
Oggi vorrei trattare un argomento che, per me, è forse quello più difficile in assoluto da affrontare: la fotografia di strada.
Il titolo è volutamente ingannevole e la scelta di usare due lingue diverse vuole aumentare il senso di confusione.
Prima ancora di iniziare devo fare una confessione pubblica: la fotografia di strada non mi piace (altro che mon amour!).
La fotografia di strada è un genere fotografico che non mi cattura. In nessuna maniera.
In realtà ho anche una seconda, necessaria, confessione da farti: Henri Cartier Bresson non mi piace.
Se avessi scritto una cosa del genere sulla bacheca di un social qualunque sarei sicuramente stato coperto di insulti per poi essere bannato e – forse – scomunicato e messo al rogo.
In effetti io non ho scritto nulla di così scandaloso… non ho scritto la street fa schifo e Cartier Bresson era un somaro… ho solo, semplicemente scritto che entrambe le cose non mi piacciono.
Ma dopo tutta questa complicata introduzione, dove voglio andare a parare?!
Buone fotografie di street – in giro sui social – ne vedrai veramente poche.
Questo genere, in realtà assai complesso, è stato preso di mira dalla massa perchè qualsiasi brutta fotografia (mossa, sfocata, esposta male, inquadrata a caso, con soggetti banali) può sempre essere spacciata per STREET dall’artista di turno!
Sebbene io non ami per niente questo genere mi sono trovato, mio malgrado, a scattare foto per strada e dato che io, al contrario di Cartier Bresson, sono un somaro, tirerò fuori dal cassetto esempi più o meno scandalosi e, cosa più importante, mai pubblicati prima!
Andiamo ad iniziare con un esempio da non seguire.

Lago di Como. Traghetto Varenna/Menaggio. Nel mio archivio ho tante foto di persone che fotografano altre persone. E’ qualcosa che mi attira e, quando riesco, scatto sempre una foto.
Questa fotografia, però, non la pubblicherei mai… le tre persone in primo piano (una delle quali completamente nascosta) sono di troppo e – in ogni caso – la scena nel suo complesso non mi sembra niente di eccezionale.
E’ vero che la street riprende momenti di vita comune ma è anche vero che la fotografia dovrebbe sempre essere perlomeno interessante. Questo non andrebbe mai dimenticato.
Riprovo con questa.

Mantova. Un pianista suonava nel mezzo di una piazza e una signora aveva preso una poltrona dalla distesa di un bar e si era messa comoda ad ascoltarlo.
Quando avevo deciso di scattare pensavo di aver catturato una buona immagine poi vista successivamente… non mi ha più convinto.
La testa del pianista e della signora in ascolto scompaiono quasi nello sfondo colorato delle persone che assistono al concerto improvvisato. Anche il punto di ripresa, a pensarci bene, non mi piace; avrei dovuto tentare qualche scatto in più.
E pensare che questa è la migliore di una serie di fotografie dedicate ad un progetto di street durato una giornata intera! Impara a rassegnarti al fatto che possa succedere che al ritorno a casa non ci sia niente di buono dentro la tua macchina fotografica…

Napoli. Piazza del Plebiscito. Il carrettino dei gelati con la vespa scassata (rigorosamente azzurra!) è una cosa che da noi non si vede più da tempo.
I due bambini che giocano in primo piano creano un legame con il carretto (bambini = gelati) sebbene non lo stiano guardando: questo legame-senza-sguardo dona una certa tensione all’immagine.
L’inquadratura mi sembra molto buona anche se non avevo tante altre possibilità visto che a destra c’era altra gente (si vede una piccola ombra che testimonia la presenza di qualcosa/qualcuno).
I colori sono pochi (al contrario della foto con il pianista dove la varietà di colore disturba molto).
Ci stiamo avvicinando a qualcosa di decente…

New York. Il signore anziano con l’impermeabile (tipico dei film!) alza il braccio per chiamare un taxi.
La via è piena di taxi gialli e sulla sinistra si vede una bandiera americana: chiunque può localizzare la foto in un luogo ben preciso perchè molto conosciuto.
Lo scatto non è diretto ma è fatto sul riflesso di una vetrata. Un tocco di fantasia che non rovina, a mio parere, l’immagine ma la valorizza.
Eppure quello che risalta immediatamente è il vaso bianco con i fiori coloratissimi mentre il signore anziano, decisamente troppo decentrato, si nota solo in un secondo momento… e poi… è rivolto verso l’esterno dell’immagine!
Niente da fare. L’intenzione c’era ma il risultato non ne vale la pena. Da non pubblicare.

