
La profondità di campo è uno dei principali strumenti creativi a disposizione di chi fotografa, ed una delle prime cose di cui si sente parlare in un corso di fotografia.
Ora:
Descrivere la profondità di campo in fotografia non è difficile, anche se comunque molti fanno un po’ di confusione.
Imparare come controllarla è relativamente complesso, ma alla fine si tratta di gestire 3 fattori principali (e uno secondario, mai menzionato da nessuno) e quindi ce la si fa.
Tradurre il controllo della profondità di campo in un linguaggio artistico ed espressivo è invece la vera sfida del fotografo; una sfida infinita, che durerà tanto quanto la tua passione per la fotografia.
In questa guida, partiremo da zero e affronteremo uno dopo l’altro ognuno di questi aspetti, così che dopo averla letta non ti resterà che fare tanta, tanta pratica.
Ma questo è solo uno degli strumenti creativi che hai a tua disposizione.
Scoprili tutti nel nostro Corso Completo di Tecnica Fotografica
Che cosa è la profondità di campo?
La profondità di campo di una fotografia è tutto lo spazio che il nostro occhio percepisce come nitido.
Questo spazio infatti, attenzione qui perché molti si confondono, non corrisponde al punto focale, ma lo ingloba.
Il punto focale è solo un punto, mentre il nostro occhio è in grado di percepire come nitida anche una zona più o meno grande di fronte e dietro di lui.
L’ampiezza di questa zona nitida è dunque la profondità di campo della nostra fotografia.
Ma da che cosa dipende la profondità di campo?
Cominciamo con i tre fattori principali a cui ho accennato prima.
Essi sono:
- L’apertura del diaframma
- La lunghezza focale
- La distanza del soggetto
Vediamoli uno per uno.
1. Profondità di campo e diaframma
Il controllo dell’apertura del diaframma, pur nella sua semplicità, è forse la risorsa creativa più importante che ha un fotografo. (importanza del diaframma).
Per quanto riguarda la profondità di campo, devi ricordare due cose:
- Più piccola è l’apertura del diaframma (e quindi, più alto è F), maggiore è la profondità di campo
- Più grande è l’apertura del diaframma (e quindi, più basso è F), minore è la profondità di campo
Quindi, per esemplificare, se distanza e focale sono invariate, scattando a F/4 avrai una profondità minore che a F/8.
Molti fanno qualche pasticcio perché si confondono rispetto al numero “F”, non ricordando che quando esso aumenta significa che l’apertura del diaframma diminuisce.
Se però consideri la sbarretta “/”, per quello che è, cioè il segno che rappresenta le frazioni, la cosa diventa più facile da memorizzare: F diviso 8 infatti dà un numero più piccolo che F diviso 4.
Poiché dei tre sistemi di controllo della profondità di campo quello dell’apertura diaframma è il più utile e utilizzato, ti propongo di provarlo facendo un piccolo esercizio:
- Prendi 3 bottigliette di Coca Cola, Gatorade o quello che vuoi tu
- Prendi la tua macchina fotografica e vai all’aperto, di giorno, in una zona ben illuminata (così potrai scattare senza problemi a qualunque apertura di diaframma).
- Posiziona le bottiglie in fila a circa 40 cm di distanza l’una dall’altra.
- Mettiti sulla stessa linea delle bottiglie, a una distanza di un metro e mezzo dalla prima, e con la macchina fotografica alla stessa altezza.
- Imposta la macchina fotografica in modalità “priorità diaframma” e poi metti a fuoco sulla prima bottiglia, alla massima apertura che ti consente la tua macchina fotografica (allontanati appena un po’ se non riesci a mettere a fuoco).
- Ora rifallo, ma questa volta con la minima apertura possibile.
- Noterai che nella prima foto è a fuoco solo la prima bottiglia, mentre nella seconda lo saranno anche la seconda e forse un pezzo della terza, o anche tutte e tre, a seconda della fotocamera e dell’obiettivo che hai.
Noterai anche, ed è la cosa più importante che, persino in una foto così banale cambiare la profondità di campo cambia completamente la percezione del soggetto nella foto. Ed è questo uno dei motivi per cui la profondità di campo è una risorsa creativa così importante.
N.B. Se ti interessa una trattazione più ampia della composizione fotografica, ti consiglio di dare un’occhiata al nostro manuale “Oltre la regola dei terzi“.
2. Lunghezza focale e profondità di campo
Il rapporto fra queste due grandezze è da imparare a memoria:
- →Maggiore è la lunghezza focale dell’obiettivo, minore è la profondità di campo
- →Minore è la lunghezza focale dell’obiettivo, maggiore è la profondità di campo
➤ Minore è la lunghezza focale dell’obiettivo, maggiore è la profondità di campo
Se noti, ho enfatizzato in grassetto la parola “obiettivo”, proprio per ricordarti che parliamo della sua lunghezza focale intrinseca, non della lunghezza focale equivalente a cui scatti.
Quest’ultima infatti dipende anche dal sensore della tua macchina fotografica.
Per esempio, le fotocamere compatte, grazie al crop factor del loro piccolo sensore (vai alla spiegazione se non sai cosa è il crop factor), possono zoommare magari a 200 mm, o a 1000 mm, o addirittura di più.
Però la loro profondità di campo rimane comunque molto grande, perché la lunghezza focale intrinseca dell’obiettivo che montano è tipicamente molto bassa, magari anche solo 20 mm.
3. Distanza dal soggetto e profondità di campo
Siamo arrivati alle ultime due regole, quelle che danno conto della distanza dal soggetto:
- Più il soggetto messo a fuoco è distante, maggiore è la profondità di campo
- Più il soggetto messo a fuoco è vicino, minore è la profondità di campo
➤ Più il soggetto messo a fuoco è vicino, minore è la profondità di campo
Si tratta di un meccanismo di controllo certamente utile, ma da utilizzare con molta attenzione: perché se ti allontani o avvicini al soggetto cambia anche quello che si vede all’interno della tua foto.
E quindi è una strategia da utilizzare solo quando la dimensione relativa dell’immagine non è importante.
Vediamo un esempio:

