
Ritorno a Downtown è un articolo de L’uomo nella Folla, Rubrica di Street Photography a cura di Alex Coghe
L’uomo nella folla torna al centro storico di Città del Messico per raccontarvi sensazioni di una città inevitabilmente cambiata.
Un canale youtube mi ha chiesto se fossi interessato ad essere intervistato. Ho visto la qualità dei loro video e della loro serie di interviste con artisti e ho accettato.
L’appuntamento è nel centro storico di Città del Messico, non ci tornavo dagli ultimi giorni di Marzo e mi sembra che sia passato un secolo.
Mi sono alzato presto e alle 7 esco di casa che è ancora scuro. Anche se l’appuntamento è per le ore 9, di fronte all’emiciclo dedicato a Benito Juarez – padre della Patria messicana – non ho idea di quanto traffico incontrerò. Per raggiungere il centro prendo un microbus (piccolo mezzo pubblico – normalmente verde e davvero scassato – che gira per città del Messico).
Si riempie presto, molti indossano le mascherine, anche se non tutti. Io rispetto le disposizioni in luoghi chiusi in cui è impossibile il distanziamento.
Osservo il paesaggio che scorre rapido fuori: mi godo sempre questo momento in cui la luce del sole emerge. Funziona come una sorta di meditazione per me, in vista delle fotografie che di lì a poco farò.
Rifletto sul fatto che a Città del Messico sono aumentati coloro che utilizzano le biciclette come mezzo di trasporto.
Potremmo parlare di una rivoluzione in atto, con il governo che sta promuovendo l’uso di biciclette attraverso la creazione di piste ciclabili (qui si chiamano ciclovias) e una maggiore cultura tesa anche a migliorare la consapevolezza delle norme da osservare in strada.
La sensazione è che, nonostante stiamo vivendo una situazione drammatica sotto molti punti di vista, allo stesso tempo c’è una reazione che si avvicina molto a quelle cose in cui ho sempre creduto, soprattutto a favore dell’ambiente e a realizzare un mondo più a misura di essere umano.
Tutto questo genera in me una nuova percezione dell’esistenza che, inevitabilmente, finisce con l’influenzare il mio lavoro di scrittore fotografo.
Osservo fuori. Osservo dentro il bus.
Gli sguardi delle persone, gli occhi, adesso sono ancora di più importanti per provare a sondare i pensieri dell’animo umano. Inevitabile per me provare a capire e questo fomenta in me idee, che diventano righe immaginarie all’inizio e che poi devo scrivere, senza perdere tempo, sul mio moleskine. Quando non posso o non voglio fotografare scrivo.
Immagini si accavallano una sull’altra. Pensieri prendono forma e generano nuove idee per quello che verrà. Il mio ritorno a Downtown è una cavalcata iniziata appena messo il naso fuori casa. Me lo vivo come un’avventura eccitante.
Appena scendo dal bus vedo il monumento alla Revolución e faccio uno scatto di riscaldamento. Decido di fotografare una porzione del monumento, ma utilizzando il riflesso di un vetro.
I successivi scatti sono vissuti come un riappropriarmi di luoghi che sono stati lo sfondo di tante storie vissute e raccontate attraverso i miei scatti in tutti questi anni di Messico. La mia avventura Americana mi ha donato tanto in tutto questo tempo, più di 10 anni che mi hanno fatto diventare un’altra persona.
Sono al parco dell’ Alameda e sono arrivato molto prima del previsto. Scatto una foto della Torre LatinoAmericana che ho ritratto tante volte, cercando sempre di trovare un punto di vista differente.
I ragazzi sono arrivati e mi mandano un messaggio per dirmi che sono dall’altra parte della strada. Dopo i saluti e le presentazioni ci dirigiamo ad un caffè dove realizzeremo le riprese di questa intervista.
Mi sento a mio agio, siamo ad un tavolino fuori e l’intervista scorre via fluida. Parlo della street photography, delle differenze di approccio con il fotogiornalismo, ma poi è un racconto che scivola sulla mia esperienza, ed è un raccontarmi che mi piace perchè ho modo di presentare un percorso che in questi anni mi ha condotto ad esperienze che hanno alimentato altre, e vedo che tutto è collegato, come se tutto quello che ho fatto abbia una lucida sceneggiatura, eppure molte cose sono accadute per caso.
Soddisfatti dei 30 minuti di chiacchiere i ragazzi mi dicono che faremo anche delle riprese mentre cammino e fotografo, e dunque ci dirigiamo nella vicina, piccolissima Chinatown (il cosiddetto barrio chino) che ho fotografato tante volte in passato.
C’è molta meno gente, ovviamente, rispetto al mondo normale in cui eravamo abituati vivere, ma c’è comunque gente. Mi muovo seguito dalla troupe, mi concentro sul mio lavoro.
Il mio lavoro di osservare, di camminare lentamente e poi accelerare improvvisamente, alzare la fotocamera, inquadrare e scattare. Mi godo, come sempre, l’esperienza. Città del Messico è meravigliosa e mi regala alcuni scatti interessanti.
Non è mai facile tornare la prima volta al centro storico e con poco tempo a disposizione fare fotografia. Nonostante questo sento di avere qualche foto da mostrare delle due ore appena trascorse.
Saluto i ragazzi. Invierò loro alcune delle fotografie realizzate oggi.
Nel tornare verso Revolucion faccio altre foto. Avevo bisogno di ritornare a fotografare a Downtown.