Bianco e Nero – I progetti di fine corso

LA CASA DEL TEMPO ANDATO – Lamberto Oldrizzi

Introduzione

Un vecchio film horror, successivamente riproposto in varie versioni aggiornate, si intitolava “Non aprite quella porta”. Nel suo progetto Lamberto apre eccome quella porta, che non conduce verso mostri o presenze oscure, ma lo fa precipitare comunque in un vortice di ricordi e sensazioni, e noi con lui. Grazie alla fotografia, infatti, il nostro autore ci accompagna in un viaggio nel passato, polveroso, disordinato eppure ricco di memorie e suggestioni. Certo, anche vagamente inquietante, ma le riflessioni che ci permette di fare valgono il rischio!

Artist Statement

Un progetto, forse un  racconto, di una mattinata trascorsa in una vecchia casa contadina sulle colline della Valpolicella. Aprire la porta della vecchia casa è stato come aprire il cassetto dei ricordi. Vecchie abitudini contadine, abitazioni dove veniva contenuta tutta la vita delle persone. La soffitta dove conservare attrezzi e oggetti in disuso ma che non si buttavano; le stanze del piano, illuminate dalle lame di luce che entra dalle finestre, piene di oggetti di una vita e di abiti mai dismessi ed ora buttati alla rinfusa sul vecchio letto. Una vecchia foto di chissà chi, quaderni, vecchi farmaci, bicchieri, insomma tutto  il quotidiano di persone semplici. E poi giù , nella buia cantina con le botti e gli attrezzi del lavoro. Le immagini si sono create necessariamente in bianco e nero, la realtà che guardavo era in bianco e nero; solo oggetti, le persone vivevano nella mente.

Commento

Un progetto del genere in effetti non poteva che essere realizzato in bianco e nero, afferma l’autore, e non si può che essere d’accordo con lui. I colori avrebbero distratto, mentre qui ogni scena è composta per attirare la nostra attenzione su precisi dettagli, per rivelarci – o nasconderci – elementi che nel loro insieme ci restituiscono l’idea di un tempo che fu. Un lavoro che dimostra le indubbie  capacita di Lamberto nello sfruttare la fotografia non solo per documentare, ma soprattutto per emozionare.

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