché ci insegnavano molto: anche a vedere la realtà in modo diverso, a interpretare le luci e le ombre e a comprenderle maggiormente.

Certo, chi scattava su pellicola negativa a colori si ritrovava in mano delle strisce arancioni, perché c’era una maschera “rossa” su tutte le foto e tuttavia l’effetto era straniante e affascinante.

A me, spesso, piacevano di più le foto viste al negativo che il positivo che poi ne ricavavo. Mi capita ancora oggi, visto che pratico la fotografia analogica nei ritagli di tempo. Di più: visto che poi duplico ed elaboro digitalmente i negativi, ho la possibilità di vedere in modo istantaneo come si trasforma un negativo in un positivo.

E questo mi ha confermato che a volte la foto che mi sembrava tanto interessante al negativo, in positivo è da scartare. Sembra così normale, quasi noiosa! Invece al negativo ha qualcosa di così strano, spettrale, misterioso. Insomma, sembra di osservare qualcosa che – in effetti – noi non possiamo vedere.

Per questo ogni tanto mi diletto in un esercizio – che poi è anche una modalità di sollecitare l’istinto creativo e che consiglio anche a te – che consiste nel “negativizzare” le foto digitali. In fondo siamo fortunati: oggi basta un “click”. Tutti i software hanno questo comando, anche quelli gratuiti e dunque è facilissimo invertire le foto.

Come vedi l’albero della foto sopra (una sughera) ha le fronde quasi nere e il tronco bianco. Li vedi mai alberi così? Basta un click e puoi comprendere come un monso alternativo è quasi sempre a portata di mano, continuamente. Ovviamente non mi riferisco solo al mondo in negativo: la realtà può essere interpretata in mille modi, e il negativizzare le foto, anche quelle banali, ci permette di verificarlo con estrema facilità.E al contempo si impara moltissimo. Ad esempio a giudicare la gamma tonale della foto senza essere influenzati dal soggetto che stiamo guardando.

I correttori di bozze, quelli che correggono i testi dei libri o dei giornali, utilizzano un trucco simile per scovare gli errori di battitura: leggono il testo al contrario, partendo dalla fine e andando verso l’inizio. Così non si viene “presi” dal testo e si osservano solo le singole parole. Ecco, negativizzare è in qualche modo un processo simile. Ci permette di capire se la nostra fotografia ha tutte le carte in regola per funzionare, o almeno ci facilita il compito.

Con quelle a colori si impara anche la teoria dei colori complementari, di cui sicuramente hai sentito parlare. Il colore complementare è appunto l’inverso di quello che hai davanti e accostando i due si ottiene il massimo contrasto. Il rosso e il blu sono ad esempio complementari e dunque una fotografia in cui domini tale colore (ad esempio un cielo azzurro) diventa rossiccio se reso in negativo. In un attimo andiamo dalla Terra su Marte!

Nelle fotografie BN l’inversione porta ovviamente a rendere bianche le ombre e nere le alteluci e il mondo visto così è spesso affascinante. Non a caso ci sono stati diversi fotografi che hanno creato progetti di questo tipo. All’epoca dell’analogico si poteva ottenere facilmente una stampa negativa utilizzando carta fotografica “direct positive”, oppure creando un internegativo. Ma appunto oggi è tutto più facile e sperimentare richiede poco tempo e poco impegno.

Ovviamente quel che cambia non è solo l’aspetto meramente visivo, anche quello percettivo. Infatti una foto luminosa, ad esempio un’immagine minimalista con un albero reso graficamente immerso nella nebbia o nella neve, diventerà un’esile figura chiara in un contesto sostanzialmente nero, cupo, quasi notturno. In verità se abbiamo un’immagine High Key, possiamo passare direttamente a un’immagine Low Key, con grande facilità: guarda questo traliccio con i fili su cui sono poggiati numerosi storni per vedere la magia compiersi.

E una cascata bianca, simbolo di energia e vita, diventerebbe una striscia nera, come se dalle rocce (ora chiare) precipitasse dell’inchiostro di china.

Io credo anche che fare un simile esercizio possa portare a comprendere meglio come funziona la fotografia in generale. In effetti, se ci pensi su un attimo, invertire i colori o i toni – insomma, negativizzare la foto – è un’operazione semplicissima eppure cambia del tutto l’impatto della foto. Davvero sembra un’altra.

Questo dovrebbe farci riflettere su come piccoli cambiamenti possano portare grandi conseguenze: vale per la vita. Figuriamoci per la fotografia! Come tante modalità “creative” convertire in negativo una foto, anche solo per prova, ci apre molte prospettive diverse, ci fa riflettere, ci mostra elementi che non avevamo visto direttamente e naturalmente può ispirarci un qualche progetto interessante.

Se ci pensi, cosa “dice” una fotografia al negativo? Beh, la risposta più ovvia è che quel che stiamo guardando è irreale, fantastico e misterioso, ma anche – appunto – negativo. Dunque uno scenario industriale, di inquinamento, di guerra, di violenza o altre tematiche di notevole impatto, possono diventare ancor più coinvolgenti se si sottolinea la loro negatività… negativizzandole.

La foto di un nocciolo come quello della foto sopra, reso al negativo lo trasforma in un oggetto luminescente nel buio, e di colore violetto: non ti sembra che questo possa rendere bene l’idea dell’impatto che questa coltivazione ha sugli ecosistemi, visto che richiede grandi quantità di sostanze chimiche, a cominciare dai diserbanti? L’industria vuole nocciole perfette e per ottenerle si debbono fare continui trattamenti, e le sostanze poi finiscono nelle falde, nei fiumi, nei laghi, nelle nostre case. Certo, occorrerebbe creare un progetto più articolato e non basta una foto, ma spero di aver reso l’idea.

Ma a parte questi utilizzi “seri”, in verità quello che volevo suggerirti era semplicemente di sperimentare questa semplicissima tecnica e magari – al solito – di creare una cartellina sul desktop (come ho fatto io) dove mettere quelle foto che, al negativo, ti piacciono di più o ti convincono maggiormente. E ricorda: visto che sei “in fuga dalla realtà” non hai vincoli. Così l’albero sopra, semplicemnte lavorando con la regolazione dei colori, può tornare a essere verde, pur rimanendo strano.

A onor del vero potrebbe anche diventare blu, rosso, arancione, perché no? Andy Warhol approverebbe…

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