
“AVOLA UNVEILED” – Antonino Caldarella
Introduzione
Per un fotografo esplorare e imparare a conoscere il proprio personale luogo del cuore è forse una delle prime operazioni consapevoli che si compie. Se è vero, come è vero, che la fotografia è un modo per connettersi col mondo, di esprimere se stessi e comunicare, è ovvio che guardarsi attorno è un gesto che viene naturale. Non tutti però riescono poi a vedere davvero questo mondo a portata di mano, a un passo da noi. Antonino compie questo primo passo, si avventura per le strade e le botteghe di Avola e prende contatto con questa realtà familiare, domestica, rivelandola a noi spettatori ma, prima ancora, a se stesso. Perché vedere fotograficamente è una vera e propria epifania, che letteralemente significa “improvvisa rivelazione” e dunque “epifanizzare” il mondo è uno dei principali obiettivi che si dovrebbe porre il fotografo.
Artist Statement
Questo Progetto vuole raccontare un luogo: Avola, Sicilia. In fondo, però, questo è un Progetto sulle scelte di vita, ingiudicabili, spesso imperscrutabili, fatte sulle prospettive, allucinate, distorte, anche quando si pretende di rappresentarle come razionali. L’intento è di emozionare attraverso immagini che esprimano i sentimenti di chi lo ha scelto e continua a sceglierlo ogni giorno, anche contro i rimpianti che ogni tanto affiorano. Scene di vita di una comunità che si forma e vive attorno a luoghi di aggregazione, che si perpetua tramandando tradizioni e usi, che deve fare i conti con i resti di un passato, che serva da monito contro il pericolo dell’estinzione. Per questo il Progetto si sviluppa attorno ad arti e mestieri, scegliendone due ancora vivi e uno che si può solo immaginare e richiamare attraverso luoghi e letteratura. Nessun giudizio, non c’è bello o brutto predefinito, non c’è ammiccamento, solo rappresentazioni di una realtà che non si apprezza abbastanza per investire sul suo futuro.
Commento
Il lavoro di Antonino richiama una solida tradizione fotografica italiana, che sopravvive ancora oggi negli sguardi e nei lavori di numerosi fotografi appassionati che raccontano l’Italia minore e di come la tecnologia e il “progresso” la stiano pian piano distruggendo. La scelta del bianco e nero è certamente un modo per riconnettersi, anche visivamente, a questa tradizione, e la scelta di osservare ambienti e comportamenti minimi, quotidiani, antieroici, apparentemente banali, è coerente con questo intento. Il risultato è un lavoro affascinante, pieno di rimandi e suggestioni, di sguardi e sorrisi, che si lascia guardare con piacere e ci racconta un mondo piccolo, che però aspira all’universalità, un po’ come Luzzara nelle foto di Paul Strand. Zavattini definiva questo fenomeno la “qualsiasità“: ogni luogo è tutti i luoghi. Racconta un luogo qualsiasi – quello a cui tieni è meglio, però – e avrai raccontato il mondo intero, perchè “il mondo è paese”, se lo sai vedere.