
MILLERUGHE – Giorgio Bianchi
Introduzione
Giorgio ha davvero fatto sua la frase di Minor White rispetto al “vedere cos’altro è”: per lui infatti quegli insopportabili elementi di disturbo (non solo fotografico) che sono i fili a vista che corrono lungo i muri delle case diventano una sorta di codice morse, linee e punti che “dicono qualcosa”, comunicano, si muovono in su e in giù creando una sensazione dinamica inaspettata. Davvero se l’occhio è allenato e la mente è pronta, qualsiasi soggetto può offrire infiniti spunti! Il lavoro proposto da Giorgio, che potremmo definire minimalista – ma così profondamente diverso dalle declinazioni che un simile aggettivo ha avuto nel tempo, diventando di fatto un cliché – oltre a essere originale è anche graficamente attraente, al punto che ci si dimentica cosa, in realtà, stiamo guardando.
Artist Statement
Le facciate di case e palazzi sono spesso sfregiate dalla presenza di cavi elettrici, di canali di scarico delle grondaie o di tubature del gas, col risultato di stravolgere l’effetto estetico delle architetture originarie. Ma come talora accade, si può trovare una logica anche nel caos. Infatti, puntando la macchina fotografica su dettagli che nella realtà parlano di incuria e degrado, mi sono accorto che stavo osservando non tanto le cicatrici che offendono muri antichi, quanto le rughe che rendono intrigante un viso ricco di storia.
Commento
– Il compito del fotografo è quello di aiutare gli altri a vedere laddove il più delle volte le persone si limitano a guardare distrattamente. Giorgio svolge questo compito con dedizione, creatività e buone capacità fotografiche, tutti elementi fondamentali per ricavare da un soggetto una “storia” che meriti di essere letta. Perché com’è noto, le foto si leggono, non si guardano e basta.