
Se c’è un fotografo degno dell’etichetta di Artista, con la maiuscola nella migliore delle accezioni, questo è Philippe Halsman, genio dell’obiettivo estroso e visionario.
Ai suoi esordi, lo stile vivido e completamente in controtendenza rispetto ai canoni “soft focus” molto in voga negli anni Quaranta dello scorso secolo, lo fece subito emergere da un sottobosco di fotografi “replicanti”, allineati allo stile del periodo.
I ritratti originali ed enigmatici di Philippe Halsman, in particolare, furono ben presto il tratto distintivo di una personalità fuori dal comune. E non è un caso, infatti, che la collaborazione più importante e duratura di tutta la sua carriera fu stretta con l’amico Salvador Dalí, artista istrionico e visionario per antonomasia.
Per chi non è addetto ai lavori, forse il nome di Philippe Halsman è meno noto di quello di altri grandi celebrati fotografi come Helmut Newton o Steve McCurry – per citare due stili completamente diversi ma ugualmente molto noti.
Tuttavia è sorprendente notare come molti degli scatti di Philippe Halsman siano rimasti nella storia del Novecento per poi rimanere immortali, diventando icone di un’epoca.
Uno su tutti è il celebre ritratto di Alfred Hitchcock con il corvo appoggiato al sigaro, per la promozione de Gli uccelli, pellicola del maestro del brivido risalente al 1963.
Per non parlare della maggior parte dei ritratti di Salvador Dalí con i celebri baffi verticali o delle foto dei grandi divi di Hollywood impegnati in salti e piroette contro le leggi della gravità. Philippe Halsman è un nome fondamentale nella storia della fotografia del Novecento e per capire la sua arte, la prima tappa obbligata è… conoscere la sua vita.
Philippe Halsman: da Riga a Parigi
Nato a Riga nel 1906, Philippe Halsman è figlio di una famiglia ebrea. Suo padre Morduch era un dentista, la madre Ita Grintuch era la preside di un istituto scolastico. Dopo le scuole superiori, inizia gli studi di ingegneria elettrica a Dresda, in Germania.
Ora nazione indipendente, la Lettonia era ai tempi della nascita di Philippe Halsman sotto il controllo dell’impero Russo. Il background culturale in cui nacque Halsman fu quindi fortemente influenzato dalla cultura russa e in parte anche dalla vicinanza della Germania.
A ventidue anni, un episodio gli cambia la vita: è accusato di parricidio durante un viaggio in Austria. Il Tirolo, la regione in cui subì le accuse, era una zona fortemente antisemita e contro Philippe Halsman piovvero subito delle insinuazioni ben precise e gravi, derivanti da prove circostanziali che lo condannarono a quattro anni di prigione.
Le persone che fino allora avevano fatto parte della sua vita – amici, parenti e avvocati – riuscirono a limitare la prigionia a due anni, anche grazie al supporto di influenti intellettuali come Thomas Mann, Sigmund Freud, Albert Einstein ed Erich Fromm (tra gli altri). Nel 1930, infatti, il presidente austriaco fece rilasciare Philippe Halsman che nel frattempo aveva contratto la tubercolosi e scritto diverse lettere di prigionia che sarebbero confluite nel libro Briefe aus der Haft an eine Freundin.
L’autoritratto di Philippe Halsman, risalente al 1950.
Dopo la drammatica esperienza austriaca, Philippe Halsman scelse di vivere in Francia. A Parigi iniziò a collaborare con la rivista di moda più prestigiosa, Vogue. Nel giro di pochi anni il suo nome spicca tra i più importanti ritrattisti della allora nascente fashion photography, soprattutto per una tecnica che gli permetteva immagini più nitide dell’allora imperante soft focus.
Con l’invasione tedesca, Philippe Halsman fuggì dapprima nel sud della Francia e successivamente negli Stati Uniti, grazie all’aiuto di Albert Einstein, amico di famiglia che avrebbe fotografato qualche anno dopo.
Philippe Halsman: dalla Francia agli Stati Uniti
Il primo grande successo popolare ottenuto da Philippe Halsman coincide con il suo arrivo negli States, ed esattamente quando la Elizabeth Arden, leader nella cosmetica, usa una sua fotografia con la modella Constance Ford per pubblicizzare un rossetto dal nome Victory Red.
