Bianco e Nero – I progetti di fine corso

TORRE MONACHE – Giuseppe Malandra

Introduzione

La narrazione di Giuseppe ci porta in un contesto di campagna in cui il paesaggio sembra essersi fermato nel tempo, con i campi coltivati, i filari della vigna, i campicelli accuratamente lavorati. Però la situazione è cambiata: oramai i contadini vivono in paese, grazie alle auto possono raggiungere i loro campi in qualsiasi momento. La campagna è viva ma quasi inabitata, e a farne le spese sono soprattutto i vecchi casali, trasformati in magazzini o lasciati deperire fino diventare ruderi. Giuseppe ha scelto un solo casale in grado di simboleggiare questa situazione, ma non ce ne mostra che dettagli, per renderlo “universale” , poi ci conduce in un lento avvicinamento tra vecchie strade e fronde di albero, infine ci invita ad allargare lo sguardo verso la campagna solitaria, in attesa della primavera, quella dei cicli stagionali, ma anche quella metaforica di una rinascita sperata, ma ancora lontana da venire.

Artist Statement

In una piccola contrada del mio paese si trova questa piccola casa, che ora è divenuta rimessa per attrezzi agricoli, e siccome mi ricorda molto i tempi passati visti in altre foto, probabilmente quelli dei miei nonni, ho voluto provare a raccontare come questa casa è oramai rimasta sola, mentre prima era vissuta da più famiglie, come normale in quegli anni. Ho posto l’accento un po’ più sulla solitudine che ora pervade questa casa e di come in realtà è un bellissimo posto grazie alle sue vedute, e quindi ho cercato di sottolineare il fatto che oggi tutti “scappano” dalla realtà rurale per andare a vivere nelle città.

Commento

Un lavoro diretto, senza orpelli, cinematograficamente organizzato intorno allo sguardo del potenziale spettatore, che percorre con Giuseppe quelle stesse strade e quasi percepisce le stesse sensazioni. Il bianco e nero è forte, contrastato, quasi “giacomelliano”, a sottolineare la durezza dei tempi, ma anche l’armonia delle forme che, ridotte all’esenziale, rivelano il lavorio continuo, generazionale, dei contadini. Un lavoro ben realizzato e molto coinvolgente.

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