Un percorso alle radici delle motivazioni della fotografia di viaggio – PARTE 1

“Per me, fotografia è un altro modo per dire viaggio” – Christopher Anderson

“Bisogna darsi tempo. Chi pensa di fare tutto in tre giorni,
visitando ogni ora qualcosa, ha finito di vivere il viaggio, non
può mai lasciarsi andare. Si dovrebbe poi viaggiare alla
ricerca di qualcosa. Ci può essere chi è mosso dal
desiderio di conoscere un posto dove si coltiva la barbabietola in
modo diverso. E’ già qualcosa, è una ragione per
viaggiare. Bisogna prepararsi alla scoperta, leggere qualcosa di
bello, ritrovare la poesia del viaggio.” – Tiziano Terzani

Il viaggio e la fotografia per me sono sempre stati strettamente connessi.

Da sempre, da quando pensavo al fotografo “di professione,” lo immaginavo sempre con le borse in aeroporto, in attesa di partire per una nuova esperienza. Una visione che mi ha accompagnato sin da piccolo, a cui a volte penso come ad una premonizione di quel che sarebbe stata poi la mia vita.

Cos’è essenzialmente che affascina in ogni viaggio?

Credo che sia “l’andare” stesso.

E’ questo l’esperienza che affascina, quello che solletica il nostro indomito spirito d’avventura e che ci permette di sognare sui luoghi che visiteremo, sugli incontri che faremo, con la consapevolezza che da ogni esperienza ne torneremo arricchiti e, come sostiene un antico detto cinese, rinnovati, cambiati nel profondo.

In un articolo sull’essere viaggiatori, sul mio blog fotoreportando ho scritto:

“Viaggiare significa superare i confini, aprire i nostri occhi, essere disposti a diventare persone diverse. Da questo si comprende come il viaggio sia sempre una crescita, fare il turista no.

Un viaggiatore ha con sé un moleskine e scrive appunti e note sugli incontri fatti. Magari ha una fotocamera o usa un taccuino o uno sketch book per fare degli schizzi dei luoghi visitati. Il viaggiatore mangia la cucina locale, mettendosi in gioco anche in quello, esponendosi a rischi del mangiare in strada, non se ne sta mica a mangiare la colazione continentale nel calduccio di un confortevole hotel a quattro stelle. Se sei un viaggiatore, infatti, non cerchi alberghi comodi, quelli li lasci ai turisti. (Leggi l’intero articolo qui)”

Associo l’idea del viaggio ad un’esperienza mistica. Almeno per i miei viaggi più importanti ho potuto vedere come il viaggio abbia sempre prodotto un cambiamento interiore in me.

La fotografia e il viaggio vanno a braccetto, dicevamo. Ed è la ragione che mi ha spinto a proporre questo articolo.

L’archetipo di libro fotografico di viaggio per antonomasia è uno dei libri più importanti dell’intera storia della fotografia: mi riferisco a The Americans di Robert Frank.

Dal 1955, Robert Frank, che fu finanziato da una borsa di studio dalla fondazione Guggenheim, intraprese una serie di viaggi attraverso gli Stati Uniti. Il suo lavoro divenne il modello di libro di viaggio nella storia della fotografia, di fatto divenendo punto di riferimento successivo per generazioni di street photographers in tutto il mondo. The Americans, uscì nel 1959 con un testo dell’amico Jack Kerouac. Quel Kerouac che si era appena visto pubblicato, l’anno prima, il suo libro, On the Road.

Una cosa che accomuna i due amici è un anno. Quello del 1947: Jack Kerouac in quell’anno fece il suo primo viaggio sulla strada, mentre Robert Frank arrivava negli Stati Uniti. Ma il 1947 fu un anno glorioso per alimentare l’immaginario del viaggio on the road grazie a un’altra opera: Lolita, di Vladímir Nabókov.

E’  infatti proprio il 1947 l’anno in cui Humbert Humbert, con Lolita nella sua auto, inizia il suo viaggio di un anno attraverso gli States.

Nel libro Humbert Humbert fa un elenco dei motel in cui pernottano:

“Tutti quei Sunset Motel, U-Beam Cottages, Hillcrest Courts, Pine View Courts, Mountain View Courts, Skyline Courts, Park Plaza Courts, Green Acres, Mac’s Courts.”

E ancora, con uno stile letterario che ha molto a che spartire con la visione di un fotografo, scrive :

“Siamo passati e abbiamo ripercorso l’intera gamma di ristoranti americani lungo la strada… gli assegni impalati, i risparmiatori di vita, gli occhiali da sole, le visioni adman di coppe celesti, una metà di una torta al cioccolato sotto vetro, e diverse mosche orribilmente esperte che zigzagano sullo zucchero versato sul bancone ignobile … “

Immagini. Immagini che fanno nutrire il lettore di visioni e percezioni, che gli mostrano l’esperienza di viaggiare e dunque conoscere.

Lolita fu pubblicato nel 1955, tra l’altro l’anno del viaggio di Robert Frank. Con tema il viaggio il cinema ha prodotto una vera e propria filmografia: Stanley Kubrick nel 1962 (e il successivo remake del 1997 di Adrian Lyne) ne fece una versione filmica dell’opera di Nabokov, ma ci sono altri film che certamente hanno contribuito a creare una visione, almeno di quello che è il viaggio on the road Americano. Mi piace citare in questo articolo questi film:

  • Easy Rider (1969)
  • Something Wild (1986)
  • Thelma & Louise (1991)
  • Kalifornia (1993)
  • A Perfect World (1993)

I cosidetti road movies, che spesso presentano anche storie di crimine, hanno certamente contribuito a rendere un’idea del viaggio. E il viaggio del mito in America, è certamente rappresentato dal viaggio su ruote.

Il viaggio in America non è solo Stati Uniti.

Bruce Chatwin nel suo “In Patagonia” ha contribuito, attraverso un lirismo particolarissimo, ad un’idea di viaggio che comprendeva anche il treno.

Ed ha incarnato l’archetipo stesso del “viaggiatore con il moleskine”, intento a scrivere degli incontri fatti, magari facendo qualche schizzo dei luoghi visitati.

Allo stesso modo, la fotocamera è il taccuino visuale per i viaggiatori di tutto il mondo. O almeno, lo è per me.

Anche se quando viaggio non dimentico mai, comunque, di portare un moleskine, sul quale riverso pensieri, considerazioni e aneddoti ogni giorno. Sono abituato a fare così da fotografo-scrittore, da sempre.

Inserendo anche  dettagli sui luoghi che possono essermi utili quando vi farò ritorno, o anche note tecniche sulle impostazioni delle fotocamere. Consiglio anche a te di farlo, fidati che le tue fotografie cambieranno.

Qui sotto, alcune delle foto che ho realizzato in questi anni a Oaxaca, luogo in cui torno ogni anno dal 2015 e che rappresenta per me l’idea stessa del viaggio. Ogni volta che torno a Oaxaca la sensazione è contrastante: mi sento di nuovo a casa, ma allo stesso tempo ogni viaggio si rinnova e mi rinnova, offrendomi sempre nuove scoperte e nuove esperienze.

Mexico: Atardecer en Hierve el Agua, Oaxaca / Sunset in Hierve El Agua, Oaxaca © Alessio Coghe/LATINPHOTO.org

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