Creatività e profondità di campo
Decidere che cosa far rientrare nella zona di nitidezza, ovvero decidere la profondità di campo della tua fotografia, è uno degli elementi più importanti attraverso cui puoi esprimere la tua creatività.
In questa maniera infatti puoi influire sulla percezione del soggetto e dello sfondo, sui colori, sulle relazioni fra i vari elementi dell’immagine.
Il modo più semplice per mostrartelo è attraverso delle foto:

Osserva come, nel ritratto qui sopra, il soggetto si stagli nettamente rispetto allo sfondo sfocato (si chiama effetto bokeh).
Uno sfondo nitido avrebbe indubbiamente tolto importanza al soggetto principale, rendendo questa immagine meno impattante.
Nel ritratto è quasi sempre fondamentale mantenere una ridotta profondità di campo, lavorando però il più possibile sull’apertura del diaframma, e il meno possibile sulle altre due strategie.
Infatti:
- Ridurre troppo la distanza dal soggetto darebbe luogo a distorsioni ottiche (il tipico naso a pinocchio).
- Aumentare la lunghezza focale zoomando appiattirebbe sensibilmente la prospettiva del volto.


Maniere diverse di fare una foto di paesaggio: nella foto più in alto, diaframma chiuso al massimo per ottenere la massima profondità di campo. Naturalmente, poiché chiudendo al massimo il diaframma bisogna aumentare il tempo di scatto (se no non passa abbastanza luce) è stato indispensabile utilizzare un treppiedi.
(N.B. Per capire come calcolare la variazione reciproca di diaframma, tempo e iso, è indispensabile conoscere il concetto di “Stop”)
Il soggetto della foto diventa così il paesaggio stesso, con la sua magnificenza e profondità.
Nella foto più in basso invece, il diaframma è più aperto, e complice una lunghezza focale maggiore si ottiene un bokeh in grado di concentrare l’attenzione sulla ragazza accovacciata, lasciando il paesaggio indeterminato, sullo sfondo.


Nelle due foto qui sopra, vedi soggetti simili ma letture completamente diverse, ottenute grazie a diverse scelte di profondità di campo.
Nella foto in alto una focale corta e il diaframma chiuso hanno permesso di avere nitidezza su tutta la staccionata colorata, fino in fondo.
Nella foto in basso invece, focale un po’ più lunga e diaframma più aperto per avere nitidezza solo sulla prima parte della staccionata.: Nella parte più lontana della staccionata, l’effetto è sfocato, ma comunque ancora visibile.

Tipico isolamento del soggetto in una foto sportiva. Chiaramente il diaframma è aperto al massimo, ma l’effetto di sfocare lo sfondo è sopratutto ottenuto grazie alla lunga focale del teleobiettivo.
Non trattandosi di un primo piano sul viso, ma di un corpo in movimento, l’effetto di schiacciatura della prospettiva non infastidisce.
In questi casi avere una ottica di qualità è fondamentale, sia per avere a disposizione aperture diaframma ampie, sia per contenere le distorsioni ottiche tipiche degli scatti a focali lunghe/lunghissime (se ti piace la fotografia sportiva, sappi che è quella con l’attrezzatura più costosa in assoluto!).