Barcellona. Questa foto è stata fatta dal secondo piano di un pullman turistico scoperto (quelli che si usano per visitare rapidamente i luoghi più importanti delle grandi città).
Tutto parla di denaro. Le scritte, il simbolo del dollaro e un super-eroe colorato e muscoloso.
Al centro dell’immagine una persona dalla carnagione olivastra (quindi che fa immediatamente pensare ad uno straniero) cammina a testa bassa con le mani dietro alla schiena reggendo una borsina di plastica. Il fatto che noi colleghiamo spesso gli stranieri alla povertà fa sì che questa persona sia assolutamente fuori luogo in questa scena.
I semafori pedonali rossi (questo si è trattato di una pura combinazione) sembrano confermare che questa persona non possa andare da nessuna parte quindi sottolineano la sua tristezza: non ho soldi (e la saracinesca è chiusa quindi non posso neppure chiederne in prestito) dunque non posso uscire dalla mia povertà.
Non c’è male. Forse avrei potuto pubblicarla e ricevere anche qualche pollicino alzato. Per il momento rimane qui su L’asociale.

Reggio Emilia. Piazza Prampolini. Il mercato centrale della città si svolge qui.
Una mendicante chiede l’elemosina in mezzo ad una folla di persone indifferenti (questa cosa è sottolineata dal fatto che nessuno la guarda perchè chi non è girato di schiena guarda altrove) che potrebbero aiutarla – se sono al mercato qualche soldo in tasca lo hanno di sicuro – ma la evitano.
Il bianco e nero si è reso necessario per semplificare la scena. La differenza (nella foto a colori) dei poveri abiti della donna confronto a quelli alla moda della folla era più evidente ma il colore distraeva troppo.
Il soggetto è classicamente posizionato su uno dei punti di forza ed è ben isolato dallo spazio vuoto che ha intorno.
Qui qualcosa di interessante direi che c’è. La foto, comunque, non è mai stata pubblicata perchè, molto spesso, tantissima gente associa la street con alcuni particolari temi sociali (povertà, disagio, emarginazione, ecc.) quindi è propensa ad apprezzare una foto come questa solamente perchè può essere interpretata come una immagine di denuncia.
Io non sono un fotografo di denuncia o uno che vuole mettere in evidenza il disagio sociale (direi che è qualcosa già molto in evidenza per conto suo…) e questa immagine è molto lontana da ciò che mi piace fotografare quindi… non ho mai pubblicato neppure questa!

Concludo con una fotografia che potrebbe essere una delle migliori estratta dalla mia saltuaria e svogliata esperienza di street photography.
Roma. Piazza Colonna. Sullo sfondo il portone di ingresso di Palazzo Chigi. Un anziano in sedia a rotelle sta mettendo in atto una protesta silenziosa. La testa piegata da un lato per la stanchezza. Gli agenti in divisa sullo sfondo – distanti e sfocati – sottolineano la distanza, non solo fisica, dell’uomo da uno dei simboli riconosciuti del potere italiano.
L’immagine è molto semplice e abbastanza essenziale affinchè l’uomo sulla sedia a rotelle venga notato immediatamente. Non mi piace l’inferriata proprio sopra alla sua testa perchè non permette al soggetto di staccarsi per bene dallo sfondo.
Devo ammettere, però, che io sono un perfezionista (forse anche per questo la street, che è un tipo di fotografia imperfetta, non mi piace) mentre qualcun altro potrebbe non notarla nemmeno.
Mi auguro di averti dato qualche spunto interessante e, magari, di averti invogliato a pubblicare (o a rimuovere) qualche tua fotografia dai social.
Per imparare servono anche gli esempi negativi e, qui sopra, ne trovi una bella quantità!
Faccio una breve chiusura parlando di Privacy.
Qualcuno (io non ne posso veramente più) dice che la street è morta.
E’ ancora possibile fare street photography?
Assolutamente sì.
Non serve, come tanti credono, ottenere la liberatoria dalle persone che compariranno nelle tue immagini.
Innanzitutto la prima grande differenza la fa l’atto della pubblicazione: ad esempio, se io fotografo dei minori, in un luogo pubblico, ma le foto le tengo per me non faccio nulla di male.
Qualcuno potrebbe avvicinarti e chiederti addirittura di cancellare le foto dalla tua fotocamera: rimani calmo e gentile ma nega con decisione. Non ne hanno nessun diritto!
In pratica la liberatoria dovrebbe essere richiesta solo nel caso in cui il volto della persona sia la parte principale della fotografia e non sia contestualizzato con l’ambiente circostante. Insomma… un vero e proprio ritratto!