Nel manifesto pubblicitario, la modella è rappresentata con lo sfondo della bandiera degli USA. L’immagine è in bianco e nero con solo due elementi in rosso: le labbra di Constance Ford e il nome del rossetto. Grazie al successo di questo advertising un anno dopo, siamo nel 1942, Philippe Halsman è reclutato dalla rivista Life per una copertina: la prima di una lunga lista, per il prestigioso magazine americano.
Nello stesso periodo incontra Salvador Dalí ed è l’inizio di una lunga collaborazione. L’artista surrealista è un’enorme fonte di ispirazione per Philippe Halsman. La foto simbolo del loro sodalizio artistico è sicuramente Dalí Atomicus, del 1948. Nello scatto, c’è tutta la nuova poetica di Philippe Halsman: gli oggetti ritratti sono sospesi a mezzaria, inclusi l’artista spagnolo e tre gatti investiti da un fiotto d’acqua.
La fotografia è un evidente rimando alla Leda Atomica di Dalì, come si può notare sulla destra della fotografia. Qualche tempo dopo Philippe Halsman dichiarò che ci vollero 28 tentativi prima di giungere allo scatto definitivo, come era stato pensato.
Nel 1947 Philippe Halsman realizzò uno degli scatti più celebri della sua carriera, quello per Albert Einstein, che durante lo shooting fotografico rilasciò un’intervista in cui dichiarò tutto il suo dolore per il ruolo degli Stati Uniti nella realizzazione della bomba atomica. Quella stessa immagine sarebbe stata utilizzata quasi vent’anni dopo dal Time, quando dichiarò il genio della fisica “uomo del secolo”.
Lo scatto di Philippe Halsman per Einstein è stato utilizzato anche per un francobollo degli Stati Uniti d’America.
Nel 1951 la NBC chiese a Philippe Halsman di immortalare diversi personaggi dello spettacolo, tra i quali Groucho Marx e Bob Hope. Durante la sessione fotografica Halsman chiese agli attori di farsi catturare dal suo obiettivo a mezzaria, come già era successo con l’esperimento fatto con Salvador Dalì. Era nata la cosiddetta “Jumpology”, vale a dire la tecnica del “salto” che ebbe tra i suoi protagonisti le più grandi celebrità del periodo come Marilyn Monroe, Richard Nixon, il Duca e la Duchessa di Windsor.
Negli anni Sessanta e Settanta la popolarità di Philippe Halsman raggiunge il suo apice grazie a diverse copertine del Time. Ai nomi già citati si aggiungono alla lunga galleria di celebrità nomi come Alfred Hitchcock, Pablo Picasso, Winston Chrchill, Judy Garland e Jean Cocteau. Anche John F. Kennedy è tra i protagonisti del suo obiettivo, in due sessioni: una fotografia è utilizzata per un libro biografico sul presidente degli Stati Uniti, mentre un altro scatto è usato per la campagna senatoriale.
Nel 1958 Philippe Halsman è incluso dalla rivista Popular Photography tra i “Dieci migliori fotografi del mondo” e nel 1975 riceve il premio alla carriera dalla American Society of Magazine Photographers, di cui era stato il primo presidente nel 1945. Quattro anni dopo, nell’estate del 1979, Philippe Halsman muore a New Yor
Lo stile fotografico di Philippe Halsman
Quando chiedi a una persona di saltare, la sua attenzione è principalmente rivolta a quel gesto e la maschera cade così che appare la persona vera – Philippe Halsman
Come già si è detto, il surrealista Salvador Dalí ebbe un forte impatto sullo stile fotografico di Philippe Halsman, soprattutto negli anni Quaranta. La summa di questa collaborazione è racchiusa in un libro del 1954 intitolato Dalí’s Mustache, in cui l’eccentrico artista spagnolo compare in 36 immagini, ognuna con uno styling diverso dei celebri baffi. Il surrealismo rimane però l’impronta più evidente nel lavoro di Halsman, e un’opera d’arte come In Voluptas Mors (1951) ne rappresenta la prova più eclatante.