Un’asse di legno e una siepe: con un’attenta gestione della profondità di campo e della regola dei terzi, un soggetto insulso si trasforma in una foto interessante.
Ora che siamo in fondo a questa carrellata, ti confesso che quello che abbiamo detto finora è davvero il 90% di ciò che ti serve sapere sulla profondità di campo.
Se però sei un perfezionista, ci sono ancora alcune cose interessanti (iperfocale, calcoli, etc) che per differenti motivi vale la pena discutere.
Vediamole.
Dimensioni dell’immagine e profondità di campo
Come ti avevo anticipato, oltre ai tre fattori principali che abbiamo visto la profondità di campo è condizionata da un quarto, spesso omesso dagli stessi manuali di fotografia.
Tu però non dimenticarti mai che la zona di nitidezza dipende anche, e molto, dalla scala a cui stai guardando l’immagine che hai scattato.
Quando scatti una foto, per prima cosa ne vedi il risultato sullo schermo LCD della tua fotocamera, e questo potrebbe trarti in inganno, facendoti sembrare all’interno della zona di nitidezza cose che, una volta ingrandita l’immagine, ne escono.
Puoi aiutarti allora con lo zoom che ormai ogni schermo LCD ha, ed andare ad ingrandire alcune aree della foto per vedere se e quanto siano davvero nitide.
Come si calcola la profondità di campo
In realtà non conosco praticamente nessuno che la calcoli davvero. Infatti per farlo si utilizza una formula matematica che mette in relazione:
- Lunghezza focale
- Apertura
- Distanza dal soggetto
- Tipologia di fotocamera usata, in particolare con riferimento al suo cerchio di confusione (si esprime con un numero, che è caratteristico – e diverso – in vari tipi di fotocamere)
Tuttavia è utile (e divertente) fare delle simulazioni con numeri reali proprio per avere una idea di come essa possa cambiare in maniera molto marcata al variare dei parametri.
Puoi trovare un simulatore a questo link: inserisci i parametri e lui farà il calcolo per te.
La regola 2/3, 1/3 della profondità di campo
Nonostante il fatto che non la calcolerai mai, ad un certo punto comincerai a sviluppare un certo “occhio” per capire quale sarà l’area di nitidezza della tua fotografia.
E’ utile sapere fin d’ora però che la profondità di campo è più estesa dietro al piano focale che davanti ad esso.
Per definire quanto, in generale si utilizza come “thumb rule” (“regola del pollice” in inglese, ovvero metodo di stima approssimata), il valore 2/3, 1/3.
Cioè, l’area di nitidezza si estende 2/3 dietro al punto focale e 1/3 davanti ad esso. Ricorda però che si tratta, come dicevo, di una regoletta empirica molto approssimata.
Distanza Iperfocale
Si tratta di un concetto su cui si fa tantissima confusione.
Impariamola allora una volta per tutte, lasciando stare le definizioni.
Praticamente, una volta che hai:
- una certa apertura diaframma
- una certa lunghezza focale dell’obiettivo
- un punto da mettere a fuoco
la distanza iperfocale è la distanza fra l’obiettivo e il punto di messa a fuoco tale per cui ottieni la massima profondità di campo.
In particolare, saranno nitidi tutti gli oggetti che stanno dalla metà della distanza iperfocale fino all’infinito.
Quindi, per esempio, data una lunghezza focale del tuo obiettivo di X e una apertura diaframma di Y, se la distanza iperfocale è 5 metri significa che sarà nitido tutto ciò che si trova fra 2,5 metri e infinito.
Se ti interessa approfondire l’argomento della Distanza iperfocale puoi farlo a questo link.
Funzione Anteprima della Profondità di campo
Molte fotocamere ormai ce l’hanno, o come pulsante o come funzione sul menù.
Ed è davvero utile. Infatti quando guardi attraverso il mirino vedi la scena all’apertura più ampia disponibile sul tuo obiettivo, e quindi non riesci a capire quale effetto avrà l’apertura che invece hai scelto, cioè quale sarà la zona di nitidezza della tua immagine.
Per capirne l’effetto, tieni premuto il pulsante di anteprima della profondità di campo, scorri attraverso i vari valori di apertura del diaframma e cerca di fare attenzione a come cambia la nitidezza a seconda dei valori di stop impostati.
Molti fotografi ritengono questa funzione un fronzolo, altri invece non sanno nemmeno che esiste!
Tu invece usala tutte le volte che puoi (sempre che il fermarti a consultarla non ti faccia perdere l’attimo), e in breve svilupperai grande precisione nello scegliere ogni volta l’apertura adatta all’effetto che vuoi ottenere.
Dominare la profondità di campo
Direi che davvero, da un punto di vista teorico, sulla profondità di campo non c’è niente di più da sapere di quanto abbiamo visto in questo articolo di oggi.
Anzi, in effetti ce n’è anche di meno! Perché, come ti ho detto, difficilmente avrai la necessità di calcolare la profondità di campo o l’ iperfocale, e se un giorno l’avrai ci sono ottime App e software che lo faranno per te.
Cosa rimane dunque da fare?
Per prima cosa, esercitati parecchio con le tre bottigliette che ti ho fatto comprare per l’esercizio.
Varia uno alla volta tutti i parametri principali: diaframma, lunghezza focale, distanza.
E poi comincia a ri-combinarli in maniera diversa fra loro, per vedere come si comporta la tua attrezzatura e come cambia la sensazione che ricavi da ogni foto.
Siccome poi le bottigliette sono noiose, mettiti il più presto possibile a fotografare quello che ti piace.
E prima di ogni scatto, fatti il seguente discorso: “Okey, in questo scatto voglio ottenere uno specifico effetto di … – (definisci bene quello che vuoi ottenere) – … come posso utilizzare la profondità di campo per ottenerlo?”
Perché alla fine la fotografia è tutto qui: concepire una idea e utilizzare gli strumenti corretti per realizzarla.