
IL PORTO E L’ATTESA – Catia Papiri
Introduzione
Quando si parla di un “porto di mare” s’intende in genere un luogo che non è un vero luogo, ma un flusso continuo di gente che viene e che va, di sguardi e incontri, di realtà che durano poco. Ma un porto è anche una comunità, qualcosa di stabile, che ha tradizioni e condivisioni, e che vive del proprio – a volte duro – lavoro, come la pesca. Catia sceglie questo ambiente particolare – un porto peschereccio – per il suo progetto e ce lo racconta attraverso pennellate rapide e decise, con colori vivaci e uno sguardo attento alle geometrie e alle forme. Ne viene fuori un piccolo ritratto realizzato sfruttando il silenzio e l’attesa, dunque non nei giorni convulsi delle partenze e dei rientri, delle cassette colme del pescato e del vociare degli operatori. E’ un “dì di festa”, un tempo sospeso, di riposo, che attende solo l’imminente risveglio. E in questa atmosfera emerge pienamente il “Genius loci” nascosto tra le barche ormeggiate e il mare piatto e immoto.
Artist Statement
Per queste mie immagini mi sono ispirata a “undici solitudini” di Richard Yates, dove si narra di anime travagliate, che, però, hanno sempre una casa dove tornare, un focolare che li aspetta, come i nostri pescatori. Di conseguenza ho voluto narrare di un punto focale della mia città, dal quale è nata e si è poi sviluppata: il porto marittimo. Ho scelto di rappresentarlo in una nuvolosa mattina di sabato, quando tutto è fermo e le barche attendono ancorate il lunedì, sospese nell’apparente immobilità del mare, che nasconde sempre un travaglio, una prontezza all’impetuosità, come me. Ho cominciato con i cantieri dove si restaurano le navi, per poi passare al porto turistico e al porto vero e proprio, testimoniando questa immobilità del riposo di tanto in tanto interrotta da qualche pescatore che ripara le reti (come se non volesse allontanarsi dal suo mondo); soprattutto però gli attrezzi, a prima vista abbandonati, mi fanno pensare e credere che c’è sempre una fine all’attesa.
Commento
Catia sceglie un approccio narrativo basato sulle atmosfere, con il cielo nuvoloso, i contrasti bassi ma i colori vividi. Le foto sembrano quadri impressionisti, ed è proprio su questi forti cromatismi esaltati dal grigiore tranquillo della giornata che riposa la riuscita del progetto, che immerge lo spettatore in un’atmosfera sospesa, in cui sembra che qualcosa stia per accadere, e invece nulla accade. Proprio come un pittore impressionista, la nostra autrice scatta le foto quasi fossero pennellate veloci, ma con colori corposi e densi, e delinea con tocchi sapienti la realtà di un luogo a lei caro, ottenendo un risultato pienamente riuscito ed efficace, dimostrando che anche rimanendo vicino casa è possibile narrare qualcosa che abbia valore universale….