Oltre a Dalì, nella fotografia compaiono sette donne completamente svestite, posizionate in modo tale da comporre un teschio. Secondo quanto riportato da Dalì, Halsman avrebbe richiesto ben tre ore alle sue modelle per comporre il suo “disegno”. E in effetti, l’esito finale ha qualcosa di macabro e monumentale al contempo. La fotografia è una delle più celebri di Halsman e fu citata quarant’anni dopo dal film capolavoro Il silenzio degli innocenti, nella locandina che pubblicizzava la pellicola.
La farfalla sulla bocca di Jodie Foster, una volta ingrandita, nasconde una sorpresa ….
Un altro tratto che contraddistingue fortemente la fotografia di Halsman è la cosiddetta Jumpology, sviluppata negli anni Cinquanta. La tecnica del salto racchiude l’intera poetica di Philippe Halsman: tutti i suoi personaggi sono naturalmente sorpresi e spontaneamente divertiti. È In questi scatti in movimento, eppure nitidi e sapientemente illuminati, che si spiega la comunicazione di un artista che aveva una grande missione: togliere dal volto delle celebrità lo sguardo convenzionale che i media richiedevano, restituendo al mondo la spontaneità di una persona che, a mezzaria, cessava di essere personaggio.
Il “Jump Book” del 1959, lo stesso anno in cui immortalò Marilyn Monroe, raccoglie 178 fotografie di celebrità del mondo dello spettacolo e della politica.
Una lezione da Philippe Halsman
Di fondamentale importanza, per avvicinarsi a una fotografia basata sullo stupore come quella di Halsman, è il libro del 1961 che il fotografo di origine lituana pubblico con il titolo: Halsman on the Creation of Photographic Ideas. Opera preziosa per tutti i fotografi con ambizioni estrose, il libro si basa su 6 regole su cui si basa la tecnica fotografica di Halsman.
- La regola dell’approccio diretto: secondo Philippe Halsman per avere esiti potenti, è fondamentale essere chiari e diretti. Solo in questo modo si può ottenere una fotografia di grande impatto.
- La regola della tecnica insolita: diretti ma originali, in altre parole. In questo caso diventa fondamentale l’originalità della composizione, delle angolazioni particolari e dell’alternanza chiaro/scuri.
- La regola della caratteristica insolita (aggiunta): il fotografo deve catturare l’attenzione del suo pubblico potenziale e questo si ottiene inserendo nella sua composizione un oggetto che nessuno si aspetta, un elemento sorprendente. L’esempio di Philippe Halsman in questo senso è preciso: la fotografia di un ragazzino che tiene in mano una bomba a mano di Diane Arbus possiede ciò che si potrebbe dire… una caratteristica insolita aggiunta.
- La regola della caratteristica mancante: In una composizione dove dovrebbe esserci tutto ciò che ci si aspetta… sarebbe opportuno eliminare una caratteristica che tutti darebbero per scontata.
- La regola delle caratteristiche combinate: Philippe Halsman chiede al fotografo di combinare, con personalità, tutto ciò che si è detto nei punti precedenti.
- La regola del metodo letterale o ideografico: sembrerebbe il punto più semplice, in realtà è quello che richiede maggiore talento innato: fotografare un soggetto nella sua semplicità “letterale”, in modo che possa comunicare il messaggio più chiaro possibile.
Ovviamente quando una personalità geniale, com’è quella di Philippe Halsman nella fotografia, spiega il proprio “lavoro” tutto sembra facile, scontato, quasi banale. Eppure, non lo è.
Sono solo le parole di un genio che trova del tutto naturale descrivere un talento innato. Ma le regole dettate da Philippe Halsman rimangono comunque un punto di partenza da non sottovalutare per qualsiasi fotografo. Sorprendere con la semplicità è la chiave di tutto, nella fotografia secondo Halsman. E a ben vedere, è una regola universale per ogni fotografo.
Cercare di rappresentare una scena nella sua semplicità, tentando di impressionare un pubblico con un messaggio potente non è forse la più importante delle motivazioni che fanno prendere in mano una macchina fotografica?