
RISO AMARO – Alessandra Natali
Introduzione
In tempi di mutamenti climatici, la mancanza d’acqua corre il rischio di mettere in crisi una coltura antichissima come quella del riso, già in difficoltà a causa della concorrenza asiatica. Questo porterebbe a un cambio completo del paesaggio vercellese, che tutti abbiamo imparato a conoscere come “specchiato” su distese d’acqua sin dai banchi di scuola. Alessandra analizza i cambiamenti già avvenuti, e da tempo, per colpa – o per merito, dipende – della meccanizzazione agricola. Il suo è un viaggio in un territorio antico eppure in mutamento lento ma instancabile, cogliendo con sapienza i dettagli che possono sfuggire a una lettura superficiale o agiografica. Il titolo del progetto, in fondo, fa riferimento proprio a questa doppia natura, con il richiamo al grande cinema neorealista italiano, ma anche alla crisi che la risicoltura attraversa nel nostro paese.
Artist Statement
Nella grande pianura intorno a Vercelli, dominata dal macigno bianco del Monte Rosa, il riso venne introdotto dai monaci nel 1400, unica coltura adatta a quelle zone allora paludose. La coltivazione del riso richiedeva molta mano d’opera e i Cistercensi costruirono le Grange, grandi fattorie annesse alle abbazie, che si popolarono di decine di migliaia di lavoratori. Negli anni 60 del secolo scorso inizio’ la meccanizzazione delle attività agricole e molte Grange si spopolarono rapidamente. Come tutti i luoghi intrisi di storie umane e poi abbandonati le Grange sono ora malinconiche e struggenti. Per questo progetto ho visitato 3 località limitrofe a Vercelli, Cascina Venaria, Leri Cavour e Larizzate. In particolare la Cascina Venaria a Lignana è una grangia ancora attiva in cui è stato girato il film Riso Amaro, due parole che descrivono la storia e l’evoluzione di questa terra.
Commento
Un lavoro giocato sul filo della malinconia, senza presenze umane visibili, eppure colmo di tracce dell’antica fatica, di una vita inesorabilmente passata e destinata a diventare ricordo. Alessandra mette a frutto le sue competenze fotografiche e narrative portandoci “dentro” il territorio che analizza in un modo coinvolgente ma senza retorica.