Smettere di Essere Principiante – I progetti di fine corso

VITA AL CONTRARIO – Patrizia Pratesi

Introduzione

Di racconti fotografici della situazione in cui la pandemia di Covid-19 ha gettato “la prima linea” della Sanità italiana e mondiale ne sono usciti diversi, ma sorprendentemente pochi rispetto alla gravità del momento. Ogni “guerra” ha avuto i suo fotografi “embedded”, ma questa invece no, quasi ci fosse una ritrosia di fronte a un nemico invisibile e per certi versi incomprensibile. Dunque il lavoro (fotografico) di Patrizia che ci mostra – in poche, forti, dure foto – quale sia la condizione in cui la stessa Patrizia svolge il suo lavoro quotidiano è non solo benvenuto, ma direi necessario. Ovviamente i limiti intrinseci dati per lo svolgimento dell’esercizio conclusivo del corso SEP non permettono di indugiare su ogni singolo aspetto o dettaglio, ma in sole 9 foto (quante selezionate per l’editing finale) c’è davvero tutto. Non serve a volte dilungarsi: andare dritti al punto vuol dire sferrare il famoso “pugno nello stomaco” e finalmente (forse) far aprire gli occhi a chi guarderà il portfolio.

https://vimeo.com/680828349

Artist Statement

l’anno 2020 segna l’inizio di un incubo chiamato “coronavirus”, che ha comportato per noi personale sanitario la trasformazione dei turni ospedalieri, specie quelli notturni, in una vera e propria “trincea”. In questo progetto il mio intento è quello di descrivere lo sforzo, il sacrificio e la rinuncia che c’è dietro ogni turno di notte. Sono un’anestista, la mia vita e’ fatta di turni e di corse  affannose verso la “normalità”. Lavoro quando gli altri dormono e vivono la famiglia. La mia missione è la lotta contro il dolore, la malattia e la morte, e la combatto con onore e dedizione. Si… sono un anestesista, ogni giorno salvo vite umane e perdo buona parte della mia. E tutto questo nessuno lo sa.

Commento

Le restrizioni operative in cui si è mossa Patrizia sono state brillantemente superate con una narrazione intima, quasi claustrofobica, limitata come limitato è spesso lo sguardo dei sanitari costretti a indossare maschere o occhiali protettivi. Le foto sono contrastate, buie, pesanti come piombo, ma anche rivelatrici. Un progetto ben concepito e ben realizzato, che dimostra le capacità e la sensibilità dell’autrice.

 

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