
Sottotitolo: quando l’utilizzo attento del cervello può diventare un problema!
Scherzi a parte… io ho deciso di indossare un anello in acciaio con inciso il motto Unum Ex Pluribus.
Per chi non fosse avvezzo al latino la traduzione (più o meno precisa) corrisponde alla frase: tra i tanti, uno.
I social hanno permesso ad ognuno di noi di dire la sua.
Uno strumento potente: tanto potente che occorre saperlo maneggiare con una certa attenzione.

Il cervello umano ha potenzialità enormi. Nessuno di noi lo utilizza al 100%. Anzi, la scienza stessa non ha ancora idea di dove realmente si possa collocare questo 100%
Dal momento che il cervello di ogni abitante sulla terra è – almeno dal punto di vista fisico – esattamente uguale a tutti gli altri, perché ci sono persone eccellenti ed altre ancora nel pieno di una primitiva barbarie?
Il cervello va nutrito ed allenato.
Abbiamo avuto la fortuna (perché si tratta solo ed esclusivamente di fortuna) di nascere nella parte ricca del pianeta.
Non dobbiamo preoccuparci di andare alla ricerca di cibo o confezionarci vestiti adatti alle stagioni che verranno o, ancora, difenderci da nemici che minacciano le nostre abitazioni.
Possiamo dunque trovare il tempo da dedicare all’attività pro-evoluzione per eccellenza: lo studio.
Una volta il luogo che incarnava questa parola era la biblioteca. Un luogo, spesso molto ampio, pieno zeppo di libri di ogni tipo.
Le biblioteche sono di fatto luoghi di sapere controllato.
I libri vengono selezionati, gli autori sono spesso persone autorevoli, un argomento viene trattato da più autori in diversi volumi, il personale, appositamente formato, è sempre disponibile e pronto a consigliare o anche solamente a ‘trovare’ il volume che si sta cercando.
In questo luogo quasi magico, in rispettoso silenzio, il sapere veniva tramandato.

Se consideriamo i social come le moderne biblioteche, il paragone che ne scaturisce è abbastanza impietoso: sicuramente il materiale (quello che una volta era contenuto in volumi ingialliti) è aumentato in modo esponenziale ma… chi sono gli autori? Come posso verificare quanto una voce sia più po meno autorevole? Perché per ogni argomento viene sempre detto tutto e il contrario di tutto? Come mai sempre più spesso si vede ovunque il complotto? Perché così tante persone vengono trattate con sufficienza se non addirittura denigrate?
E poi: ma quanto sono rumorosi i social?
Gli spazi della biblioteca sono silenziosi. Il sapere non fa rumore… per apprendere bisogna concentrarsi ed ascoltare (o leggere).
I social sono caotici. Gli “autori” sono innumerevoli (ma quelli autorevoli sono pochissimi!).
Il materiale è talmente tanto che il bibliotecario virtuale (un algoritmo che viene tenuto ben segreto) ci consiglia materiale non proprio corrispondente a ciò che stiamo cercando quanto, piuttosto, a ciò che ci piace.
Lui ci studia, ci osserva, ci ascolta e poi ci fa proposte in base a ciò che più ci piace. Fine della storia.
Io sono emiliano. Adoro i cappelletti in brodo.
Ciò nonostante quando esco a cena o viaggio non chiederò mai e poi mai un piatto di cappelletti in brodo (che non potrebbero essere mai all’altezza). Anzi, non chiederò neppure un qualsiasi altro piatto emiliano.
Quando non sono a casa mia mi piace provare la cucina del luogo, mi faccio consigliare un piatto particolare dal cameriere, provo ad assaggiare qualcosa di molto diverso dai cibi che considero “di mio gusto”.
In questo modo provo, sperimento e posso crescere perché la gamma dei gusti e dei profumi che conosco si amplia.
Una volta a casa posso provare a ricreare un sapore esotico con ingredienti locali. Oppure posso contaminare ingredienti “tradizionalissimi” con altri (a mio papà, 80 anni, questo non lo racconterò mai!).

L’algoritmo del social, al contrario, ci vuole vedere contenti quindi cerca di mostrarci solamente ciò che più ci piace. Ci vuole uguali a tanti altri.
E’ un po’ come il genitore che non dice mai NO a suo figlio e poi si ritrova un adolescente viziato e fuori dal mondo!
Unum ex Pluribus.
A meno che tu non sia già un nome noto del panorama fotografico c’è poco spazio per te sui social… l’algoritmo non ama troppo l’originalità: a ben vedere lui l’originalità non sa neppure che cosa sia.
Lui è un algoritmo. E’ matematica! e la matematica, come ti avranno insegnato a scuola, non è un’opinione.
Non sa quando stai scherzando. Non si accorge del tuo stato d’animo. Non è capace di leggere tra le righe.
Ma il peggio arriva ora.
Quante persone leggi sui social che frequenti? Quante di queste persone conosci personalmente?
Se segui pochi di loro e li segui con attenzione, dedichi loro del tempo, leggi con calma ciò che scrivono allora puoi immaginare chi si cela dietro quelle parole.
Diversamente, la cosa è impossibile!
Se un utente usa un nickname ed è bravo con la lingua italiana tu non saprai mai neppure se è un uomo o una donna.
Non sai se è una persona laureata o uno che ha appena visto il fondo della bottiglia. Non conosci la sua storia, la sua indole, non sai nulla della sua vita, le sue gioie e i suoi dolori.
E così, in questo marasma di uguaglianza, si fa molto presto a passare al tutti contro tutti.
Il sapere, la cultura, lo studio, la crescita lasciano il posto alla rabbia, alla frustrazione, al dover apparire ad ogni costo.
Un vecchio adagio suona così: poca brigata, vita beata!
Regola d’oro!
Quando sento qualcuno che si vanta di seguire centinaia di persone mi viene la pelle d’oca. Centinaia di persone non le puoi certo ascoltare: puoi solo seguirle. Come un gregge o, peggio, un branco.