
ANIMAL BODY LANGUAGE – Viktoria Papp
Introduzione
– Il lavoro di Viktoria va a indagare il lato oscuro – nel vero senso del termine – del nostro rapporto con gli animali, spesso trasformati in “oggetti” della nostra curiosità e per questo costretti a vivere ai “margini” di quel che sarebbe la loro natura. Gli uccelli privati della libertà di volare e le scimmie antropomorfe relegate in contesti in cui non possono espletare pienamente la loro socialità, diventano anche simboli di una certa condizione umana che – anche senza le sbarre – rinuncia a volare alto o a empatizzare con gli altri
Artist Statement
Sono stata in questo parco naturalistico e subito mi sono resa conto di voler scattare delle foto che raccontassero lo stato d’animo di questi animali che ormai non si ricordano più che cosa significhi la libertà. Può darsi che non si siano ancora abituati alla presenza dell’uomo, ma la maggior parte di loro mi dava l’impressione di essere triste. Come i scimpanzé solitari, quasi – come dire – depressi: sono rimasta colpita dai loro gesti così umani. Da qui l’origine del titolo, come gli animali parlano con il loro corpo, sguardi, posizioni della testa.
Commento
Viktoria utilizza la composizione e il bianco e nero con notevoli capacità tecniche e comunicative. La serie va dal buio più cupo alla luce, sebbene mai veramente “luminosa”, ma fatta d’ombre. Gli animali sono sempre ripresi relegati in un angolo e solo nell’ultima immagine si arriva a un piccolo segno di speranza, un amico che ci offra una spalla su cui piangere. L’insieme è forte e funziona, dimostrando che l’autrice ha conseguito una forte consapevolezza dello strumento fotografico.