Smettere di Essere Principiante – I progetti di fine corso

GENTE DELLA NOTTE – Dario Benevento

Introduzione

Per fotografia notturna si intende in genere quella di cieli stellati su panorami selvaggi, o al più foto architettoniche di città riprese dopo il tramonto. Ma in effetti la notte è un regno a parte rispetto al giorno, come ha ampiamente dimostrato Brassai con il suo libro dedicato a Parigi di notte, ripreso, come ispirazione, da Bill Brandt che invece fotografò, sempre di notte, la vita dei londinesi (“London at night”, un capolavoro).

Dario si inserisce in quella linea, andando incontro non tanto alla “vita notturna” della sua città, ma alla gente della notte, appunto, a quelle persone che per scelta o per necessità, occasionalmente o in modo perenne, vivono quando il sole è sceso da tempo dietro l’orizzonte e l’unica luce è quella artificiale, e il buio comunque ci circonda. Sono spesso incontri fugaci, sguardi affrettati, ombre sui muri; ma poi – ogni tanto – ecco persone che diventano più “nitide”, prendono i contorni di esseri umani con le loro vite, le loro malinconie, i loro racconti da condividere.

 

Artist Statement

Le persone secondo me si dividono in due categorie: i mattinieri e i nottambuli. Sin da bambino non volevo mai andare a letto la sera e facevo fatica ad alzarmi. Da studente studiavo di notte e da lavoratore preferivo sempre il lavoro notturno. Tutt’ora non riesco mai ad andare a dormire prima di notte inoltrata.
Con questo piccolo progetto ho voluto descrivere proprio quella parte di gente che nella notte trova il suo spazio come me. La gente che ho immortalato passeggia, viaggia o aspetta qualcosa di non ben definito. Tutto di notte.
Durante questo progetto ho incontrato un uomo. Non capivo cosa mi dicesse ma ho capito che mi offriva una birra. È strano che per strada ci venga offerta una birra in lattina da uno sconosciuto. Uno sconosciuto senza fissa dimora.

L’istinto immediato normalmente sarebbe stato quello di alzarmi dalla panchina ed andarmene ma per qualche motivo sono rimasto. Mi affascinava quella persona un po’ maleodorante dai modi gentili. Mi ha raccontato che lui è bulgaro (e per quel motivo non riuscivo a capire cosa mi dicesse), ha girato tutta Europa ed è stato anche in Italia. Qualunque cosa lui possedesse che in quel momento gli fosse superflua, la doveva regalare agli altri. Per questo motivo aveva regalato casa e propri averi agli altri finendo per strada. Gli occhi e il sorriso un po’ sdentato di questa persona erano buoni e dopo avergli scattato qualche foto ed avergli offerto un caffè e qualche soldo, ci siamo salutati. Mi ha lasciato un senso di pace e vuoto nel cuore ma conservo il suo ricordo pur non ricordando il suo nome.

 

Commento

Il lavoro di Dario è connotato da una notevole capacità narrativa e fotografica, senza i trucchi tipici della “street photography” (giochi prospettici, incastri visuali e così via) ma con una notevale capacità empatica, che ci fa sentire il pulsare di quella vita notturna che – chi non l’ha mai vissuta – conosce solo per certi racconti, o per aver visto qualche film noir.

C’è sempre una tensione percepibile nelle foto di Dario, che non si stempera in una sensazione generica di pericolo, ma come di attesa. Attesa per un incontro, uno incrociarsi complice, una sensazione di fratellanza. Che prima o poi arriva perché – sembra dirci l’autore – la gente della notte non rifugge il contatto umano, fosse anche solo quello fugace di uno sguardo.

 

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