Smettere di Essere Principiante – I progetti di fine corso

PER UNA CITTA’ SENZA MURI CHE DIVIDONO – Marialuisa Borio

Introduzione

Marialuisa indaga un contesto che si presta a diventare metafora della ricerca di un diverso equilibrio sociale, in cui l’esclusione non sia più la scelta scontata, rinforzata da alte mura, ma sia superata grazie all’incontro tra le persone. Così il manicomio di Collegno diviene il simbolo di un modo di vivere più rilassato e piacevole, solare e condiviso. Il suo è un racconto che parte dall’architettura e arriva alle persone, a simboleggiare quello che – come teorizzavano già gli architetti della Bauhaus – dovrebbe essere lo scopo degli edifici: aiutare le persone a vivere bene. In tal senso la forma non dovrebbe prevalere sulla funzione. Qui le forme antiche e tradizionali dell’ex-manicomio si armonizzano alla perfezione col verde del parco, e dunque con la vita dei cittadini, su cui si concentra l’attenzione della nostra fotografa nella parte finale del portfolio.

https://vimeo.com/733898498

Artist Statement 

Collegno, la città in cui vivo e sono cresciuta, è stata a lungo identificata come la “Città del manicomio”; quello di Collegno era infatti il manicomio piu grande del Piemonte, uno dei più grandi d’Italia. Nel contesto urbano il manicomio era una presenza imponente, una città nella città, che occupava un grande spazio fisico e dava lavoro a più di tremila dipendenti. La sua struttura era completamente cintata da lunghissimi muri divisori che separavano la “città dei matti” dalla “città dei normali”. Nel 1977, ancor prima della approvazione della Legge Basaglia, quei lunghi muri furono abbattuti dando il via ad un processo di ribaltamento della mentalità, dei pregiudizi, dei pensieri e delle pratiche sulla malattia mentale. Quello che un tempo era uno spazio “chiuso”, pauroso, di sofferenza e repressione è oggi un luogo di svago, di educazione e cultura che è diventato patrimonio di tutti i cittadini.

Commento

Dividendo in due parti il suo progetto, l’autrice riesce a trasmettere in modo efficace il suo messaggio, mantenendo una coerenza stilistica utile a raccontare il luogo per come viene vissuto oggi, più che per la sua originaria funzione. Un lavoro diretto, ben sviluppato e realizzato che esprime con chiarezza le intenzioni della fotografa e in tal senso perfettamente riuscito.

 

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