Smettere di Essere Principiante – I progetti di fine corso

SOGNO E REALTA’ – Cristina Priori

Introduzione

Il tema della violenza di genere è stato affrontato in molti modi diversi, anche fotograficamente.

Cristina sceglie un punto di vista davvero originale, quello interiore, partendo da un incubo ricorrente, frutto delle sue paure – indubbiamente – ma anche di una realtà ancora difficile per le donne. Come spiega bene nel suo Statement ha scelto questo punto di vista interiore non certo per “chiudersi” ma anzi per proiettare all’esterno il proprio sentire grazie alla fotografia, in un gioco di rimandi sottolineato anche da precise scelte tecniche e cromatiche.

Il progetto rappresentava una sfida notevole, che credo sia stata vinta.

 

Statement

Per questo progetto ho deciso di raccontare un mio incubo ricorrente, che inizia in ambienti sempre diversi, a volte conosciuti, a volte no. Avverto una presenza minacciosa e comincio a correre, su e giù per scale, all’interno e all’esterno, finché mi sveglio di soprassalto, senza mai essere stata raggiunta ma ansante e con un forte senso di angoscia.

La frequenza delle violenze sulle donne, sempre esistita ma solo recentemente etichettata col neologismo “femminicidio”, credo sia in parte responsabile della mia mancanza di fiducia negli uomini, di quel limite oltre il quale non lascio avvicinare alcuno e sono arrivata alla conclusione che questo incubo non è che la manifestazione inconscia delle mie insicurezze e dei miei timori più profondi.

Il messaggio che vorrei quindi veicolare con questo progetto è che la violenza sulle donne ha un ulteriore effetto, oltre alla tragedia di tante morti assurde: rendere altre donne (dubito di essere l’unica) insicure e timorose di vivere senza doversi continuamente guardare le spalle dall’assalto di un ex o di un predatore casuale. Il danno di questa violenza va oltre, è più nascosto e subdolo, sottovalutato ma concreto e potenzialmente devastante. Ho scelto l’ICM (Intentional Camera Movement) e il B/N per rendere l’idea del movimento e dell’assenza di colori nel Sogno.

Nella Realtà riappare il colore, le immagini tornano nitide e stabili. La chiusura suggerisce invece che la distinzione non è così netta: i colori di nuovo scompaiono e resta solo il rosso acceso della scarpa rovesciata. Realtà e finzione si confondono.

La realtà non è quella rassicurante stabilità che sembrava, era solo un’illusione? Il sogno era più reale di quanto apparisse, era la vera realtà che dobbiamo affrontare ogni giorno?

Commento

Raccontare un evento onirico senza diventare didascalici non è affatto facile, e proprio per evitare di rimanere ancorata alla mera rappresentazione, e sottolineare l’aspetto misterioso e angoscioso, Cristina fa una scelta tecnica coraggiosa, quella del mosso intenzionale.

L’ICM è oramai diventato uno strumento fotografico diffuso e ampiamente utilizzato, spesso a sproposito – cioé solo per ottenere cromatismi interessanti – ma Cristina lo sfrutta in modo sapiente per creare una sensazione quasi cinematografica. Dopo l’iniziale comparsa della figura minacciosa nella foto d’apertura, il progetto è solo una lunga e angosciante fuga, resa ritmicamente in modo sincopato, affannoso, senza scampo e rigorosamente in bianco e nero.

Si sale e si scende, si trovano ostacoli, si affrontano repentine svolte e poi si arriva, affranti e col fiatone, alle soglie del risveglio. Una scarpa rossa (simbolo della violenza sulle donne) ci fa dubitare: era sogno o realtà? Magari entrambe le cose. Un lavoro maturo e certamente interessante, di grande efficacia.

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